E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est del 24 aprile 2016.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Argomenti della puntata
Albania, Armenia, Azerbaigian, Balcani, Bosnia, Bulgaria, Cipro,
Commissione Ue, Croazia, Grecia, Elezioni, Informazione, Integrazione, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Nagorno Karabak, Romania,
Serbia, Slovenia, Turchia, Unione Europea.
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domenica 24 aprile 2016
domenica 17 aprile 2016
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est del 17 aprile 2016.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Argomenti della puntata
Albania, Croazia, Elezioni, Immigrazione, Informazione, Integrazione, Kosovo, Macedonia, Onu, Rifugiati, Serbia, Unione Europea.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Argomenti della puntata
Albania, Croazia, Elezioni, Immigrazione, Informazione, Integrazione, Kosovo, Macedonia, Onu, Rifugiati, Serbia, Unione Europea.
domenica 10 aprile 2016
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est del 10 aprile 2016.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della puntata
La prima parte della puntata è dedicata al riaccendersi del conflitto in Nagorno Karabakh, la regione caucasica contesa da Armenia e Azerbaijan: i commenti e le analisi apparsi in alcuni paesi dell'area balcanica e un'intervista a Simone Zoppellaro, giornalista freelance, sulla natura e la realtà di questo conflitto "dimenticato" già costato 30mila morti e centinaia di migliaia di sfollati e profughi e sul perché nessuno sembra davvero intenzionato a voler trovare una soluzione.
Gli altri argomenti della puntata:
Serbia, il negoziato per l'adesione all'Ue e il ruolo della Croazia; Kosovo, la nuova presidenza di Hashim Thaci e lo scontro con l'opposizione; Macedonia; la difficile situazione politica e l'annuncio del boicottaggio delle elezioni anticipate del 5 giugno da parte del leader socialdemocratico Zoran Zaev.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della puntata
La prima parte della puntata è dedicata al riaccendersi del conflitto in Nagorno Karabakh, la regione caucasica contesa da Armenia e Azerbaijan: i commenti e le analisi apparsi in alcuni paesi dell'area balcanica e un'intervista a Simone Zoppellaro, giornalista freelance, sulla natura e la realtà di questo conflitto "dimenticato" già costato 30mila morti e centinaia di migliaia di sfollati e profughi e sul perché nessuno sembra davvero intenzionato a voler trovare una soluzione.
Gli altri argomenti della puntata:
Serbia, il negoziato per l'adesione all'Ue e il ruolo della Croazia; Kosovo, la nuova presidenza di Hashim Thaci e lo scontro con l'opposizione; Macedonia; la difficile situazione politica e l'annuncio del boicottaggio delle elezioni anticipate del 5 giugno da parte del leader socialdemocratico Zoran Zaev.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
giovedì 7 aprile 2016
LE MINACCE DEL TERRORISMO NEI BALCANI
di Marina Szikora [*]
Secondo Europol, nei Balcani ci sono
tutta una serie di campi terroristici di bassa intensita' in cui si
esercitano i novizi dell'ISIS, scrive in questi giorni il quotidiano
croato 'Vecernji list'. Anche se la Croazia si menzionava finora come
un paese esclusivamente di transito per i militanti terroristici,
quanto pubblicato nel rapporto di Europol si rileva che tutta l'area
dell'Europa sudorientale si puo' osservare come un'area problematica.
In questi campi terroristici di bassa intensita' nei Balcani i novizi
dell'ISIS si esercitano e verificano la loro resistenza nonche'
fermezza di riunirsi ai terroristi. Secondo alcuni dati in Bosnia Erzegovina
esistono 35 campi di addestramento mentre in Kosovo gli estremisti si
esercitano negli ex campi dell'UCK. Anche una alta
fonte dell'ufficio della presidente croata di recente ha parlato del rischio di
islamizzazione degli albanesi finora secolari in Kosovo, Macedonia e
Albania nonche' dell'importanza della stabilita' nel vicinato della
Croazia, rilevando che persino un singolo incidente potrebbe
distruggere il turismo croato che fa il 20% del pil.
Ma oltre alla Bosnia Erzegovina, la Croazia anche
dalla parte orientale, molto vicino al confine con la Serbia, tocca
l'estremismo – membri di queste organizzazioni non ci sono soltanto
nel Sangiaccato bensi' anche a Belgrado, Novi Sad e Subotica, in
Vojvodina. Anche se il loro numero non e' troppo impressionante, non
ha importanza per il terrorismo poiche' bastano 2-3 persone per
eseguire un'azione terroristica di grande portata, avvertono
dall'Agenzia di sicurezza e informazione serba, scrive sempre il
giornale croato. Aggiunge che anche nel vicinato occidentale della
Croazia, in Slovenia i servizi segreti hanno scoperto campi di
addestramento dell'ISIS. Nei pressi della capitale Ljubljana, sono
stati organizzati radunamenti nel centro sportivo Korant dal quale
sono stati mandati diversi militanti in Iraq e in Siria. I confini
aperti dello Schengen hanno acconsentito il passaggio senza controllo
e quindi in Slovenia arrivavano estremisti dall'Austria, Germania e
Lussemburgo.
