Lunedì 15 febbraio il presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, il croato-bosniaco Dragan Covic, ha presentato ufficialmente la domanda di adesione all'Unione Europea. Il 2016 sarà un "anno pieno di sfide", ha dichiarato Covic, a Bruxelles. "Dobbiamo far crescere la nostra economia" e "con le prossime elezioni locali avremo l'occasione per dimostrare che possiamo riformare il nostro Paese", ha aggiunto. "Vediamo che il nostro primo vicino, la Croazia, è già membro dell'Ue. Il Montenegro e la Serbia hanno intrapreso anche loro il cammino di integrazione. Anche la Bosnia Erzegovina fa parte di questo continente".
Già "candidato potenziale" all'adesione dal 2003, la Bosnia- Erzegovina non è riuscita fino ad ora ad ottenere lo status di candidato a causa delle dispute interne tra i politici che rappresentano le tre comunità del Paese, quella serba, quella croata e quella bosgnacca. Il rilancio del processo di integrazione è appoggiato dalla Gran Bretagna e della Germania, ma per superare positivamente i diversi passaggi formali necessari a ottenere l'adesione la Bosnia-Erzegovina dovrà portare avanti impegnativa riforme istituzionali, economiche e sociali fino ad ora sostenzialmente bloccate dai veti incrociati tra i rappresentanti politici delle varie etnie, dal complesso quadro istituzionale prodotto dagli accordi di pace di Dayton del 1995 e dalle spinte centrifughe portate avanti in particolare dalla dirigenza della Republika Srpska (l'entità a maggioranza serba) e dal suo uomo forte Milorad Dodik.
Sulla candidatura della Bosnia-Erzegovina all'adesione all'Unione Europea segnalo l'interessante e puntuale analisi di Luca Leone sul suo blog Occhio Critico.
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