Vladimir Putin blocca South Stream: se l'Europa non vuole lo sviluppo del progetto, non sarà sviluppato, il gas russo sarà indirizzato verso altre regioni del mondo e l'Europa non riceverà queste forniture. Fine della storia. Per il capo del Cremlino è la Commissione europea ad aver bloccato il progetto a seguito delle sanzioni dopo la crisi in Ucraina. La Bulgaria, infatti, pressata da Bruxelles, non ha ancora autorizzato il passaggio della pipeline sul suo territorio. L'economia russa è in difficoltà e deve fare i conti con il calo del prezzo del petrolio, il crollo del rublo, i problemi di liquidità sui mercati internazionali e gli effetti delle sanzioni occidentali. Putin, però, da spregiudicato giocatore, rilancia e rovescia le responsabilità sull'UE che "non favorisce i suoi interessi economici e danneggia la nostra cooperazione”. I bulgari, anzi, "dovrebbero chiedere i danni all'Ue per i mancati guadagni che avrebbero con South Stream, 400 milioni di euro all'anno per il transito del gas".
Già in passato Putin aveva minacciato di bloccare la realizzazione di South Stream senza però mai fare passi concreti. Questa volta, invece, il presidente russo passa alle vie di fatto, e per il suo annuncio ha scelto non a caso Ankara dove si è recato in visita il 1° dicembre, per il periodico vertice bilaterale di alto livello con la autorità turche. Nella conferenza stampa congiunta con il premier turco Recep Tayyp Erdogan, Putin ha voluto annunciare che proprio la Turchia sarà uno dei primi Paesi “beneficiari” della nuova politica energetica russa con uno sconto del 6% e un aumento delle forniture di 3 miliardi di metri cubi. E non solo: Mosca annuncia un nuovo gasdotto lungo il confine greco-turco, “per approvvigionare i consumatori del sud Europa”, ovvero la crescente domanda turca. Secondo quanto dichiarato dal capo di Gazprom, Alexey Miller, si tratterebbe di una pipeline con una capacità annuale di 63 miliardi di metri cubi.
Bruxelles ha ribadito a più riprese che il progetto non è una priorità europea e che occorre invece puntare sul “Corridoio meridionale” e sulla diversificazione delle forniture. South Stream è un progetto da 16 miliardi di euro che riguarda direttamente l'Italia dato che Eni è il primo partner di Gazprom, insieme ai francesi di Edf e ai tedeschi di Wintershall. Ma proprio i vertici di Eni, fin dallo scoppio della crisi in Ucraina, avevano avvertito che il progetto aveva un futuro incerto. Nonostante i nuovi sviluppi l'Ue conferma che il prossimo incontro su South Stream già fissato per il 9 dicembre "avrà luogo a prescindere dall'annuncio della Russia di fermare il progetto". Il vicepresidente della Commissione europea per l'Unione dell'energia, Maros Sefcovic, sottolinea che "il panorama energetico sempre mutevole nell'Ue è una ragione di più per costruire un'Unione delle'energia resistente" dove "una delle priorità sarà la sicurezza energetica".
Per saperne di più
Putin chiude l’autostrada del gas di South Stream
di Nicolò Sartori
Pubblicato il 02/12/2014 su Affariinternazionali.It
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