giovedì 12 luglio 2012

CROATIA SUMMIT: SORPRESE E POLEMICHE

Venerdì e sabato della scorsa settimana si è tenuto a Dubrovnik il settimo “Croatia Summit”. Il nuovo governo croato ha deciso di continuare questo tradizionale appuntamento che riunisce i rappresentanti dei Paesi dell'Europa sud orientale e balcanica per confrontarsi sui temi chiave delle relazioni internazionali. Il presidente croato Ivo Josipović, il premier Zoran Milanović e la ministra degli Esteri Vesna Pusić hanno accolto nella “perla dell'Adriatico” primi ministri, ministri degli Esteri e altri alti funzionari e i rappresentanti degli Stati Uniti e della NATO, mettendo al centro del dibattito i temi di importanza politica, sociale ed economica dell'Europa sudorientale allargati anche al sud Mediterraneo. Come sottolineato dal premier croato nel suo intervento inaugurale, l'esperienza della Croazia nel cammino di avvicinamento all'Ue puo' aiutare gli altri Paesi, in particolare quelli che vivono situazioni post-conflittuali, a costruire e sviluppare la democrazia. Milanović ha aggiunto che la Croazia si impegnera' fortemente per il proseguimento dell'allargamento dell'Ue e che Zagabria sosterrà i Paesi che aspirano all'ingresso nell'Ue. Assente, come sempre, la Serbia, che rifiuta di prendere parte a riunioni e vertici a cui siano presenti rappresentanti del Kosovo. Belgrado era assente almeno a livello ufficiale, perché in effetti a Dubrovnik è arrivato l'ex presidente Boris Tadic che, a sorpresa, ha stretto la mano al premier kosovaro Hashim Thaci: e la cosa non è affatto piaciuta in patria.

Qui di seguito la corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.



Secondo alcuni, il Croatia summit di quest'anno poteva quasi diventare storico, anche se poi di valore storico, dopo tutti i pro e contro, non si puo' parlare. Il secondo giorno, vale a dire sabato, dalla Serbia che non e' stata rappresentata da nessuna autorita' ufficiale e' arrivato l'ospite di sorpresa – l'ex presidente Boris Tadić. Si aspettava un incontro con il premier kosovaro Hashim Thaqi, ma quest'incontro alla fine non e' avvenuto bensi' soltanto una stretta di mano che, come detto, ha suscitato commenti e polemiche in Serbia e approvazioni altrove. Va detto che propro a causa della presenza del premier kosovaro negli anni precedenti, e' venuta sempre a mancare la presenza dei vertici di Belgrado al Croatia summit. In veste privata e non piu' presidente, Boris Tadić questa volta si e' recato a Dubrovnik su invito personale del premier croato Zoran Milanović. Il presidente del governo croato ha giustificato il suo invito indicando che Tadić e' l'ex presidente della Serbia e presidente del grande partito serbo che tecnicamente sta ancora nel governo fino alla formazione di quello nuovo. Lo stesso Tadić ha precisato ai giornalisti che non bisogna dare troppa importanza alla sua stretta di mano con il premier del Kosovo. L'ex presidente serbo ha aggiunto che appoggia le dichiarazioni dell'attuale presidente della Serbia Tomislav Nikolić il quale si e' detto pronto ai colloqui sulla soluzione del problema Kosovo.

Il gesto di Tadić dunque, non e' passato senza reazioni negative in Serbia. La prima quella del attuale ministro degli interni, incaricato a formare il nuovo governo, Ivica Dačić il quale ha detto che sicuramente nessuno puo' imporre come uno si deve comportare quando non e' piu' rappresentante dello stato e che tutti hanno il diritto privatamente o in veste di presidente di partito a funzionare cosi' come ritengono sia giusto. Tuttavia ha aggiunto che secondo la sua opinione "i partiti non dovrebbero avere diversi comportamenti quando sono al potere e quando si trovano in opposizione e che si dovrebbe definire chiaramente qual e' la politica dello stato". "Credo che in questo modo non si ottiene nulla, ma si ha dato soltanto la legittimita' a Hashim Thaqi. Va tenuto presente che contro di lui ci sono sospetti che sia stato coinvolto nel traffico di organi umani in Kosovo" ha sottolineato Dačić. A conclusione della conferenza il premier croato Milanović ha ribadito che la Croazia ha un ruolo importante nella regione, ma che non ha preteste megalomane ad essere un leader regionale: "Siamo qui per aiutare i nostri vicini poiche' abbiamo interessi di lavoro ma anche umani" ha detto Milanović augurando che "tutto quello che ci ha perseguitato negli ultimi vent'anni sia dietro di noi". Va detto che questa conferenza sull'Europa sudorientale, che quest'anno si e' allargata anche al sud Mediterraneo, ha visto la partecipazione di sette premier: oltre al croato Zoran Milanović, c'erano presenti i suoi colleghi dall'Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Kosovo, Montenegro e Polonia.

