La Russia ha dichiarato la fine del progetto South Stream, il gasdotto - frutto di una joint venture tra Gazprom, Eni Edf e Wintershall - che avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa occidentale attraverso i Balcani aggirando l'Ucraina. La chiusura del progetto, annunciata dal presidente russo Putin ad Ankara e confermata dal numero uno di gazprom Miller, ha suscitato sconcerto e preoccupazioni nei Paesi balcanici interessati al passaggio della pipeline.
Di Marina Szikora
Poco prima della notizia della fine del
progetto South Stream, Joe Biden, il vicepresidente americano ha menzionato la
Croazia come un centro energetico regionale, scrive il quotidiano
croato 'Slobodna Dalmacija' di Spalato. Si tratta delle osservazioni
di Biden al recente summit del Consiglio atlantico ad Istanbul quando
ha parlato del fatto che la Croazia ha i potenziali per diventare
“centro energetico regionale”. Ma allora, scrive il giornale
croato, Biden probabilmente non sapeva ancora che il presidente
russo, Vladimir Puti e il direttore di “Gazprom”, Aleksej
Millersamo, una settimana dopo renderanno pubblico che il piano della
costruzione del cosi detto South Stream, vale a dire il progetto
dell' approvvigionamento dell'Europa sudorientale con il gas russo
attraverso il Mar nero sia morto. Biden sapeva pero' benissimo delle
pressioni dell'Ue sulla Bulgaria, durate da mesi, nonche' della
posizione negativa della Commissione europea verso la costruzione del
South Stream e quello ancora piu' importante, il comune dissenso
dell'Ue e della NATO alla diffusione dell'influenza russa in questa
parte d'Europa.
Il quotidiano croato rileva che la
notizia del rinuncio al South Stream, di un valore complessivo di 40
miliardi di dollari ha scioccato e causato incredulita' del governo
dei nostri vicini serbi che proprio su questo progetto basavano la
loro stabilita' energetica. Da parte del governo croato arrivano
invece dichiarazioni presuntuose. Tuttavia, bisogna dire, scrive
'Slobodna Dalmazia' che il nostro esecutivo non ha particolari meriti
per la posizione della Croazia in questo “gioco” tra l'Occidente
e la Russia. Sembra che stiamo sulla buona via di diventare il leader
energetico della regione – senza alcuna colpa! Lo si puo' dedurre
dal commento del ministro dell'economia croato, Ivan Vrdoljak: “Il
rinuncio da parte della Russia non ci riguarda minimamente, non
minaccia la nostra strategia energetica. Noi abbiamo aperto l'opzione
della costruzione del braccio per il South Stream perche' la Croazia
non aveva la possibilita' di essere sulla trasse principale del South
Stream. Di seguito abbiamo iniziato il progetto di esplorazione del
gas e del petrolio nonche' la costruzione del terminale LNG e questo
evidentemente sara' una opzione di fornitura del gas in questa parte
d'Europa. E evidentemente avevamo ragione” ha detto il ministro
croato. Un noto esperto economico croato, Damir Novotny, osserva
pero' che la Croazia finora dipendeva troppo dal gas della Russia e
l'aumento di questa dipendenza non sarebbe buono ne' per l'economia
ne' per la stabilita' politica nella regione. “... questa e'
l'occasione di ricuperare gli anni perduti e ne abbiamo perso almeno
15 fidandoci dell'approvvigionamento da una sola fonte” e'
dell'opinione l'esperto economico croato e aggiunge che questo
dovrebbe essere anche uno stimolo per l'esplorazione delle possibili
fonti petrolifere nel nostro mare ma anche per il progetto del
terminale LNG per il gas liquido.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 7 dicembre a Radio Radicale
Che la notizia sul South Stream non sia
buona per la Serbia attraverso la quale dovevano passare 422
chilometri di gasdotto non e' stata nascosta nemmeno dal premier
serbo Aleksandar Vucic. Un giornalista economico di Belgrado ha detto
che la Serbia adesso, visto che e' tragicamente in ritardo, deve
iniziare a riflettere sul suo futuro energetico con intelligenza
europea per poter trovare una sostituzione per il gas russo. Si
rileva la possibilita' della prospettiva che offre il progetto LNG
sull'isola di Veglia in Croazia nonche' il gasdotto Adriatico-ionico
che dall'Azarbaidzan attraverso la Grecia, Albania e Montenegro
dovrebbe arrivare fino alla Croazia. Il giornale croato aggiunge ancora che
la notizia del rinuncio russo e' stata appresa non bene anche in
Ungheria nel cui parlamento, lo scorso mese e' stata approvata la
modifica della legge che acconsente la costruzione della loro parte
del South Stream.Va ricordato che del South Stream si
parla dal 2008 e il valore complessivo del progetto nel frattempo e'
solo aumentato seguendo l'aumento del prezzo dell'acciaio sul mercato
mondiale. Allora si parlava dell'anno 2013 come dell'anno in cui il
gasdotto lungo 2446 km sarebbe stato messo in funzione. Nel frattempo
il termine e' stato prolungato al 2015 e sono apparse supposizioni
che “Gazprom” non puo' chiudere la costruzione finanziaria del
gasdotto. “Gazprom” con il suo contributo del 50 per cento e' il
proprietario maggioritario della ditta “South Stream Transport”
mentre l'ENI italiana ha il 20 per cento, l'EDF francese e
Wintershall tedesco ciascuno il 15 per cento. I russi hanno gia' contato che la
perdita complessiva del rinuncio al gasdotto sara' di almeno 2,82
miliardi di dollari a causa dei lavori che sono gia' stati
contrattati.
