Di Marina Szikora - Corrispondente di
Radio Radicale
"Vorrei che il governo fosse
finalmente una squadra. Il governo non sono feudi, i ministeri non
sono governi. Questo governo non ha il diritto agli errori, sara'
sotto esame, cosi' come lo sara' anche il presidente", ha detto
Tomislav Nikolić ospite di una trasmissione della televisione
indipendente serba B92. Il neo presidente serbo ha rilevato di essere
rimasto lo stesso uomo, ma piu' vecchio e piu' serio, vale a dire
consapevole di aver vinto ma che nei presidenti precedenti la Serbia
non ha un personaggio esemplare. Nikolić ha precisato che negli
ultimi vent'anni la Serbia e' stata guidata da "Milošević e
Tadić con molto di singolare, mentre Milutinović non aveva nulla di
suo". "In tutto bisogna trovare la misura" ha aggiunto
Nikolić, rilevando che la sua richiesta al nuovo governo, quale che
esso sia, sara' quella di indagare sulla criminalita'. "Il mio
obbligo costituzionale e' di rendere possibile la formazione del
governo a quello che offrira' le prove di avere dietro di se la
maggioranza in parlamento", ha detto Nikolić che ha anche
avvertito qual e' il costo per la Serbia di ogni giorno in più senza
governo e del rinvio della sua formazione. Per questo e' stato
felicissimo quando si e' trovato qualcuno che ha affermato di avere
la maggioranza parlamentare.
"Il Partito Liberaldemocratico non
deve assolutamente nulla al Partito Democratico, come nemmeno il
Partito Democratico non deve nulla ai liberaldemocratici. Abbiamo la
responsabilita' verso i nostri elettori e verso il paese. Per questo
motivo, fino all'ultimo momento, abbiamo protetto la possibilita' di
formare il governo in cui LDP potrebbe promuovere le riforme",
ha detto il leader liberaldemocratico Čedomir Jovanović in una
intervista al giornale serbo 'Blic'. Jovanović aggiunge che esiste
l'obbligo dell'onesta' politica e un limite al compromesso. Ha
rivelato che il suo partito ha accettato perfino l'ultima richiesta
del Partito Democratico di dare al socialista Ivica Dačić alcuni
giorni aggiuntivi per decidere con chi formare la coalizione di
governo. Quando anche questo termine e' scaduto, e' diventato chiaro
che non c'era ancora disponibilità per un governo con il Partito
Libaraldemocratico. Jovanović ha rigettato le critiche giunte dal
Partito Democratico con le quali ai liberaldemocratici e' stata data
la colpa di aver per primi abbandonato i negoziati e di aver voltato
le spalle ai democratici lasciandoli senza maggioranza parlamentare.
"Ci siamo comportati sempre onestamente nei confronti del
Partito Democratico, in ogni momento nei precedenti quattro anni.
Perfino quando non e' stato sufficientemente decisivo nelle riforme o
non ha avuto la forza ad assicurare l'appoggio dei partner nel
governo, ha spiegato Jovanović.
Il presidente dei liberaldemocratici ha
precisato inoltre che il Partito Democratico ha condotto i colloqui
singolarmente, attraversando una via dall'evidente sorpresa dopo la
perdita delle elezioni parlamentari, attraverso un periodo di
ottimismo, fino alla fase di sempre piu' aperti ricatti nei confronti
di Ivica Dačić, 'il pacchetto' con Mlađan Dinkić, il ritorno alla
vecchia prassi di non sincerita' e di inganno dell'opinione pubblica.
Jovanović ha sottolineato che a tutti, sin dall'inizio, e' stato
chiaro che l'entrata del Partito Liberaldemocratico nel governo
avrebbe rappresentato la fine della cattiva politica e l'inizio della
svolta in tutti i settori. Secondo Čedomir Jovanović non c'era
disponibilità, ne' dall'una, ne' dall'altra parte, affinche' la
Serbia possa uscire dalla crisi distruttiva con una politica di
modernizzazione. Jovanovic ha precisato di aver indicato a Boris
Todić, durante i colloqui sulla formazione del governo, che e'
indispensabile avere uno sguardo realistico della politica sul
Kosovo, che bisogna essere piu' costruttivi nella politica regionale,
che nei primi mesi bisogna togliere tutti gli ostacoli per ottenere
la data dei negoziati di adesione all'Ue. Il Partito
Liberaldemocratico ha proposto i punti chiave per mettere ordine
nelle finanze pubbliche, un risparmio razionale, ordine nelle imprese
pubbliche, grandi riforme dell'educazione, sanita', media e lo
sviluppo della liberta' della stampa, la riforma della situazione
insostenibile del fondo pensionistico.
Nei prossimi quattro anni, Jovanović
si aspetta una combinazione di populismo e costante calcolo da parte
dei partner nel governo e la scelta di un timing migliore per le
nuove elezioni. In ogni caso, ha promesso che il suo partito sara'
duro ma farà una opposizione razionale e responsabile. "Avranno
il nostro sostegno per la politica dell'integrazione della Serbia
nell'Ue e nella NATO, per lo sviluppo di una aperta economia di
mercato, nuove relazioni regionali, affermazione dello stato di
diritto, liberta' civili e saremo la piu' dura opposizione per quanto
riguarda qualunque decisione contraria a questi valori e obiettivi",
ha concluso Jovanović.
[*] Il testo è tratto dalla puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi
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