Mentre i cittadini croati scendono in piazza per protestare contro il loro governo a causa della difficilissima situazione economica, nei giorni scorsi, in piazza sono scesi anche i difensori croati della guerra di indipendenza spinti in particolare dal caso Purda, scoppiato due mesi fa, con l'arresto in Bosnia dell'ex difensore di Vukovar. E negli stessi giorni in cui Purda è stato rilasciato dal carcere di Zenica è scoppiato il caso di Jovan Divjak.
di Marina Szikora [*]
Tihomir Purda, difensore croato di Vukovar e prigioniero in uno dei campi di concentramento serbi durante la guerra degli anni novanta, e’ stato arrestato in BiH perche’ su di lui pendeva il madato di cattura serbo per presunti crimini di guerra. Purda e’ stato tenuto in carcere di estradizione a Zenica, in BiH provocando un’ondata di accuse pubbliche, in particolare della popolazione dei difensori contro la responsabilita’ e il fallimento delle autorita’ croate. Ma dopo 58 giorni, settimana scorsa, Tihomir Purda e’ stato liberato dal carcere bosniaco tornando nella sua Vukovar per abbracciare la moglie ed i figli. Secondo le parole del portavoce della Procura serba, Bruno Vekaric, il processo penale contro Purda e' stato sospeso per mancanza di prove contro di lui per presunti crimini di guerra nel 1991 a Vukovar. Vekaric ha spiegato che una tale decisione e' stata presa perche' la giustizia militare serba degli anni novanta ha codotto male le indagini. La vicenda che per molti giorni era nel centro dell'attenzione politica in Croazia si e' quindi conclusa felicemente dimostrando che l'impegno dei ministeri della giustizia croata e quella serba ha risolto positivamente questo episodio cosi' traumatico, innanzitutto per lo stesso Purda ma anche per tutti i difensori croati. Adesso pero', dopo il caso croato tocca la volta ad un nuovo caso che riguarda la BiH.
Venerdi' e sabato scorso diverse migliaia di cittadini di Sarajevo hanno bloccato il centro della loro citta' in segno di protesta contro l'arresto all'aeroporto di Vienna dell'ex generale serbo bosniaco dell'armata della BiH, Jovan Divjak, simbolo della resistenza nella Sarajevo sotto assedio durante i tempi della guerra nonche' simbolo della multietnicita' della BiH. Divjak e' stato arrestato dalle autorita' austriache su richiesta della giustizia serba che gli addossa presunti crimini di guerra contro i membri dell'esercito jugoslavo a Sarajevo nel 1992. I manifestanti, riunitisi prima davanti all'ambascitata austriaca chiedendo la liberazione del generale Divjak, hanno proseguito a manifestare poi davanti alla sede della Presidenza e del Parlamento della BiH. Con fischi e grida hanno espresso la loro insoddisfazione verso quelle che sono state le reazioni del potere statale sull'arresto di Divjak. Le proteste si sono svolte poi anche davanti alla sede dell'OHR e dell'ambasciata serba. Tutti gli edifici sono stati protetti da forti squadroni di polizia ma per fortuna, il tutto e' trascorso senza maggiori incidenti.
C'e' da dire che per quanto riguarda le reazioni all'arresto di Divjak in BiH, l'opinione e' divisa e quasi identica alle reazioni un anno fa quando a causa di stesse accuse per crimini di guerra, a Londra e' stato arrestato il membro della Presidenza della BiH dei tempi di guerra, Ejup Ganic. Chiaramente, sul caso Divjak, dall'entita' a maggioranza serba, la Republika Srpska, arrivano maggiormente messaggi che salutano il suo arresto e si esprime speranza che Divjak verra' estradato in Serbia.
Dall'altra parte, a Sarajevo vi e' ammarezza a causa «del proseguimento della politica serba di perseguitare le persone che avevano difeso la BiH». Anche se le autorita' della BiH non sanno ancora presicamente su quali basi Divjak e' stato arrestato a Vienna, affermano che e' certo che non vi e' nessun mandato di cattura rosso da parte di Interpol. Le autorita' della BiH credono che l'ex generale Divjak e' stato arrestato in base ad una richiesta bilaterale che la Serbia aveva inoltrato all'Austria. Secondo le informazioni, anche la BiH si apprestera' a chiedere la sua estradizione.
Sabato scorso la stampa austriaca ha dedicato molta attenzione alla vicenda dell'arresto di Divjak indicando che questo serbo bosniaco nel suo Paese e' ritenuto «l'eroe di Sarajevo». Il 'Kurir' di Vienna sottolinea che l'arresto dell'ex generale e' «una bomba diplomatica» e descrive l'ex generale come una persona simpatica e psicologicamente stabile impegnata come presidente dell'organizzazione umanitaria chiamata «l'Educazione costruisce la BiH» Secondo 'Kurir' Divjak sarebbe stato arrestato in base ad un mandato di cattura della Serbia del 2008 ma e' poco chiaro se questo mandato sia ancora in vigore. I giornali viennesi 'Kroene Zeitung' e 'Presse' sottolineano che Divjak e' il serbo bosniaco che decise di far parte dell'esercito bosniaco durante la guerra e che fu incaricato di difendere Sarajevo dalle truppe nemiche dei serbi bosniaci. Secondo i media della BiH, nel maggio 1992 Divjak avrebbe gridato in una delle strade di Sarajevo «non sparate» invitando al cessate il fuoco che minacciava di distruggere un intero squadrone di veicoli dell'ex esercito jugoslavo. Per questo motivo, scrivono i giornali, e' logico che un gran numero di cittadini di Sarajevo di tutte le nazionalita' lo hanno appoggiato. Alle manifestazioni per il rilascio di Divjak sono stati condannati anche i tentativi della Serbia di «riscrivere la storia con processi giuridici». I cittadini portavano manifesti con diverse scritte tra cui parole come «Perche' Divjak e non Ratko Mladic?».
