In verde la provincia autornoma del Nagorno Karabakh in epoca sovietica In giallo il territorio occupato in seguito dalle autorità di Stepanakert (Osservatorio balcani e Caucaso / Imagezograf) |
Il nuovo incidente è avvenuto dopo che ieri il ministero della Difesa armeno aveva annunciato che tre dei suoi militari erano stato uccisi in uno scontro a fuoco con soldati azeri nella regione nordorientale di Tavush, dove ad aprile erano morti altri tre soldati armeni in scontri con azeri.
Erevan ha attribuito a Baku la responsabilità di aver violato il cessate-il-fuoco, “tentando di penetrare nelle posizioni armene”, come sostiene un comunicato del ministero armeno secondo il quale “l'offensiva è stata fermata e il nemico costretto a ritirarsi, soffrendo perdite”. I media azeri, da parte loro, sostengono che i tre morti sono state provocate da una “provocazione” dell'esercito armeno, che è stata respinta.
Azerbaigian e Armenia sono ancora in guerra tra loro a causa della contesa sulla questione del Nagorno-Karabakh, la provincia azera a maggioranza etnica armena, che dopo la fine dell'Unione sovietica proclamò unilateralmente la sua indipendenza dall'Azerbaigian. Il conflitto aperto degli anni '90 provocò almeno 30mila morti. Attualmente tra i due Paesi è in vigore un fragile cessate-il-fuoco che viene spesso violato. La questione del Nagorno-Karabakh, oltre a quella del genocidio del 1915, è il principale ostacolo a normali relazioni tra Armenia e Turchia (tradizionale protettrice dell'Azerbaigian).
L'escalation degli ultimi tempi preoccupa seriamente Washington. Per il Dipartimento di Stato non si tratta infatti solo di schermaglie, ma di un segnale che la situazione potrebbe precipitare in una nuova guerra. Dall'Armenia, dove si trova in visita, Hillary Clinton ha lanciato un allarme sul rischio che la guerra “congelata” possa degenerare “in un più ampio conflitto”.
Il sito internet della Cnn racconta di una Clinton “preoccupatissima” per gli incidenti che si susseguono al confine: “C'è un pericolo che questo possa avere un'escalation in un più ampio conflitto che sarebbe tragico per tutti coloro che saranno coinvolti”.
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