La sede del Tribunale internazionale all'Aja |
di Marina Szikora (*)
Giovedi' la tanto attesa sentenza del
Tribunale dell'Aja che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia a
Radovan Karadzic. Dopo che nel 2006 nel carcere di Scheveningen e'
morto l'ex presidente serbo, Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic e'
il piu' alto rappresentante politico degli anni novanta ad essere
sentenziato per i crimini e per le atrocita' commesse durante la
guerra in Bosnia Erzegovina dal 1992 al 1995. Come detto, con il
verdetto, il leader dei serbi bosniaci, Radovan Karadzic viene
condannato a 40 anni di carcere, ritenuto responsabile di crimini di
guerra in Bosnia. Subito dopo il pronunciamento della sentenza,
divise sono state le reazioni in Bosnia ma in sostanza, sono stati
pochi ad essere pienamente soddisfatti con la decisione del Tribunale
dell'Aja. I rappresentanti di diverse associazioni bosgnacche che si
aspettavano una condanna all'ergastolo nonche' la conferma della
corte che oltre a Srebrenica il genocidio e' stato commesso anche in
altri sei comuni che si trovano inclusi nell'imputazione, sono
rimasti un'altra volta delusi. Dall'altra parte, i commentatori della
Republika Srpska [l'entità a maggioranza serba della Bosnia
Erzegovina] affermano in sostanza che la sentenza e' “politica”
ma che nulla cambiera' per quanto riguarda lo status dell'entita'
serba.
“Siamo consapevoli che non esiste una
pena che possa far tornare in vita le vittime innocenti, ma la
condanna ad uno dei principali statisti della politica di aggressione
della politica di una Grande Serbia in Bosnia Erzegovina, i cui
risultati sono stati il genocidio e crimini terribili, rappresenta il
minimo di cui le vittime e le loro famiglie hanno atteso troppo a
lungo”, questa la posizione e la reazione del Governo croato alla
sentenza dell'Aja. Secondo il capo della diplomazia croata, Miro
Kovac, la sentenza offre una soddisfazione morale insufficiente agli
eredi delle vittime della politica di sistematiche uccisioni e
violenze. Radovan Karadzic e' stato condannato ma non e' stato
sconfitto ancora il suo spirito, come nemmeno l'eredita' della sua
politica di crimini e di genocidio. Soltanto quando questo sara'
raggiunto, allora si potra' arrivare ad una riconciliazione tra la
gente della Bosnia ed oltre, ha rilevato il ministro Kovac.
La presidente croata, Kolinda
Grabar-Kitarovic ritiene che la sentenza all'ex leader dei serbi
bosniaci sia una consolazione debole alle vittime ma e' un messaggio
ai criminali e terroristi odierni che non passeranno impuniti. “Anche
se si tratta di una sentenza di primo grado, con essa la comunita'
internazionale ha riconosciuto che a Srebrenica e' stato commesso un
genocidio e che nei sette comuni della RS e nella citta' di Sarajevo
sono stati commessi i piu' gravi crimini con l'obbiettivo di creare
uno spazio serbo omogeneo” ha detto la presidente croata. “Questa sentenza non pou' e non deve
influenzare il destino della RS e per questo mi appello a tutti i
rappresentanti politici del popolo serbo in Bosnia Erzegovina, in
particolare della Republika Srpska, di lottare con una posizione
congiunta per la loro Republika e per il loro popolo il cui destino,
con questa sentenza puo' essere messo in questione” sono invece le
parole di reazione del presidente della Serbia, Tomislav Nikolic.
Il testo è la trascrizione di parte
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in
onda il 27 marzo a Radio Radicale
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