Una storia particolare sono le armi che
dopo le guerre degli anni '90 ci sono in quest'area e che continuano
a circolare. Il direttore della fabbrica “Zastava armi” Milojko
Brzakovic ha confermato che diversi pezzi di armi che avevano usato i
jihadisti negli attacchi terroristici di Parigi lo scorso 13 novembre
sono stati prodotti proprio in questa fabbrica di Kragujevac, in
Serbia. Proprio per questo, affermano alcuni esperti, tra i servizi
di sicurezza spesso si dice “chiama i Balcani per il terrorismo”.
E mentre negli ultimi giorni si ripete che i servizi di sicurezza di
diversi paesi si ostinano a scambiare i messaggi di informazione,
dalla polizia croata affermano che lo scambio di informazioni utili
e' costante per mezzo della collaborazione internazionale con i
partner, prima lo era l'Interpol, oggi lo e' l'Europol. E'
importantissima inoltre la collaborazione regionale.
Dopo gli attentati di Parigi e
recentissimamente quelli di Bruxelles, all'UE spetta adesso prendere
decisioni importanti – se lo Schengen sara' del tutto sospeso, se
l'UE si impegnera' piu' fortemente nelle zone di guerra, innanzitutto
in Siria, ma anche in Libia, attraverso la quale arriva nell'UE un
gran numero di profughi. Secondo le valutazioni degli analisti della
casa Stratfor, potrebbe essere compromesso persino il nuovo accordo
tra l'UE e la Turchia sui migranti, scrive il quotidiano croato “Glas
Slavonije”. I governi di diversi paesi dell'Europa Occidentale tra
breve annunceranno nuove regole di sicurezza, maggiori controlli di
quelli che rientrano dai conflitti nel Medio Oriente e in nord
Africa, uno scambio piu' intenso di informazioni dei servizi di
sicurezza e verranno riattivati i dibattiti sulle modalita' della
lotta al terrorismo nei paesi di instabilita' e conflitti quali la
Libia e Siria, scrive il quotidiano croato. Si aggiunge che potrebbe
essere messo in questione anche il nuovo accordo tra l'UE e la
Turchia sulle migrazioni poiche' gli attacchi potrebbero riaccendere
posizioni antimusulmane in Europa e rafforzare le pressioni
dell'opinione pubblica sui governi UE di non abolire il regime di
visti a questo paese, una richiesta chiave da parte di Ankara per la
collaborazione sulla questione migranti.
“Glas Slavonije” rileva che il
premier italiano Matteo Renzi ritiene che il rafforzamento della
sicurezza ai confini sia un passo insoddisfacente per quanto riguarda
il ridimensionamento del pericolo di futuri attacchi terroristici. Il
giornale aggiunge che in quanto conseguenza delle posizioni
antimusulmane aumenta il sostegno ai partiti nazionalisti e siccome
nel 2017 ci saranno le elezioni in Francia e in Germania, e'
probabile che i partiti tradizionalisti perdano un numero
significativo di mandati rispetto ai loro concorrenti nazionalisti.
Uno scenario simile si aspetta in Olanda e in Svezia che hanno dei
movimenti nazionalisti relativamente forti. Anche per i sostenitori
dell'uscita della Gran Bretagna dall'UE, secondo il giornale croato,
il terrorismo potrebbe essere un argomento preso in considerazione.
[*] Il testo è la trascrizione della parte di corrispondenza andata in onda a Radio Radicale nel supplemento del giovedì di Passaggio a Sud Est del 7 aprile 2016
IL GRANDE EST 3/2016
E' online il nuovo numero de Il Grande Est,
il notiziario mensile di Rassegna Est sui fatti e sui numeri della "nuova"
Europa. In questa edizione, che copre il mese di marzo, si parla di
post-voto in Slovacchia, elezioni in Serbia, situazione in Ucraina,
crisi petrolifera in Russia, verdetti su Karadzic e Seselj, luci e ombre
della ripresa romena, rilancio dell'economia bulgara, innovazione e
regioni dell'Est con il potenziale maggiore in termini di capacità di
attirare investimenti. Tanti argomenti, tante fonti, tanti numeri. Come
sempre.
Il Grande Est 3/2016
Il Grande Est 3/2016
PASSAGGIO IN ONDA - supplemento
Il
"supplemento del giovedì" di Passaggio a Sud Est del 7 aprile 2016 su
Radio Radicale propone alcune analisi e prese di posizione dai vari paesi della regione sulla realtà della minaccia terroristica nei e dai
Balcani. Si parla quindi del riaccendersi degli scontri armati tra Armenia e Azerbaigian sul Nagorno
Karabakh e del perché questo conflitto erroneamente definito "congelato" ma in realtà quasi dimenticato dovrebbe interessare molto da seriamente l'Europa.
