lunedì 1 luglio 2013

DOBRO DOSLA, HRVATSKA


Da mezzanotte la Croazia è entrata a far parte a pieno titolo dell'Unione europea, divenendo il 28° Stato membro della Ue. Dopo la Slovenia, il cui ingresso avvenne nel 2004, la Croazia è la seconda delle sei Repubbliche che componevano la Jugoslavia ad aderire all'Unione europea, ma è di fatto il primo tra i Paesi ex jugoslavi che furono più coinvolti nelle guerre degli anni '90. Il conflitto con la Serbia seguito all'indipendenza proclamata da Zagabria nel giugno 1991, conclusosi nel 1995, costò 22 mila morti e centinaia di migliaia di profughi. La Croazia presentò la domanda di adesione all'Ue nel febbraio del 2002 e, dopo aver ottenuto la candidatura ufficiale, nel 2005 avviò i negoziati con Bruxelles che si sono conclusi nel giugno 2011 per adeguare la legislazione agli standard e alle direttive comunitarie. In un referendum, nel gennaio 2012, il 66% dei votanti croati si pronunciò a favore del trattato di adesione firmato nel dicembre precedente, che è stato ratificato poi da tutti i 27 paesi membri.

Ieri decine di migliaia di persone hanno festeggiato in tutte il Paese l'ingresso nell'Unione europea. La festa centrale si è tenuta sulla piazza Ban Jelacic di Zagabria, dove davanti a circa 30 mila persone e 170 ospiti stranieri, presidenti, premier e ministri provenienti da tutti i Paesi dell'Ue e della regione balcanica, si sono esibiti centinaia artisti, musicisti e ballerini. Presenti al completo i vertici dell'Unione europea: il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso e il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, il vicepremier irlandese Eamon Gilmore e il presidente lituano Dalia Grybauskaite, in rappresentanza della presidenza di turno semestrale uscente della Ue e di quella che si insedia da oggi. A rappresentare l'Italia vi erano il presidente della repubblica Giorgio Napolitano e il ministro degli esteri Emma Bonino, la cui presenza aveva un particolare significato personale visto l'iniziativa dei Radicali prima per l'integrazione europea della Jugoslavia fin dalla metà degli anni Ottanta e poi per cercare di fermare le guerre degli anni '90 e l'istituzione del Tribunale internazionale, oltre al suo impegno come Commissaria europea all'epoca dei conflitti in Bosnia e Kosovo.

''Sono fiero di essere qui questa notte in questo momento storico'', ha dichiarato Herman Van Rompuy, secondo il quale l'ingresso della Croazia nella Ue è una pietra miliare per la riconciliazione nella regione: ''Sono fiducioso che seguiranno altri passi positivi'', ha detto ricordando l'accordo raggiunto di recente da Belgrado e Pristina. Per Barroso “la Croazia può essere un esempio per gli altri Paesi della regione, ha intrapreso difficili riforme e adoperandosi nel contempo per la riconciliazione'' tra i popoli della ex Jugoslavia: ''Ora potrà aiutare gli altri Paesi, e posso garantire che l'Europa sara' aperta a tutti coloro che vorranno condividere i nostri valori''. Il presidente croato Ivo Josipovic, da parte sua ha ricordato che “l'Europa unita fu creata come un progetto di pace, contro le guerre, e oggi essa è simbolo di pace e di solidarietà, e la Croazia desidera fermamente che il progetto europeo non si fermi ai suoi confini”. “Questo giorno ci dà una nuova speranza e ci apre nuove opportunità che potremo realizzare se ci impegneremo tutti insieme”. Un concetto ribadito anche dal premier Zoran Milanovic: “Oggi vogliamo tendere una mano agli altri Paesi dei Balcani e promettiamo che appoggeremo con solidarietà il loro cammino verso la Ue”.

