venerdì 7 gennaio 2011

CIAO PAOLINO

Ci sono notizie che non si vorrebbero mai ricevere, né tanto meno dare: la scomparsa di una persona conosciuta è una di queste. Capita, purtroppo, perché così va la vita, ma questo non rende la cose meno difficili. Così mi trovo a scrivere della scomparsa di Paolo Pietrosanti, con cui ho condiviso alcuni anni di impegno e di lavoro nel Partito Radicale. Paolino, così lo chiamavano da sempre gli amici e i suoi compagni radicali, è morto a Roma la notte scorsa: se lo è portato via il tumore di cui soffriva da molti anni.
Nato nel 1960, giornalista (anche a Radio Radicale) e scrittore, Paolino Pietrosanti è stato uno storico militante e dirigente radicale sin dalla fine degli anni ’70, più volte candidato tra i capilista radicali alle elezioni europee, politiche e amministrative. Iniziò il suo impegno politico partecipando attivamente all’organizzazione delle iniziative antimilitariste e nonviolente dei Radicali e della Lega degli Obiettori di Coscienza, subendo anche un arresto a Comiso. E' stato autore di analisi, pubblicazioni, libri e interventi sui metodi della disobbedienza civile e della nonviolenza passiva, impegnandosi per la diffusione in Italia del pensiero di Gandhi e di Martin Luther King.
Tra i principali temi che hanno caratterizzato il suo impegno politico, ricordo la campagna contro la pena di morte e le azioni contro le dittature comuniste dell’Europa centro-orientale: per queste ultime fu anche arrestato a Varsavia nel 1986. E ancora la battaglia per i diritti del popolo Rom per i quali è stato rappresentante all’Onu dell’Unione Internazionale dei Rom, oltre che Presidente onorario della prima organizzazione europea del popolo Rom. Tra i promotori del Partito Radicale Transnazionale, alla caduta del muro di Berlino si trasferì a Praga, dove fece nascere un nucleo molto attivo di radicali impegnati sui temi transnazionali. Altre iniziative che lo videro protagonista furono quella per la creazione di un tribunale ad hoc sui crimini commessi in ex Jugoslavia (e la conseguente campagna per l'incriminazione di Slobodan Milosevic) e quella per l'istituzione della Corte penale internazionale permanente.
La malattia nel 2000 gli causò la perdita della vista, ma questo non gli impedì di battersi per la trasmissione della cultura e dei testi in formato audio-digitale a beneficio dei non vedenti (ma lui detestava questa definizione: "Io non sono 'non vedente' - amava ripetere - sono cieco, anzi 'so ciecato', come si dice a Roma"). Per questo, ebbe anche l’incarico dal Ministero dei Beni Culturali di trattare con gli editori la relativa convenzione.
Ciao Paolino, che la terra ti sia leggera.


Per saperne di più sull'attività politica di Paolo Pietrosanti segnalo in particolare la pagina speciale sul sito di Radio Radicale.

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