giovedì 22 maggio 2014

L'ALLUVIONE DEL SECOLO TRAVOLGE I BALCANI: BOSNIA, SERBIA E CROAZIA IN GINOCCHIO

Decine di morti, centinaia di migliaia di sfollati, danni incalcolabili. Il pericolo delle epidemie e delle mine antiuomo rimaste dalle guerre degli anni '90. La solidarietà verso le popolazioni colpite dalla catastrofe unisce tutta la regione.


Di Marina Szikora
Le alluvioni in questi ultimi sette giorni hanno colpito e messo in ginocchio tre paesi, Bosnia, Serbia e Croazia. Sono almeno una cinquantina le persone che in questi paesi hanno perso la vita a causa delle inondazioni e circa mezzo milione gli sfollati, ma sono le conseguenze che saranno catastrofiche e le cui dimensioni in questo momento sono forse ancora incalcolabili. Una situazione tremenda che non si e’ vista negli ultimi 120 anni. Le numerose squadre di salvataggio sono al lavoro per garantire assistenza e fornire i beni indispensabili alle popolazioni alluvionate. Anche se è stata colpita essa stessa, la Croazia e’ stata tra i primi paesi che hanno offerto soccorso in elicotteri e personale alla Serbia e alla Bosnia Erzegovina da dove sono giunte immagini apocalittiche, sconosciute alla storia moderna di questi due paesi. Basti dire che a Doboj, in Bosnia, il livello dell’acqua ha raggiunto i 4 metri di altezza. Colpite tutte le zone lungo il fiume Sava, in Serbia nel centro del paese, in Bosnia Erzegovina le citta’ nel nord e nel nord-est e in Croazia nell’est del paese, la Slavonia e la Posavina. Nella regione a preoccupare sono le piene della Sava, della Kolubara, della Drina e del Danubio. La citta’ maggiormente colpita in Serbia e’ Obrenovac, una citta’ che ormai non esiste piu’.


La solidarietà tra Paesi un tempo in guerra
Paesi negli anni novanta erano in guerra tra loro, oggi sono uniti dalla solidarietà contro l'assalto subito dai fiumi mostri. Si fa tutto il possibile, non soltanto per soccorrere i propri connazionali ma anche per aiutare i cittadini colpiti dalle alluvioni nei paesi vicini. In Croazia, i partiti della coalizione governativa hanno interrotto la campagna per le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e la propaganda dei candidati nei media. I mezzi finanziari che erano destinati a questo scopo verranno inviati al Fondo per l’aiuto alle zone alluvionate della Croazia. Il partito di opposizione, l’Unione democratica croata (HDZ) ha deciso di cancellare cinque comizi elettorali conclusivi e i soldi verranno altrettanto inviati ai cittadini colpiti dalla tragedia. Anche in Slovenia vi e’ una grande risposta all’azione di solidarieta’ e aiuto alle popolazioni colpite dalla catastrofe in Bosnia e Serbia. I media sloveni sottolineano che l’intera regione balcanica ha dimostrato grande solidarieta’ in cui non e’ mancato nemmeno l’aiuto da parte della Slovenia che negli ultimi anni aveva subito a sua volta i danni causati da alluvioni e altre catastrofi naturali quando le venivano inviati aiuti internazionali. Da tanto tempo, tra i paesi della regione, non si registrava una cosi’ grande solidarieta’ e aiuto reciproco come adesso, ha scritto il quotidiano di Maribor “Večer”. Anche dal Montenegro, finora sono stati inviati sei convogli di aiuti ai cittadini della Serbia e della Bosnia Erzegovina, e’ stato comunicato lunedi’ dal governo di Podgorica. La croce rossa bosniaca informa che in tre giorni sono state raccolte 200 tonnellate di aiuti per far fronte ai bisogni indispensabili delle popolazioni colpite. In Serbia si rileva il particolare ringraziamento agli aiuti internazionali, soprattutto quelli provenienti dai paesi della regione. Si sottolinea che nelle zone alluvionate sono impegnati i team di esperti e di soccorritori da Bulgaria, Slovenia, Montenegro, Macedonia e Croazia anche se la stessa Croazia e’ tra i paesi colpiti dalla catastrofe.