E' chiaro che l'opposizione croata,
vala a dire l'Unione Democratica Croata (HDZ) afferma che non c'e'
posto per allegria. Loro affermano che la Croazia sulla decisione
della “Gazprom” non dovrebbe essere troppo allegra ma nemmeno
troppo preoccupata. Osservano che la Croazia ha una produzione
nazionale del gas ancora significativa dalla quale si possono fornire
i consumatori domestici in eventuali tempi di crisi. La Croazia,
rileva il presidente della Commissione per l'energetica dell'HDZ,
negli ultimi 12 anni ha sviluppato e costruito un sistema nuovo di
trasporto di gas il quale e' compatibile e adottabile per possibili
nuovi progetti e quindi anche per il braccio di South Stream qualora
la sua costruzione, nonostante tutto, vada in porto.
Una esperta croata sull'Ucraina,
ricorda che il gasdotto South Stream doveva rendere piu' sicura
l'importanzione del gas russo e evitare l'Ucraina che negli anni
precedenti ostacolava la fornitura fino ai consumatori europei.
Secondo questa esperta, l'Europa sicuramente perdera' di piu' poiche'
la Russia ha gia' risolto l'esportazione, vale a dire la vendita di
questa parte del gas che l'Ue non compra quest'anno. L'anno scorso,
infatti, la Russia ha concordato con la Cina 46 miliardi di metri
cubi di gas. Quest'anno si dice che la Russia con la Cina ha
concordato circa 100 miliardi di metri cubi di gas.
“Quando si tratta della fornitura di
gas, la Croazia e' in una situazione migliore rispetto a molti altri
paesi europei, cosi' che apprendiamo questa notizia” ha detto il
premier croato, Zoran Milanovic valutando inoltre che il South Stream
in effetti non sarebbe male a causa della diversificazione delle
fonti energetiche, ma la Croazia non ne sara' sicuramente
particolarmente danneggiata.Il premier sloveno, Miro Cerar non si
dice troppo sorpreso per quanto riguarda la notizia South Stream.
Cerar ha detto che adesso la Slovenia deve girarsi alla ricerca di
alternative energetiche, in particolare delle fonti energetiche
rinnovabili. Il neo premier sloveno ha aggiunto che bisogna
sviluppare una tale politica energetica che avra' effetti multipli
sull'economia. Ma per quanto riguarda gli analisti sloveni, la
Slovenia con il rinuncio al progetto South Stream perde una occasione
eccezionale di trovarsi sulla via strategica energetica che portava
migliori prospettive di fornitura di gas ma anche occasioni per nuovi
investimenti russi in Slovenia sul piano energetico. Il presidente e uomo forte della
Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba in Bosnia Erzegovina ha espresso
rammarico a causa della situazione sul South Stream ma anche
aspettative che la parte russa continuera' comunque presto la sua
costruzione. Secondo le sue parole, si stratta del risultato della
lotta politica e strategica tra l'Occidente e la Russia sul caso
Ucraina. Il membro croato della Presidenza
tripartita della Bosnia, Dragan Covic ha valutato invece come dannoso
per la BiH il rinuncio al progetto South Stream. Covic e'
dell'opinione che la Bosnia e' una vittima collaterale delle relazioni
internazionali.
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