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est del 8 marzo.
Manifestazione per protestare contro l'arresto di Jovan Divjak (Foto Reuters) |
Tihomir Purda, difensore croato di Vukovar e prigioniero in uno dei campi di concentramento serbi durante la guerra degli anni novanta, e’ stato arrestato in BiH perche’ su di lui pendeva il madato di cattura serbo per presunti crimini di guerra. Purda e’ stato tenuto in carcere di estradizione a Zenica, in BiH provocando un’ondata di accuse pubbliche, in particolare della popolazione dei difensori contro la responsabilita’ e il fallimento delle autorita’ croate. Ma dopo 58 giorni, settimana scorsa, Tihomir Purda e’ stato liberato dal carcere bosniaco tornando nella sua Vukovar per abbracciare la moglie ed i figli. Secondo le parole del portavoce della Procura serba, Bruno Vekaric, il processo penale contro Purda e' stato sospeso per mancanza di prove contro di lui per presunti crimini di guerra nel 1991 a Vukovar. Vekaric ha spiegato che una tale decisione e' stata presa perche' la giustizia militare serba degli anni novanta ha codotto male le indagini. La vicenda che per molti giorni era nel centro dell'attenzione politica in Croazia si e' quindi conclusa felicemente dimostrando che l'impegno dei ministeri della giustizia croata e quella serba ha risolto positivamente questo episodio cosi' traumatico, innanzitutto per lo stesso Purda ma anche per tutti i difensori croati. Adesso pero', dopo il caso croato tocca la volta ad un nuovo caso che riguarda la BiH.
Venerdi' e sabato scorso diverse migliaia di cittadini di Sarajevo hanno bloccato il centro della loro citta' in segno di protesta contro l'arresto all'aeroporto di Vienna dell'ex generale serbo bosniaco dell'armata della BiH, Jovan Divjak, simbolo della resistenza nella Sarajevo sotto assedio durante i tempi della guerra nonche' simbolo della multietnicita' della BiH. Divjak e' stato arrestato dalle autorita' austriache su richiesta della giustizia serba che gli addossa presunti crimini di guerra contro i membri dell'esercito jugoslavo a Sarajevo nel 1992. I manifestanti, riunitisi prima davanti all'ambascitata austriaca chiedendo la liberazione del generale Divjak, hanno proseguito a manifestare poi davanti alla sede della Presidenza e del Parlamento della BiH. Con fischi e grida hanno espresso la loro insoddisfazione verso quelle che sono state le reazioni del potere statale sull'arresto di Divjak. Le proteste si sono svolte poi anche davanti alla sede dell'OHR e dell'ambasciata serba. Tutti gli edifici sono stati protetti da forti squadroni di polizia ma per fortuna, il tutto e' trascorso senza maggiori incidenti.
C'e' da dire che per quanto riguarda le reazioni all'arresto di Divjak in BiH, l'opinione e' divisa e quasi identica alle reazioni un anno fa quando a causa di stesse accuse per crimini di guerra, a Londra e' stato arrestato il membro della Presidenza della BiH dei tempi di guerra, Ejup Ganic. Chiaramente, sul caso Divjak, dall'entita' a maggioranza serba, la Republika Srpska, arrivano maggiormente messaggi che salutano il suo arresto e si esprime speranza che Divjak verra' estradato in Serbia.
Dall'altra parte, a Sarajevo vi e' ammarezza a causa «del proseguimento della politica serba di perseguitare le persone che avevano difeso la BiH». Anche se le autorita' della BiH non sanno ancora presicamente su quali basi Divjak e' stato arrestato a Vienna, affermano che e' certo che non vi e' nessun mandato di cattura rosso da parte di Interpol. Le autorita' della BiH credono che l'ex generale Divjak e' stato arrestato in base ad una richiesta bilaterale che la Serbia aveva inoltrato all'Austria. Secondo le informazioni, anche la BiH si apprestera' a chiedere la sua estradizione.
Sabato scorso la stampa austriaca ha dedicato molta attenzione alla vicenda dell'arresto di Divjak indicando che questo serbo bosniaco nel suo Paese e' ritenuto «l'eroe di Sarajevo». Il 'Kurir' di Vienna sottolinea che l'arresto dell'ex generale e' «una bomba diplomatica» e descrive l'ex generale come una persona simpatica e psicologicamente stabile impegnata come presidente dell'organizzazione umanitaria chiamata «l'Educazione costruisce la BiH» Secondo 'Kurir' Divjak sarebbe stato arrestato in base ad un mandato di cattura della Serbia del 2008 ma e' poco chiaro se questo mandato sia ancora in vigore. I giornali viennesi 'Kroene Zeitung' e 'Presse' sottolineano che Divjak e' il serbo bosniaco che decise di far parte dell'esercito bosniaco durante la guerra e che fu incaricato di difendere Sarajevo dalle truppe nemiche dei serbi bosniaci. Secondo i media della BiH, nel maggio 1992 Divjak avrebbe gridato in una delle strade di Sarajevo «non sparate» invitando al cessate il fuoco che minacciava di distruggere un intero squadrone di veicoli dell'ex esercito jugoslavo. Per questo motivo, scrivono i giornali, e' logico che un gran numero di cittadini di Sarajevo di tutte le nazionalita' lo hanno appoggiato. Alle manifestazioni per il rilascio di Divjak sono stati condannati anche i tentativi della Serbia di «riscrivere la storia con processi giuridici». I cittadini portavano manifesti con diverse scritte tra cui parole come «Perche' Divjak e non Ratko Mladic?».
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è la trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est del 8 marzo.
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