Le ripercussioni economiche su Paesi già colpiti dalla crisi
E’ chiaro che quanto avvenuto negli ultimi giorni in Serbia, Bosnia e Croazia rischia di avere forti ripercussioni sulle economie di questi paesi che ormai sono colpiti da diversi anni da una profonda crisi economica e finanziaria. Il premier serbo Aleksandar Vučić ha tracciato una prima stima dei danni in Serbia: si tratta di danni pari a centinaia di milioni e forse persino di un miliardo di euro. Tra questi i danni subiti dal complesso minerario di Kolubara che rifornisce la centrale “Nikola Tesla” di Obrenovac che e’ una delle localita’ piu’ colpite. Il neo premier serbo ha detto che si aspettano aiuti dai governi stranieri poiche’ servono medicine e viveri, soprattutto alimenti per i neonati e materiale edilizio. La Serbia, come spiegato da Vučić, dovra’ ricostruire ponti e strade e rinnovare molte infrastrutture. Il premier croato  Zoran Milanović ha dichiarato che la settima citta’ in ordine di grandezza, Slavonski Brod, ha subito i danni peggiori ed e’ stata sfiorata la catastrofe. Il fiume Sava e’ stato in questa citta’ ad un passo dal rompere gli argini, ma questo per fortuna non e’ avvenuto. Anche se da lunedi’ il tempo si e’ calmato e il livello dell’acqua e’ leggermente in discesa, non c’e’ ancora cessato allarme in Slavonia poiche’ la situazione non e’ ancora fuori pericolo. Oltre mille membri delle Forze armate lavorano giorno e notte e soccorrono quanto possono. Ci sara’ un piano di lavoro anche dopo il ritiro completo dell’acqua. Va aggiunto anche che l’aiuto arriva da ogni parte della Croazia. Praticamente non c’e’ citta’, comune, associazione, istituzione o impresa che non si sia inserita nell’azione di solidarieta’. Esemplare l'aiuto venuto da parte degli sportivi della regione. Rimane critica anche la situazione in Bosnia Erzegovina, nelle zone vicine ai tre fiumi principali, Sava, Bosna e Drina. Alcuni villaggi di Podrinje, vicino alla Drina, nella parte orientale, sono ancora del tutto isolati dall’acqua. A Bijeljina invece, gli sfollati sono diverse migliaia. Martedi’ 20 maggio e’ stata proclamata giornata di lutto nazionale, la giornata in cui il paese piange le vittime della piu’ grande catastrofe naturale del Paese. Alcuni villaggi hanno davvero un aspetto apocalittico. Secondo i rapporti e’ quasi impossibile descrivere con parole la situazione a Topčić polje, Nemile, Šerići e altri villaggi nei pressi di Zenica. Le case, i garage e i mulini sono completamente scomparsi sotto l’acqua e il fango e visibili sono soltanto i tetti ed i sottotetti di case grandi. Il problema ulteriore e’ che dopo le alluvioni, la popolazione rischia diverse epidemie e infezioni addominali. Secondo gli ultimi aggiornamenti dalla Bosnia Erzegovina, un ulteriore problema legato alle alluvioni e’ quello delle mine. Si tratta di smottamenti che hanno smosso gli ordigni inesplosi dalla guerra degli anni Novanta, in particolare a Olovo, nella Bosnia centrale, ma anche in altre localita’.

