La Croazia ha detto sì all'Europa: il referendum tenutosi ieri sull'adesione all'Unione ha infatti registrato come previsto la vittoria dei sì, che hanno superato però le stime della vigilia, attestandosi oltre il 66%. "La Croazia va in Ue", ha titolato oggi il quotidiano Jutarnj list riassumendo l'esito del voto. L'ampia affermazione dei sì è bilanciata però dall'affluenza alle urne di appena il 43,58% degli aventi diritto, molto al di sotto di quella registrata alle elezioni del 4 dicembre. La validità della consultazione non era comunque vincolata ad alcun quorum ed il risultato spiana definitivamente la strada all'ingresso nell'Ue fissata il 1° luglio 2013, come prevede il Trattato di adesione firmato a Bruxelles il 9 dicembre, dopo sette anni di negoziati non facili. In quella data la Croazia diventerà il 28° membro dell'Unione ed il secondo Paese dell'ex Jugoslavia dopo l'ingresso della Slovenia nel 2004.
Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ed il capo della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, in una nota congiunta hanno accolto con soddisfazione la decisione che condurrà i croati a "nuove opportunità e rafforzerà la stabilità e la prosperità della loro nazione". Ma i croati, sembrano consapevoli che difficilmente l'ingresso nell'Ue porterà di per sé un miglioramento dello standard di vita e una soluzione alla crisi economica che per il momento vede il loro Paese in recessione ininterrottamente dal 2009, mentre la disoccupazione a ottobre superava il 17%. Il premier di centrosinistra Zoran Milanovic, da poco insediato, ha quindi subito interpretato la scarsa partecipazione come "un messaggio" per il suo governo chiamato ad affrontare la situazione economica, e anche il presidente Josipovic, al di là delle ovvie dichiarazioni ufficiali, dalla sua pagina Facebook ha tenuto a ringraziare "chi ha votato a favore e chi ha votato contro".
I croati sanno bene, come tutti gli europei, che la soluzione ai loro problemi va cercata innanzitutto all'interno dei confini nazionali, senza attendere che Bruxelles levi le castagne dal fuoco. Tuttavia mostrano anche di comprendere che, nonostante la crisi dell'Eurozona e dell'assetto istituzionale dell'Unione, quella dell'integrazione è una strada da cui non si torna più indietro. La vittoria del sì rincuora anche che continua, nonostante tutto a credere al sogno europeo e mostra come esso continui ad attrarre i popoli balcanici che vedono nell'Ue la possibilità di un futuro di stabilità dopo le tragedie degli anni'90. Non a caso, tra i primi a congratularsi per l'esito del voto croato è stato il presidente serbo, Boris Tadic, in attesa di ottenere a marzo la candidatura all'adesione del suo Paese. Credo che l'ingresso della Croazia nell'Ue sia un'ottima notizia. Spero che non troppo in là nel tempo si possa dire lo stesso per la Serbia. [RS]
Referendum in Croazia: gli umori del giorno dopo nella corrispondenza di Marina Szikora per il notiziario di Radio Radicale
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