Di Marina Szikora
Dal 1 gennaio 2015 la presidenza dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) è passata nelle mani di Belgrado. Il giornale austriaco 'Die Presse' scrive in questi giorni che nel mezzo della crisi ucraina, la presidenza dell'OSCE passa al paese che si trova a bilanciare tra l'Est e l'Ovest. Nuovi impulsi dal governo di Belgrado non bisogna aspettarsi ed i critici avvertono che ci potrebbero essere anche delle gaffe, scrive 'Die Presse'. Ma il presidente della Serbia, Tomislav Nikolic e' ottimista quando si tratta di questa presidenza e afferma che la Serbia nel conflitto in Ucraina “non favoreggia nessuno”. Ha aggiunto che la presidenza all'OSCE e' “una occasione ideale” di portare tutti i partecipanti della crisi ucraina allo stesso tavolo. “Noi non saremo soltanto da una parte” ha detto Nikolic. Il giornale austriaco osserva che la Serbia si trova pero' in un grande discrepanza tra Bruxelles e Mosca e si comporta in modo indeciso e contrastante. Belgrado da una parte dice di rispettare l'integrita' territoriale dell'Ucraina, dall'altra parte il paese candidato all'adesione all'Ue non accetta le sanzioni contro la Russia. Inoltre, a novembre la Serbia ha permesso a due rappresentanti del governo di partire senza sanzioni dai separatisti in Donjeck e Lugansk, scrive 'Die Presse'. I critici quindi piu' preoccupati che felici si aspettano la presidenza dell'OSCE passata dalla Svizzera alla Serbia e temono le gaffe di Belgrado. Il ministro degli esteri serbo, Ivica Dacic ha ammesso che Belgrado si trova di fronte “alla grande sfida” e quasi come se si volesse scusare ha spiegato che la presidenza non e' stata richiesta dall'attuale bensi' dal precedente governo di Belgrado.
“Invece di assumersi la responsabilita', il capo della diplomazia serba ne sta nuovamente sfuggendo” ha osservato l'ex presidente della Serbia, Boris Tadic aggiungendo che “Dacic ha avuto paura ancora prima di aver assunto la presidenza dell'OSCE”. “Tali dichiarazioni sono vergognose per la Serbia e danno l'immagine come se fossimo un paese di gente incapace e irresponsabile” ha detto Tadic. La presidenza ad una organizzazione come l'OSCE e' “una grande occasione” ma non esclude “il naufragio” osserva invece l'ex ministro degli esteri, Vuk Draskovic. Questo ex dissidente vede il problema della verita' nella posizione contro europea latente di molti funzionari e media nonche' nell' attuazione apatica dell'accordo di Bruxelles sul Kosovo, scrive 'Die Presse'. Infine, secondo il giornale austriaco, Belgrado non dimostra nessuna chiara strategia nella crisi ucraina. Dalla Serbia alla guida dell'OSCE non si aspettano grandi impulsi nell'arena internazionale. Ma integrata nella troica con la presidenza uscente Svizzera e quella successiva – la Germania, che presiedera' nel 2016, questo stato balcanico dovrebbe far passare l'OSCE attraverso il suo 40 esimo anno di giubileo almeno senza grandi fallimenti, conclude 'Die Presse'. E sullo stesso tema la Deutsche Welle tedesca pone la domanda se la Serbia in base alle sue buone relazioni sia con l'Est che con l'Ovest possa aiutare a trovare una soluzione per quanto riguarda la crisi in Ucraina.
Il media tedesco osserva che la modestia non e' mai stata una qualifica della classe politica serba e che sono stati grandi i progetti che Belgrado preannunciava in vista della presidenza dell'OSCE. Quest'anno si celebrano i 40 anni dell'accordo di Helsinki in cui sono state stabilite le basi per, come si credeva allora, una Europa sicura. Un anniversario quindi molto carino per le grandi cerimonie quali non sono una cosa strana per la Serbia, ma possono aiutare anche l'immagine degradata del paese, osserva la DW. Si constatano pero' altrettanto che ci sono sempre piu' quelli che si chiedono se la Serbia sia in grado a presiedere all'OSCE in una situazione cosi' complicata. La Serbia e' attualmente situata nella freddolosa sala d'aspetto europea e li ci rimarra' almeno per altri cinque anni – cosi' hanno detto i nuovi vertici della Commissione Europea, prosegue la DW e aggiunge che l'orientamento europeo non ha pero' in nessun modo titubato le autorita' serbe a dimostrare con forti simboli la loro affezione verso la Russia – quello piu' visibile e' stato il rifiuto decisivo delle sanzioni, la parata militare megalomane per Putin a Belgrado e i congiunti allenamenti militari.
Recentemente, il segretario generale dell'OSCE, Lamberto Zannier, sempre per la DW ha detto che “questi sono gli elementi positivi in base ai quali Belgrado puo' giocare un ruolo di mediatore sincero”. Zannier ha aggiunto che i mediatori neutrali ricevono critiche sia dalla sinistra che dalla destra, ma che soltanto un mediatore neutrale puo' realizzare passi in avanti. Dragan Simeunovic, professore della Facolta' di scienze politiche di Belgrado condivide queste affermazioni e rileva che la Serbia non sara' un decision maker ma che ha una chance a contribuire ad un importante processo di pace. “La vita, storia e favole ci insegnano che qualche volta i piccoli possono fare molto per i grandi” afferma questo analista politico serbo. Non la pensa cosi' Dusan Reljic, capo dell'ufficio brixellese della fondazione tedesca Scienza e politica. Lui non ha molte illusioni e afferma che le principali forze europee, Francia e Germania si trovano in un dialogo diretto con Mosca e non hanno bisogno di mediatori. E' convinto che piccoli paesi quali la Serbia la quale essa stessa deve affrontare difficolta' economiche e grandi sfide di politica interna ed estera, quali il Kosovo - non possono contribuire molto alla soluzione di problemi globali.
Il testo è tratto dalla trascrizione del contributo per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda l'11 gennaio a Radio Radicale.
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