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mercoledì 17 novembre 2010
I BALCANI NEL 2010: LA GUERRA NON FA PIU' PAURA, LA CRISI SI'
La guerra non fa più paura, la crisi invece sì. Con questo slogan si può sintetizzare il sentimento prevalente fra i popoli balcanici almeno stando al "Balkan monitor 2010" realizzato da Gallup in collaborazione con European Policy Centre (Epc) e European Fund for the Balkans (Efd), pubblicato sabato 13 novembre e giunto alla sua quarta edizione. "Una strada rocciosa verso la normalità" ("The rocky road to normality! Public opinion in the Balkans") è il titolo che riassume le conclusioni a cui giunge l'indagine condotta nel luglio di quest'anno in Albania, Bosnia, Croazia, Macedonia, Montenegro, Kosovo, Serbia, su un campione di 1000 persone intervistate per ogni paese considerato.
Dallo studio emerge che i popoli balcanici credono nell'Ue, persino nella Nato, ma non nei loro governi, temono sempre più di non arrivare a fine mese e sempre meno che scoppi un'altra guerra e guardano positivamente alla prospettiva dell'integrazione europea, ma senza illudersi che rappresenti la soluzione di ogni problema. Sono dunque la crisi economica ed i suoi effetti sulle condizioni di vita delle famiglie ed essere in testa alle preoccupazioni di tutti i Paesi considerati: le punte massime si registrano in Croazia (54%) e in Serbia (78%), ma ovunque il dato è in crescita rispetto al 2009, compreso il fino ad oggi ottimista Kosovo dove aumenta del 19%, toccando quota 51%. E se serbi e macedoni sono i più fiduciosi che troveranno lavoro nei prossimi 12 mesi, ben il 74% dei disoccupati bosniaci non condivide questo ottimismo.
Interessante il dato sulla fiducia nell'Ue, che sembra diminuire man mano che ci si avvicini al traguardo dell'adesione. E' il caso della Croazia, il cui ingresso è atteso per il 2012 o 2013 (anche se Bruxelles non ha ancora fissato una data certa), dove il 48% degli intervistati voterebbe no in un eventuale referendum sull'adesione, contro un 38% di sì. Voterebbero favorevolmente, invece, oltre i due terzi del campione in tutti gli altri Paesi considerati nell'indagine. I popoli balcanici hanno dunque fiducia nell'Ue, nelle forze armate (di cui si fida per esempio il 73% dei croati) e addirittura nella Nato, ma non ne rispettivi governi nazionali, con la curiosa eccezione dell'Albania, nonostante il parlamento bloccato da oltre un anno dall'ostruzionismo dell'opposizione di centro-sinistra che accusa la maggiioranza di brogli nelle elezioni politiche del giugno 2009. La fiducia nell'esecutivo di Tirana è cresciuta infatti del 17% dal 2006 ad oggi, toccando quota 48%, con il 60% dei cittadini albanesi che si sente politicamente rappresentato rispetto al 33% del 2006 (il che fa supporre che le elezioni amministrative del prossimo anno potrebbero vedere un'affermazione del centro-destra guidato dal Partito democratico del premier Berisha).
Diminuisce ovunque la paura di un nuovo conflitto: anche in Bosnia, dove sono cresciuti del 29% in un anno coloro che si dicono certi che non ci sarà un'altra guerra. Allo stesso modo, è incoraggiante il dato sulla percezione della corruzione: quella "ad alti livelli" resta estesa, ma diminuiscono diffusamente quanti dichiarano di aver dovuto pagare tangenti e bustarelle nell'ultimo anno: in Macedonia per esempio si passa dal 20 al 13%. Certo, a dieci anni dall'ultima guerra nella regione "i Balcani ancora rappresentano un insieme di protettorati frustati e stati deboli", osserva il Balkan monitor 2010 di Gallup e Efb che descrive Albania, Montenegro e Macedonia come "piccole e claustrofobiche repubbliche modellate sull'Italia di Berlusconi, dove i governi sono populisti e godono di ampia popolarità e dove l'opposizione è scoraggiata e scoraggiante allo stesso tempo". Bosnia e Kosovo, da parte loro, "sono imbrigliate nel labirinto delle politiche di semi indipendenza", mentre la Serbia "è scioccata" in primis, ma non solo, dalla perdita del Kosovo e la Croazia appare "divisa" tra quanti si dichiarano pro e quanti si esprimono contro l'adesione all'Unione europea.
Qui il testo completo del Balkan Monitor (in inglese)
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