Il 28 gennaio si è svolto al Parlamento europeo il seminario di conclusione di "Safety Net For European Journalists", progetto europeo promosso da Osservatorio Balcani e Caucaso dedicato alla libertà di stampa nell'Unione europea, nel sud est europeo e in Turchia
La questione della libertà di espressione ha occupato il dibattito pubblico europeo con fragore e drammaticità dopo il grave attentato alla redazione del settimanale francese Charlie Hebdo. Se ne è discusso anche durante il seminario “Je suis Charlie. Media Freedom in the EU and South Eastern Europe" tenutosi a Bruxelles lo scorso 28 gennaio, organizzato da Osservatorio Balcani e Caucaso e promosso da Ulrike Lunacek, vicepresidente del Parlamento europeo.
Il seminario ha inoltre presentato i risultati del progetto "Safety Net for European Journalists" cofinanziato dall’Unione europea, a cui OBC e un'estesa rete di partner a livello internazionale ha lavorato per tutto il 2014.
Di fronte a una platea composta di eurodeputati, esperti di settore, giornalisti di paesi dell'Ue e del sudest europeo - ha aperto i lavori l'eurodeputata slovena Tanja Fajon: “L'attentato di Parigi è stato uno shock ma dobbiamo prenderci il tempo per riflettere, senza adottare misure affrettate, la lotta al terrorismo non deve portare alla limitazione delle libertà di espressione. La via è lavorare fianco a fianco in Europa su solidarietà, educazione, integrazione, esprimendo la ricchezza della nostra diversità e della nostra cultura”.
Sul ruolo dei media quale pilastro imprescindibile di una società democratica, si è espressa anche la vicepresidente Ulrike Lunacek, nel suo messaggio alla platea: “La scelta di misure da 'Grande Fratello' darebbe una sensazione sbagliata di sicurezza. Gli interessi forti, politici ed economici, non vogliono media indipendenti e spingono verso la censura o l'autocensura. Ecco perché si deve continuare a promuovere e sostenere libertà di espressione e di critica, l'indipendenza dei media e il giornalismo investigativo, quali essenza di democrazia”. Ha poi indicato alcuni ambiti su cui è necessario a suo avviso lavorare: rafforzare le legislature sui media in linea con gli standard dell'Ue e sviluppare professionalità e valori deontologici tra i giornalisti.
Undici paesi monitorati, 400 approfondimenti in 9 lingue, 100 giornalisti incontrati, 550 violazioni alla libertà di stampa documentate sulla piattaforma Ushaidi.com, un manuale per giornalisti minacciati, tre policy paper. E' da quanto fatto durante Safety Net che Luisa Chiodi, direttrice scientifica di OBC, è partita per chiarire quanto sia urgente lavorare ogni giorno su questo tema: "In tutti gli 11 paesi coinvolti abbiamo evidenziato l'esistenza di comuni ostacoli alla libera informazione. Tra i bisogni espressi dai giornalisti minacciati vi è ad esempio la mancanza di assistenza legale ma un aspetto rilevante è il bisogno di ricevere solidarietà dai colleghi e dall'opinione pubblica ”. "Dopo Parigi il tema della libertà di stampa sembra interessare tutti - ha concluso Luisa Chiodi – ma garantire la libertà di stampa necessita di una forte alleanza tra istituzioni e società coinvolte, a livello locale come internazionale.”
Per approfondire, si veda lo studio “Building a Safety Net for European Journalists”, a cura di Dr. Eugenia Siapera - School of Communications, Dublin City University. Uno studio, realizzato nell'ambito del progetto, che mette in luce i bisogni dei giornalisti, gli ostacoli che affrontano e i rischi connessi all'esercizio della professione.
Il progetto "Safety Net for European Journalists . A Transnational Support Network for Media Freedom in Italy and South-east Europe" è stato co-finanziato dall'Unione Europea. Osservatorio Balcani e Caucaso ha dedicato un intero anno alla libertà di stampa in Italia, sud-est Europa e Turchia, insieme a SEEMO - South East Europe Media Organisation, Ossigeno Informazione, la Professoressa Eugenia Siapera (Dublin City University) e un'ampia rete di media partner in 11 paesi europei.
Osservatorio Balcani e Caucaso E' un think tank che si occupa di sud-est Europa, Turchia e Caucaso ed esplora le trasformazioni sociali, politiche e culturali di sei paesi membri dell'Unione Europea (UE), di sette paesi che partecipano al processo di Allargamento europeo e di buona parte dell'Europa post-sovietica coinvolta nella politica europea di Vicinato.
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