Uno degli eventi piu' importanti della scorsa settimana nella regione balcanica e' stata di sicuro la riunione informale trilaterale a Jahorina, l'evento che avevamo gia' annunciato nella nostra trasmissione di giovedi' scorso. Una riunione senza dubbio importante che mira a compiere progressi per quanto riguarda diverse questioni aperte tra Bosnia Erzegovina, Croazia e Serbia e di cui i rispettivi presidenti hanno deciso di discutere regolarmente incontrandosi due volte all'anno.
Un tema altrettanto toccato, ma presto concluso e' stata la recentissima dichiarazione del leader liberaldemocratico serbo Čedomir Jovanović in cui ha accusato l'entita' a maggioranza serba, la Republika Srpska di essere nata sul genocidio provocando cosi' reazioni molto negative da parte del leader serbo bosniaco Milorad Dodik. Il presidente della Serbia Boris Tadić dopo l'incontro a Jahorina, a tal proposito ha dichiarato brevemente di non condividere questa posizione cosi' come illustrata da Čedo Jovanović .
Per i presidenti della Croazia Ivo Josipović e i membri della presidenza della Bosnia Erzegovina, Željko Komšić, Bakir Izetbegović e Nebojša Radmanović, scrive 'Dnevni avaz' di Sarajevo, questo discorso e' finito appunto con la breve dichiarazione di Tadić, quella che nega ogni imputazione che la RS sia nata sul genocidio. Per il resto, sempre secondo 'Dnevni avaz', la seconda riunione trilaterale dei leader della Croazia, Serbia e Bosnia a Jahorina, successiva a quella di Briuni della scorsa estate, non ha portato passi significativi relativi alla soluzione dei problemi tra gli stati, alla questione irrisolta dei confini o quella a riguardo delle relazioni patrimoniali-giuridiche. Parlando di un progresso relativo alla soluzione dei contenziosi confinali tra Croazia e Bosnia, Josipović ha detto che risultati spettacolari non ci sono ancora, ma che si e' aperta anche la possibilita' che questi contenziosi terminino con l'arbitrato, come lo e' nel caso del contenzioso confinale tra Croazia e Slovenia.
La Croazia e la Serbia appoggiano pero' la proposta messa sul tavolo dal presidente Ivo Josipović sull'accordo relativo ai processi per i crimini di guerra. E questo, di sicuro, non e' un passo insignificante. Anzi. "Nessuno di quelli che hanno commesso crimini di guerra non puo' rimanere impunito" ha detto il presidente croato sottolineando che e' di importanza assoluta evitare la politicizzazione dei crimini di guerra. A fine riunione che si e' tenuta in condizioni metereologiche estremamente difficili a causa delle abbondanti nevicate che hanno gravemente ostacolato il rientro dei presidenti croato e serbo nei loro rispettivi paesi, Josipović ha precisato che si tratta dell'intenzione di firmare un accordo bilaterale tra Croazia e Serbia sul processamento dei crimini di guerra. Ha rilevato che lui e il presidente Tadić concordano sulla necessita' di raggiungere l'accordo che acconsentirebbe di processare i criminali di guerra secondo i paesi della loro residenza. Ma mentre il presidente serbo ha accolto l'iniziativa di Josipović, una simile risposta e' mancata da parte della presidenza della BiH. I tre rappresentanti del Paese che ha ospitato la riunione trilaterale non si sono associati all'accordo bilaterale tra Serbia e Croazia poiche' non vi e' una posizione unica sulla questione, vale a dire che tra i tre non vi e' un consenso. L'attuale presidente della presidenza tripartita, il croato Željko Komšić ha detto che gli imputati dovrebbero subire il processo nel paese in cui hanno commesso i crimini. Pero' esistono delle modalita' secondo le quali la Procura della BiH potrebbe cedere alcuni casi agli altri stati se valuta che si possa arrivare ad un processo piu' facile ed efficace, ha detto Komšić.
Secondo il presidente croato, gli stati della regione dovrebbero rafforzare la lotta comune contro la criminalita' organizzata poiche' si tratta di un problema comune. Josipović ha detto ai giornalisti che "questa regione e' appesantita da una seria infrastruttura criminale". Dalla prima riunione trilaterale a Briuni, la Croazia ha cambiato governo e vi e' stato il referendum che ha detto il 'si' definitivo del popolo croato all'ingresso del loro paese nell'Ue. Ivo Josipović ha rilevato a tal proposito che la Croazia resta pronta ad appoggiare i suoi vicini sulla via verso l'Unione. Boris Tadić da parte sua ha parlato di passi avanti compiuti nella regione dopo la riunione a Briuni sottolineando come vicende importanti l'arresto dei due fuggitivi dell'Aja, Ratko Mladić e Goran Hadžić. Ha appoggiato anche la soluzione del problema delle persone disperse dicendo che verranno esaminati, tra l'altro, i crimini nei campi di concentramento in Serbia commessi dopo la caduta di Vukovar. Il capo dello stato serbo, scrive il corrispondente del quotidiano croato 'Vjesnik' Alenko Zornija, ha parlato anche della necessita' di collaborazione economica nella regione, menzionando particolarmente il portar a termine i corridoi stradali paneuropei e la costruzione del tratto ferroviario sul corridoio 10.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi e ascoltabile qui
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