Benkovac, 1991: Seselj (sin.) all'inzio della guerra in Croazia |
Ad una settimana esatta dalla condanna
a 40 anni di Radovan Karadzic, il Tribunale internazionale per l'exJugoslavia (Icty) ha assolto il leader ultranazionalista serbo Vosjislav
Seselj dai nove capi di imputazione per crimini di guerra e contro
l'umanità commessi contro croati e musulmani durante i conflitti del
1991-95. Secondo i giudici dell'Aia la procura, che aveva chiesto una
condanna a 28 anni per l'imputato, non è riuscita a provare
l'esistenza di un'impresa criminale congiunta". Seselj, dunque,
è un uomo libero, come ha detto il presidente della giuria
Jean-Claude Antonetti.
Seseslj, che nel 2003 si era
volontariamente costituito ed era poi stato scarcerato per motivi di
salute nel 2014, non ha voluto essere presente alla lettura della
sentenza come aveva fatto sapere da Belgrado e ha elogiato i giudici
del tribunale - definiti "degni di onore e giusti" - dopo
tutti i processi “che hanno accusato serbi innocenti che hanno
ricevuto sentenze draconiane”. Per Seselj i giudici "hanno
dimostrato che la loro professionalità e il loro onore è al di
sopra di qualsiasi pressione politica" e hanno emesso "l'unico
verdetto possibile".
Opposto il giudizio della procura che
in un comunicato dichiara di prendere atto della decisione in attesa
di esaminare le motivazioni dei giudici e giudica comprensibile “che
molte vittime e le comunità resteranno deluse dalla sentenza".
Il procuratore capo, Serge Brammertz, da parte sua ha già annunciato
di voler fare appello e ha parlato di una sentenza "a sorpresa"
sottolineando di condividere la frustrazione di molte delle vittime.
"Non posso essere soddisfatto dell'esito", ha dichiarato
parlando ai giornalisti. "Le motivazioni non sono assolutamente
in linea con la realtà fattuale", ha aggiunto Brammertz.
Seselj doveva risponder di nove capi di
imputazione per crimini commessi nell'ambito del suo
progetto di unificazione di "tutte
le terre serbe". Secondo l'accusa Seselj era dietro agli
assassini di molti croati, musulmani e civili non di
etnia serba, come della deportazione forzata di "decine di
migliaia" di persone da vaste aree della Bosnia Erzegovina,
della Croazia e della Serbia. Inoltre, secondo l'accusa, avrebbe
comandato unità paramilitari chiamate "Gli uomini di Seselj". Per la corte, tuttavia, il caso è
stato presentato in maniera confusa e ambigua e l'accusa non è
riuscita a chiarire il contesto generale in cui si sono svolti gli
eventi. La procura ha dato "al massimo un'interpretazione che
nasconde il modo in cui si sono svolti i fatti e nel caso peggiore li
distorce in relazione alle prove presentate alla camera", ha
dichiarato il presidente della corte Antonetti.
La notizia dell'assoluzione del leader dell'ultranazionalista Partito radicale serbo ha fatto subito il giro delle capitali dei Paesi che furono coinvolti nelle guerre degli anni '90 che segnarono la dissoluzione della Jugoslavia. La Croazia l'ha già definita "vergognosa". Il primo ministro Tihomir Oreskovic, in visita a Vukovar, la città che all'inizio della guerra, nell'autunno del 1991, fu assediata e rasa al suolo dalle forze serbe e fu teatro di un efferato eccidio di civili croati, ha parlato di una “sconfitta della corte dell'Aia e dei procuratori” descrivendo Seselj come “un uomo che ha fatto cose malvagie e non ha mostrato rimorso né allora né oggi".
Nessun commento:
Posta un commento