“Riconosci le cosiddette istituzioni della Repubblica del Kosovo?”. La domanda è semplice, la questione a cui è legata, invece, è estremamente complicata (e insidiosa). Prima di tutto perché il referendum a cui sono chiamati, domani e mercoledì, i serbi del Kosovo - che non riconoscono l'indipendenza dichiarata unilateralmente dagli albanesi il 17 febbraio 2008 - non è autorizzato, né da Belgrado, né tanto meno da Pristina. Nonostante ciò, da domani si vota a Zubin Potok, Zvecan e Kosovska Mitrovica, mentre i cittadini di Leposavic - unico dei quattro comuni a maggioranza serba ad avere un'amministrazione democratica-filoeuropeista - sono convocati per la sola giornata di mercoledì. Nemmeno il freddo e la neve di questo periodo hanno fatto venire meno la determinazione dei promotori del referendum intenzionati a far sentire la voce dei serbi del Kosovo senza mediazioni e indipendentemente dal parere negativo di Belgrado, sulla delicatissima questione dello status della (ex) provincia serba. “E' possibile che il cattivo tempo influirà sull'affluenza, ma sono certo che sarà soddisfacente”, ha detto all'agenzia Tanjug Ljubomir Radovic, membro della Commissione referendaria. Per questo sono state stampate almeno 35mila schede, in parte anche in albanese.
Scontato il risultato: secondo le attese i "no"dovrebbero essere circa il 98%. Il timore è che il referendum, provochi reazioni destabilizzanti sul terreno inasprendo le tensioni tra i serbi che vivono nelle enclavi a sud del fiume Ibar e i nazionalisti albanesi. I serbi del Kosovo non vogliono fare da agnello sacrificale per gli interessi internazionali della leadership di Belgrado che per ottenere lo status di Paese candidato all'adesione all'Ue al Consiglio europeo dell'inizio di marzo, dopo il rinvio di dicembre, è chiamata a pesanti concessioni nell'ambito del dialogo con Pristina. Il governo di Pristina tende comunque a moderare i toni: “Siamo pronti a gestire ogni situazione, ma confidiamo che non vi saranno incidenti etnici e nessun tentativo di farsi giustizia da soli”, ha dichiarato il vicepremier Hajredin Kuci, citato dal quotidiano Koha Ditore, dicendosi convinto che “i cittadini albanesi, se necessario, sapranno fidarsi delle istituzioni nazionali ed internazionali”. I primi risultati sono annunciati per mercoledì sera e quelli definitivi entro il 19 febbraio. Rappresentanti della missione Onu e dell'Osce “saranno invitati a monitorare il referendum e quelli dell'International crisis group (Icg) hanno già espresso disponibilità”, ha fatto sapere Ljubomir Radovic.
Nessun commento:
Posta un commento