lunedì 8 dicembre 2014

LA RUSSIA ANNUNCIA LA FINE DI SOUTH STREAM: LE PREOCCUPAZIONI NEI BALCANI

La Russia ha dichiarato la fine del progetto South Stream, il gasdotto - frutto di una joint venture tra Gazprom, Eni Edf e Wintershall - che avrebbe dovuto portare il gas russo in Europa occidentale attraverso i Balcani aggirando l'Ucraina. La chiusura del progetto, annunciata dal presidente russo Putin ad Ankara e confermata dal numero uno di gazprom Miller, ha suscitato sconcerto e preoccupazioni nei Paesi balcanici interessati al passaggio della pipeline.

Di Marina Szikora
Poco prima della notizia della fine del progetto South Stream, Joe Biden, il vicepresidente americano ha menzionato la Croazia come un centro energetico regionale, scrive il quotidiano croato 'Slobodna Dalmacija' di Spalato. Si tratta delle osservazioni di Biden al recente summit del Consiglio atlantico ad Istanbul quando ha parlato del fatto che la Croazia ha i potenziali per diventare “centro energetico regionale”. Ma allora, scrive il giornale croato, Biden probabilmente non sapeva ancora che il presidente russo, Vladimir Puti e il direttore di “Gazprom”, Aleksej Millersamo, una settimana dopo renderanno pubblico che il piano della costruzione del cosi detto South Stream, vale a dire il progetto dell' approvvigionamento dell'Europa sudorientale con il gas russo attraverso il Mar nero sia morto. Biden sapeva pero' benissimo delle pressioni dell'Ue sulla Bulgaria, durate da mesi, nonche' della posizione negativa della Commissione europea verso la costruzione del South Stream e quello ancora piu' importante, il comune dissenso dell'Ue e della NATO alla diffusione dell'influenza russa in questa parte d'Europa.

Il quotidiano croato rileva che la notizia del rinuncio al South Stream, di un valore complessivo di 40 miliardi di dollari ha scioccato e causato incredulita' del governo dei nostri vicini serbi che proprio su questo progetto basavano la loro stabilita' energetica. Da parte del governo croato arrivano invece dichiarazioni presuntuose. Tuttavia, bisogna dire, scrive 'Slobodna Dalmazia' che il nostro esecutivo non ha particolari meriti per la posizione della Croazia in questo “gioco” tra l'Occidente e la Russia. Sembra che stiamo sulla buona via di diventare il leader energetico della regione – senza alcuna colpa! Lo si puo' dedurre dal commento del ministro dell'economia croato, Ivan Vrdoljak: “Il rinuncio da parte della Russia non ci riguarda minimamente, non minaccia la nostra strategia energetica. Noi abbiamo aperto l'opzione della costruzione del braccio per il South Stream perche' la Croazia non aveva la possibilita' di essere sulla trasse principale del South Stream. Di seguito abbiamo iniziato il progetto di esplorazione del gas e del petrolio nonche' la costruzione del terminale LNG e questo evidentemente sara' una opzione di fornitura del gas in questa parte d'Europa. E evidentemente avevamo ragione” ha detto il ministro croato. Un noto esperto economico croato, Damir Novotny, osserva pero' che la Croazia finora dipendeva troppo dal gas della Russia e l'aumento di questa dipendenza non sarebbe buono ne' per l'economia ne' per la stabilita' politica nella regione. “... questa e' l'occasione di ricuperare gli anni perduti e ne abbiamo perso almeno 15 fidandoci dell'approvvigionamento da una sola fonte” e' dell'opinione l'esperto economico croato e aggiunge che questo dovrebbe essere anche uno stimolo per l'esplorazione delle possibili fonti petrolifere nel nostro mare ma anche per il progetto del terminale LNG per il gas liquido.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 7 dicembre a Radio Radicale