Con canti, cori, musica e coreografie classiche e moderne, e, diciamolo pure, quella dose di retorica inevitabile in questi casi, la Croazia ha voluto presentarsi come un Paese giovane e moderno, pronto ad unirsi alla famiglia europea e al contempo orgoglioso della sua storia, della sua cultura, della sua arte e delle sue tradizioni nazionali da sempre appartenenti all'Europa. Il culmine della serata è stato raggiunto con uno dei più solenni e famosi canti della tradizione letteraria e operistica croata, l'”Inno alla Libertà” scritto nel '500 dal poeta Ivan Gundulic di Dubrovnik a cui è seguito l'inno europeo, cioè l'”Inno alla Gioia” tratto dal quarto movimento della Nona sinfonia di Ludwig Van Beethoven. A mezzanotte le campane a festa delle chiese di Zagabria e i fuochi d'artificio hanno segnato l'ingresso ufficiale nell'Unione Europea. Le tv hanno trasmesso in diretta la cerimonia in cui a mezzanotte i ministri delle Finanze sloveno e croato hanno abolito i controlli doganali a un valico di confine tra le due repubbliche ex jugoslave, mentre alla frontiera con la Serbia il capo della polizia croata ha scoperto il cartello con la scritta ''Unione europea''.

Da oggi, dunque, la Croazia è il 28esimo Paese membro dell'Ue, ma entra in una fase di notevoli difficoltà economiche interne e di grave crisi politica ed economica della stessa Unione. Zagabria prevede per quest'anno una crescita economica dello 0,7% e del 2,4% l'anno prossimo, ma la Commissione europea ha altre cifre e prevede un calo del Pil dell'1% nel 2013 e una ripresa l'anno prossimo ferma ad un debole 0,2%. Il deficit di bilancio dovrebbe arrivare quest'anno al 4,7% del Pil e rischia di salire nel 2014 al 5,6%, ben al di sopra del tetto del 3% previsto dall'Ue. Il debito croato al momento è al 54% del Pil, ma secondo la Commissione europea supererà ampiamente la soglia del 60% nel 2014, oltre i limiti fissati dall'Ue. Bruxelles potrebbe quindi avviare in tempi brevi una procedura per deficit eccessivo. Questo, almeno, è l'avvertimento contenuto in un rapporto pubblicato da Bruxelles lo scorso 29 maggio. Quanto alla disoccupazione, essa è arrivata oltre il 20% e solo venerdì scorso la Slovenia si è affrettata a votare l'estensione delle restrizioni all'accesso del suo mercato del lavoro per i cittadini croati, che saranno considerati de facto extra-comunitari per almeno altri due anni.

"La Croazia si ritrova ad affrontare importanti sfide in termini di rilancio della sua crescita, di consolidamento delle finanze pubbliche e di miglioramento della competitività", è il giudizio complessivo della Commissione Ue nel suo ultimo rapporto, ma i commenti dei giornali e dei politici degli altri Paesi membri propongono analisi meno diplomatiche e molti temono – ne sono apertamente convinti - che la Croazia sarà presto una nuova Grecia, pronta a inghiottire altri miliardi di euro dei contribuenti. A questo si aggiunga il generale senso di disaffezione e di timore rispetto a ulteriori allargamenti dell'Ue, dopo i grandi (e forse anche un po' facili) entusiasmi del 2004. Significativo che l'Eurobarometro lo scorso autunno registrava in tutta Europa un 38% di favorevoli ad ulteriori ingressi e un 52% di contrari. E gli stessi cittadini croati vedranno da oggi sventolare la bandiera blu con le dodici stelle ma senza più l'entusiasmo che nel corso del negoziato ha permesso al Paese di varare riforme e provvedimenti non facili ma necessari per adeguarsi agli standard comunitari. L'ultima prova del debole coinvolgimento la si è vista stata lo scorso aprile, quando per eleggere i primi eurodeputati croati ha votato poco più del 20%.

Nonostante tutto questo, anzi, proprio per questo “Dobro dosla, Hrvatska”.
[RS]

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