venerdì 2 dicembre 2011

TELEKOM SERBIA: SU REPUBBLICA.IT L'ORDINANZA DI ARCHIVIAZIONE, MA NON I RADICALI (ITALIANI)

Dichiarazione di Giulio Manfredi (Direzione nazionale Radicali Italiani, autore del libro “Telekom Serbia: Presidente Ciampi, nulla da dichiarare? Diario ragionato del caso dal 1994 al 2003”, Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri)

Su Repubblica.It è disponibile l'ordinanza di archiviazione del Tribunale di Torino del 9 maggio 2005 sull'affaire Telekom Serbia. “La Repubblica” ebbe il merito di portare all'attenzione dell'opinione pubblica italiana l'affaire Telekom Serbia nel febbraio 2001, quasi cinque anni dopo il trasferimento di 456 milioni di euro di Telecom Italia (allora azienda pubblica, controllata dal Tesoro) nei conti correnti di Slobodan Milosevic (10 giugno 1997). Oggi “La Repubblica” ha il merito di mettere online, a oltre sei anni dalla sua emanazione, l'ordinanza di archiviazione dei giudici torinesi. Finora l'unico sito in tutta Italia a mettere a disposizione quest'importantissimo documento è stato quello dell'Associazione Radicale Adelaide Aglietta.

L'ordinanza torinese è importante perchè c'è scritto nero su bianco quello che i radicali denunciarono, da soli, nel 1997, facendo presentare dal loro unico rappresentante in Parlamento, il compianto senatore Piero Milio, un'interrogazione (n. 4-06641): “…Si è così accertato in primo luogo che l’intero prezzo pagato per Telekom Serbia giunse nella disponibilità del Governo serbo …Il risultato di questa parte dell’indagine spiega anche il motivo per il quale l’opposizione interna a Milosevic era contraria alla vendita di Telekom Serbia; e conferma altresì le dichiarazioni dell’Ambasciatore Bascone (che aveva portato a conoscenza del Ministro degli esteri Dini e del sottosegretario Fassino l’esistenza dell’affare e la contrarietà ad esso di ambienti politici serbi avversi a Milosevic). E’ infatti evidente che la disponibilità di cospicue risorse economiche da parte di quest’ultimo e l’utilizzazione di esse per scopi sociali e di sostegno all’economia si risolveva in un rafforzamento della sua posizione e in una probabile vittoria nelle elezioni che si sarebbero tenute di lì a poco, cosa che infatti poi avvenne …” (pag. 24 e 25 dell'ordinanza).

Al danno si aggiunge la beffa: l'ordinanza dedica una decina di pagine alla vicenda che coinvolge l'on. Italo Bocchino, membro della commissione di inchiesta Telekom Serbia: “…Ciò che costituisce una singolare emergenza messa in luce dalle indagini riguarda la destinazione di una parte delle risorse di Vitali (uno dei due “facilitatori” dell’affaire, ndr), a loro volta, come è stato reiteratamente chiarito, provenienti dall’affare Telekom Serbia. In effetti, Bassini (Loris, titolare di una società finanziaria di San Marino, la Fin Broker S.A., a cui il Vitali aveva affidato la gestione di 22 miliardi di lire, fra cui i compensi percepiti per l’affaire Telekom Serbia, ndr) erogò, nel corso del 2001, 1,8 miliardi di lire ad una società, Goodtime Sas, di cui socia accomandataria era Gabriella Buontempo, moglie dell’on. Italo Bocchino, successivamente componente della commissione d’inchiesta Telekom Serbia; e 2,4 miliardi di lire alla società Edizioni di Roma, di cui socio e Presidente del Consiglio di Amministrazione era lo stesso on. Bocchino…” (pag. 30 dell'ordinanza).

Il proibizionismo sulla conoscenza da parte dei cittadini italiani degli atti inerenti l'affaire Telekom Serbia è stato oggi incrinato. Continua invece implacabile il proibizionismo de “La Repubblica” su quello che i radicali fecero, dal 1997 in poi, per denunciare un'operazione vergognosa politicamente e disastrosa economicamente: nel 2002, per ogni 100 euro investito in Telekom Serbia, Tronchetti Provera ne riporterà a casa 43.

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