Che la notizia sul South Stream non sia buona per la Serbia attraverso la quale dovevano passare 422 chilometri di gasdotto non e' stata nascosta nemmeno dal premier serbo Aleksandar Vucic. Un giornalista economico di Belgrado ha detto che la Serbia adesso, visto che e' tragicamente in ritardo, deve iniziare a riflettere sul suo futuro energetico con intelligenza europea per poter trovare una sostituzione per il gas russo. Si rileva la possibilita' della prospettiva che offre il progetto LNG sull'isola di Veglia in Croazia nonche' il gasdotto Adriatico-ionico che dall'Azarbaidzan attraverso la Grecia, Albania e Montenegro dovrebbe arrivare fino alla Croazia. Il giornale croato aggiunge ancora che la notizia del rinuncio russo e' stata appresa non bene anche in Ungheria nel cui parlamento, lo scorso mese e' stata approvata la modifica della legge che acconsente la costruzione della loro parte del South Stream.Va ricordato che del South Stream si parla dal 2008 e il valore complessivo del progetto nel frattempo e' solo aumentato seguendo l'aumento del prezzo dell'acciaio sul mercato mondiale. Allora si parlava dell'anno 2013 come dell'anno in cui il gasdotto lungo 2446 km sarebbe stato messo in funzione. Nel frattempo il termine e' stato prolungato al 2015 e sono apparse supposizioni che “Gazprom” non puo' chiudere la costruzione finanziaria del gasdotto. “Gazprom” con il suo contributo del 50 per cento e' il proprietario maggioritario della ditta “South Stream Transport” mentre l'ENI italiana ha il 20 per cento, l'EDF francese e Wintershall tedesco ciascuno il 15 per cento. I russi hanno gia' contato che la perdita complessiva del rinuncio al gasdotto sara' di almeno 2,82 miliardi di dollari a causa dei lavori che sono gia' stati contrattati.

E' chiaro che l'opposizione croata, vala a dire l'Unione Democratica Croata (HDZ) afferma che non c'e' posto per allegria. Loro affermano che la Croazia sulla decisione della “Gazprom” non dovrebbe essere troppo allegra ma nemmeno troppo preoccupata. Osservano che la Croazia ha una produzione nazionale del gas ancora significativa dalla quale si possono fornire i consumatori domestici in eventuali tempi di crisi. La Croazia, rileva il presidente della Commissione per l'energetica dell'HDZ, negli ultimi 12 anni ha sviluppato e costruito un sistema nuovo di trasporto di gas il quale e' compatibile e adottabile per possibili nuovi progetti e quindi anche per il braccio di South Stream qualora la sua costruzione, nonostante tutto, vada in porto.
Una esperta croata sull'Ucraina, ricorda che il gasdotto South Stream doveva rendere piu' sicura l'importanzione del gas russo e evitare l'Ucraina che negli anni precedenti ostacolava la fornitura fino ai consumatori europei. Secondo questa esperta, l'Europa sicuramente perdera' di piu' poiche' la Russia ha gia' risolto l'esportazione, vale a dire la vendita di questa parte del gas che l'Ue non compra quest'anno. L'anno scorso, infatti, la Russia ha concordato con la Cina 46 miliardi di metri cubi di gas. Quest'anno si dice che la Russia con la Cina ha concordato circa 100 miliardi di metri cubi di gas.

“Quando si tratta della fornitura di gas, la Croazia e' in una situazione migliore rispetto a molti altri paesi europei, cosi' che apprendiamo questa notizia” ha detto il premier croato, Zoran Milanovic valutando inoltre che il South Stream in effetti non sarebbe male a causa della diversificazione delle fonti energetiche, ma la Croazia non ne sara' sicuramente particolarmente danneggiata.Il premier sloveno, Miro Cerar non si dice troppo sorpreso per quanto riguarda la notizia South Stream. Cerar ha detto che adesso la Slovenia deve girarsi alla ricerca di alternative energetiche, in particolare delle fonti energetiche rinnovabili. Il neo premier sloveno ha aggiunto che bisogna sviluppare una tale politica energetica che avra' effetti multipli sull'economia. Ma per quanto riguarda gli analisti sloveni, la Slovenia con il rinuncio al progetto South Stream perde una occasione eccezionale di trovarsi sulla via strategica energetica che portava migliori prospettive di fornitura di gas ma anche occasioni per nuovi investimenti russi in Slovenia sul piano energetico. Il presidente e uomo forte della Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba in Bosnia Erzegovina ha espresso rammarico a causa della situazione sul South Stream ma anche aspettative che la parte russa continuera' comunque presto la sua costruzione. Secondo le sue parole, si stratta del risultato della lotta politica e strategica tra l'Occidente e la Russia sul caso Ucraina. Il membro croato della Presidenza tripartita della Bosnia, Dragan Covic ha valutato invece come dannoso per la BiH il rinuncio al progetto South Stream. Covic e' dell'opinione che la Bosnia e' una vittima collaterale delle relazioni internazionali.

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