Dubrovnik e' stato anche un punto inevitabile per il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen e l'assistente del segretario di stato americana per gli Affari europei ed euro-asiatici, Philip Gordon. Per quanto riguarda l'arrivo dell'ex presidente serbo Boris Tadić, il rappresentante di Hillary Clinton ha osservato che Tadić poteva finora incontrare Hashim Thaqi molte volte e ha valutato che per Tadić non e' buono che cio' accada soltanto adesso. In Serbia, criticando la partecipazione e la stretta di mano di Boris Tadić con il premier del Kosovo, Ivica Dačić designato a formare il nuovo governo, ribadisce questo suo ruolo per la formazione del nuovo esecutivo promettendo che il processo avviato verra' a compimento oppure si dovra' andare alle nuove elezioni. Commentando la posizione degli Stati Uniti secondo la quale la Serbia non deve riconoscere l'indipendenza del Kosovo ma deve accettare la sua esistenza, Dačić ha detto che questo non e' niente di nuovo e ha ripetuto che la Serbia si impegna per il proseguimento del dialogo sulla soluzione dei problemi vitali, senza il riconoscimento di fatto del Kosovo.

La stretta di mano tra Tadić e Thaqi a Dubrovnik e' stata commentata anche dal leader liberaldemocratico serbo, Čedomir Jovanović secondo il quale questo gesto e' un atto che arriva troppo tardi e che avrebbe avuto un significato molto piu' importante per il futuro delle relazioni serbo-albanesi se fosse accaduto alcuni anni fa. "In questo modo si doveva reagire in tempo utile, per esempio l'estate scorsa quando invece di un dialogo razionale e' stata scelta la via delle barricate, confrontazioni e paure quotidiane di possibile conflitto" ha dichiarato Jovanović. Per il leader dello SPO, Movimento serbo del rinnovamento, Vuk Drašković e' invece vergognoso ogni tipo di accusa del gesto di Tadić che secondo la sua opinione e' stato un atto umano, civile ed educato. Il leader del Partito del Progresso serbo Aleksandar Vučić, successore di Tomislav Nikolić all'incarico di presidente del partito vincente alle elezioni, ha commentato che ognuno ha il diritto alla sua politica di partito ma ha rilevato che questo tipo di politica e' diverso da quella del Partito del Progresso. Per quanto riguarda l'opinione dei media in Croazia dove l'arrivo e il gesto di Tadić ha suscitato altrettanto diverse reazioni, la valutazione generale e' che intorno ad una semplice stretta di mano si e' fatto molto scalpore e che l'ex presidente della Serbia e' arrivato a Dubrovnik a seguito di un "forte insistere da parte dell'amministrazione americana".

All'indomani di quanto accaduto al “Croatia Summit”, il lider del Partito Democratico ed ex presidente della Serbia, Boris Tadić ha dichiarato che la sua stretta di mano con Hashim Thaqi non ha nessun significato storico ma si tratta di un gesto di buona educazione. Ospite della Prima televisione nella trasmissione "La posizione della Serbia", Tadić ha detto che quel momento ha comunque "una dimensione simbolica" e che non e' ne' da sottovalutare ma non e' nemmeno un atto di grande portata. Molto piu' importante, ha sottolineato Tadić, e' terminare i negoziati e trovare una soluzione per il Kosovo. Ha riconfermato di essersi recato alla conferenza su invito del premier croato Milanović e che per la Serbia e' importante partecipare ai forum internazionali dove vengono prese decisioni importanti. Ha precisato che il travaglio intorno al Kosovo ha limitato la partecipazione di Belgrado ai forum internazionali. Il noto analista politico croato Davor Gjenero ha valutato invece per la Tanjug serba che il gesto di Tadić e' stato un gesto statale intrapreso nel momento in cui e' stato possibile compierlo e cambia la posizione poiche' tutti i portatori della politica in Serbia dovranno prendere decisioni. Gjenero ha osservato che Tadić, il quale ha ceduto ai suoi colleghi il potere esecutivo e rappresentativo, ha aperto un punto politico molto piu' grande e ha anche aperto la via verso l'incontro tra Nikolić e la presidente kosovara Jahjaga. L'analista croato ha paragonato il gesto di Tadić con quello di Willi Brandt il quale aveva abolito "la dottrina di Halstein" secondo la quale la Germania occidentale interrompeva tutte le relazioni diplomatiche con ogni stato che avrebbe riconosciuto la Germania dell'Est difendendo cosi' il concetto di una Germania unica. Cosi', spiega Gjenero, Brandt aveva iniziato la politica di apertura che aveva svolto un ruolo importante nel crollo del regime comunista e l'unificazione dell'Europa.

Infine, da Belgrado, non e' mancato nemmeno il commento del capo dello stato Tomislav Nikolić il quale, lunedi' ha dichiarato che la stretta di mano del presidente del Partito democratico Boris Tadić con il premier del Kosovo e' stato un suo gesto personale. Ha precisato di aver parlato venerdi' scorso con Tadić sulla sua visita a Dubrovnik ma che l'ex presidente della Serbia non aveva menzionato nessuna possibilita' di incontro con Thaqi. "Se me l'avesse detto, gli avrei consigliato – per il suo bene – di non stringere la mano all'uomo che si trova sotto pesanti accuse" ha detto Nikolić. Ha aggiunto che non avrebbe mai stretto la mano a Thaci finche' non si stabilisce la verita' sulle accuse che lo stesso attuale premier kosovaro aveva commesso crimini contro i serbi. Nikolić ha ribadito che lo Stato non ha nulla a che fare con il saluto tra Tadić e Thaqi e che lui in quanto presidente della Serbia non e' stato nemmeno invitato al Croatia summit.


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