Bosnia: il salvataggio di un'anziana in un villaggio nei pressi di Zenica
Foto Reuters/Dado Ruvic
La Bosnia in ginocchio
Lunedi’ la CNN ha dedicato grande spazio alle alluvioni in Bosnia Erzegovina e ospite della giornalista Christiane Amanpour e’ stato il presidente di turno, Bakir Izetbegović, il quale ha parlato della situazione attuale nel suo paese. Izetbegović ha sottolineato che senza l’aiuto internazionale sara’ difficile riabilitarsi poiche’ i danni di questa catastrofe si esprimono in miliardi di euro. Alla domanda di Amanpour se in questi momenti nella regione e in Bosnia si riescono a dimenticare i problemi politici, Izetbegović ha risposto che “in questo momento tutti si aiutano a vicenda, soprattutto la gente semplice. I croati nelle loro case hanno accolto alcuni bosgnacchi rimasti senza le loro abitazioni. Similmente accade anche con i serbi ospitati dai bosgnacchi”. “I nostri vicini croati, poi gli sloveni, i macedoni chiamano e offrono aiuto. Anche i turchi hanno aiutato molto. In questi momenti non pensiamo alle cose che ci dividono”, ha rilevato Izetbegović. Secondo Amanpour la situazione ricorda i tempi di unita’ prima della guerra, prima che prendessero il sopravvento i Ratko Mladić, i Radovan Karadžić e gli Slobodan Milošević. Chiesto di commentare l’ironia che lunedi’ e’ ripreso il processo contro Mladić all’Aja, Izetbegović ha detto: “Spero che la gente che aveva sofferto durante l’epoca di Mladić avra’ soddisfazione nel futuro. Generalmente, il processo di riconciliazione e’ incamminato. Non sono paragonabili le relazioni tra gente semplice con quelle di 20 anni fa. Noi qui viviamo insieme e siamo funzionanti insieme”, ha concluso Izetbegović.

Enormi danni materiali in Serbia
In Serbia invece, su decisione del governo e del premier Vučić sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale, mercoledi’, giovedi’ e venerdi’. Vučić ha detto che la Serbia, secondo i danni materiali, e’ stata colpita dieci volti di piu’ rispetto agli altri paesi nella regione ma ha espresso speranza che questo non sara’ visibile nel numero delle vittime. Secondo le valutazioni del premier, la Serbia dovrebbe concorrere da sola per gli aiuti finanziari dei fondi dell’Ue per sanare i danni. “I danni sono enormi ma essi devono essere misurati realisticamente”, ha detto Vučić. Ha ringraziato inoltre i giornalisti stranieri, agli uomini di stato stranieri e al famoso tennista Novak Đoković nonche’ a tutti quelli che in questi difficili momenti hanno aiutato la Serbia. Un grazie anche ai giornalisti coraggiosi che hanno svolto il loro lavoro con tanta devozione e amore verso il proprio paese. Con un lungo comunicato il governo della Serbia ha ringraziato il governo croato per il veloce soccorso e gesti di solidarieta’. Nel comunicato inviato tramite l’ambasciata serba a Zagabria tra l’altro si legge: “A nome del Governo della Repubblica di Serbia e tutti i suoi cittadini ringraziamo molto il Governo della Repubblica di Croazia per la veloce reazione e dimostrata prontezza ad aiutare. Questo gesto ha un valore ancora piu’ grande visto che la Croazia stessa deve affrontare le alluvioni sul proprio territorio. Siamo convinti che i cittadini della Serbia sapranno apprezzare questo gesto di solidarietà”.


In Croazia il rischio delle mine antiuomo
In conclusione, ultime notizie che giungono dalla Croazia parlano altrettanto del rischio di infezioni ma soprattutto delle mine antiuomo rimaste sepolte e inesplose dopo la fine della guerra. Vi e’ il pericolo che l’acqua trasporti le mine nelle zone che gia’ sono state sminate con i precedenti progetti del Centro croato per lo sminamento poiche’ si tratta di zone piu’ a valle rispetto a quelle dove attualmente si trovano le mine ancora da rimuovere. Adesso non e’ possibile prevedere l’esatta localita’ a causa dell’imprevedibilita’ del movimento delle acque delle alluvioni. Va precisato che la zona del comune di Vrbanja e’ segnalata con 30 demarcazioni di pericolo di mine. Gli esperti del Centro croato per lo sminamento sono in contatto e a piena disposizione con i rappresentanti dei centri per lo sminamento della Bosnia Erzegovina e della Serbia e insieme formeranno una commissione comune che seguira’ la situazione sul terreno.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.

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