C'è,
secondo me, in Europa, un'incapacità di comprendere Srebrenica,
quello che che è successo in quel luglio di 17 anni fa. Non la
realtà storica, su cui si continuerà a scavare e a polemizzare,
com'è giusto che sia, non la verità processuale, se e quando verrà
stabilita, non le responsabilità, politiche, materiali, dirette e
indirette. L'incapacità riguarda, secondo me, la comprensione
autentica e profonda di cosa è stato quel genocidio e di cosa sono
state le guerre jugoslave degli anni '90.
Costa tanto, troppo,
all'Europa riflettere su quel buco nero balcanico che cominciò ad
aprirsi all'indomani della morte di Tito fino a spalancarsi del tutto
sull'orrore delle pulizie etniche incrociate, degli stupri, delle
deportazioni, dei massacri, degli affari politico-mafiosi intrecciati
all'ombra dei conflitti. Quel buco nero ha mostrato tutta la miseria
delle “democrazie” europee, l'ignavia delle classi politiche
(tranne rare eccezioni), l'inadeguatezza degli intellettuali (tranne
poche voci, grandissime, ma inascoltate).
E l'Europa continua a non
voler comprendere: preferisce pensare che un po' più di governance
economica e un po' più di integrazione bancaria possano guarire il
suo male profondo. E intanto, proprio là, nel profondo, continua ad
allevare le uova del serpente: sessantasette anni dopo la seconda
guerra mondiale, diciassette anni dopo Srebrenica. [RS]
L'unica domanda che vorrei porre a
tutti gli amici che ho conosciuto dopo la guerra è se ricordino dove
si trovavano l'11 luglio 1995. Non posso farla, perché non sono
sicuro che riceverei sempre la risposta che desidero, con tutti i
particolari; non posso farla, perché so che alla fine rimarrei solo,
senza nessuno. Eppure, malgrado questo, sono convinto di avere il
diritto di pretendere una risposta a quella domanda. Non perché mi
interessi sapere dove fossero esattamente i miei amici, ma perché
vorrei sapere se anche loro abbiano partecipato a quel tradimento.
Ciò che avvenne a Srebrenica durante quei giorni del luglio 1995 è
uno dei peggiori tradimenti del genere umano.
Emir Suljagić,
Cartolina dalla fossa. Diario di Srebrenica (Beit, 2010)
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