Gli articoli citati nella trasmissione:
Dobiamo temere i Balcani? Droni, carri armati e pistole
di Shpend Kursani - Osservatorio Balcani e Caucaso, 1 aprile 2016
(pubblicato originariamente su Pristina Insight il 28 marzo)
Alta tensione in Nagorno Karabakh
Simoze Zoppellaro - Osservatorio Balcani e Caucaso, 4 aprile 2016
Pane e guerra in Nargorno Karabakh
Simone Zoppellaro, Il Manifesto, 7 ottobre 2015
Ricordiamoci del Nagorno Karabakh prima che sia troppo tardi
Simone Zoppellaro - Gariwo, la foresta dei giusti, 5 aprile 2016
Israeli-made kamikaze drone spotted in Nagorno Karabakh
Thomas Gibbons-Neff - The Washington Post - 5 aprile 2016
Gli articoli citati nella trasmissione:
Dobiamo temere i Balcani? Droni, carri armati e pistole
di Shpend Kursani - Osservatorio Balcani e Caucaso, 1 aprile 2016
(pubblicato originariamente su Pristina Insight il 28 marzo)
Alta tensione in Nagorno Karabakh
Simoze Zoppellaro - Osservatorio Balcani e Caucaso, 4 aprile 2016
Pane e guerra in Nargorno Karabakh
Simone Zoppellaro, Il Manifesto, 7 ottobre 2015
Ricordiamoci del Nagorno Karabakh prima che sia troppo tardi
Simone Zoppellaro - Gariwo, la foresta dei giusti, 5 aprile 2016
Israeli-made kamikaze drone spotted in Nagorno Karabakh
Thomas Gibbons-Neff - The Washington Post - 5 aprile 2016
It’s Cyberwar, it’s Turkish vs
Armenian Hackers Amid Nagorno-Karabakh Dispute
Waqas - www.hackread.com, 3 aprile 2016
lunedì 4 aprile 2016
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est del 3 aprile 2016.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della puntata
La prima parte della puntata è dedicata alla sentenza con cui il Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia ha assolto il leader ultranazionalista serbo Vojislav Seselj dalle accuse di crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante i conflitti degli anni '90 in Bosnia, Croazia e Vojvodina: i commenti dei politici della regione e le reazioni dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime dei conflitti; l'intervista a Luca Leone, giornalista e scrittore, sui motivi che stanno dietro la decisione (non unanime) dei giudici e le conseguenze della guerra nella realtà della Bosnia di oggi.
Nella seconda parte si parla delle crisi politiche in Albania, dove si tenta un difficile dialogo tra maggioranza di centrosinistra e opposizione, in Macedonia, dove si andrà al voto il prossimo 5 giugno senza garanzie che si possa risolvere l'attuale stallo politico, ed in Kosovo dove le opposizioni continuano la loro lotta contro l'accordo con la Serbia firmato 3 anni fa con la mediazione dell'Ue e tentano la carta delle elezioni anticipate.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Sikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della puntata
La prima parte della puntata è dedicata alla sentenza con cui il Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia ha assolto il leader ultranazionalista serbo Vojislav Seselj dalle accuse di crimini di guerra e contro l'umanità commessi durante i conflitti degli anni '90 in Bosnia, Croazia e Vojvodina: i commenti dei politici della regione e le reazioni dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime dei conflitti; l'intervista a Luca Leone, giornalista e scrittore, sui motivi che stanno dietro la decisione (non unanime) dei giudici e le conseguenze della guerra nella realtà della Bosnia di oggi.
Nella seconda parte si parla delle crisi politiche in Albania, dove si tenta un difficile dialogo tra maggioranza di centrosinistra e opposizione, in Macedonia, dove si andrà al voto il prossimo 5 giugno senza garanzie che si possa risolvere l'attuale stallo politico, ed in Kosovo dove le opposizioni continuano la loro lotta contro l'accordo con la Serbia firmato 3 anni fa con la mediazione dell'Ue e tentano la carta delle elezioni anticipate.
La trasmissione, realizzata con la collaborazione di Marina Sikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
sabato 2 aprile 2016
SI RIACCENDE IL CONFLITTO IN NAGORNO KARABAKH
Come era prevedibile, vista
l'escalation degli ultimi mesi, nelle ultime ore è precipitata la
situazione nel Nagorno Karabakh, dove violenti scontri sono in corso
fra le forze armate azere e quelle armene. La regione è al centro di
una contesa tra Armenia e Azerbaijan ed è stata teatro di un
conflitto armato aperto nella prima metà degli anni '90, congelato
dal 1994 e poi proseguito a bassa intensità negli ultimi anni. Il
Nagorno Karabakh proclamò l'indipendenza dall'Azerbaijan ed è da
allora sostenuta anche se non ufficialmente riconosciuta
dall'Armenia.
Il ministero della difesa armeno ha
fatto sapere che gli scontri continuano e rivendica l'abbattimento di
un velivolo, la distruzione di un carro armato e l'eliminazione di
incursori azeri che si sono introdotti nella regione nella regione
sono stati neutralizzati. Erevan accusa l'Azerbaigian di aver dato
inizio all'offensiva. Baku, a sua volta, accusa le forze militari
armene di aver iniziato a colpire le postazioni azere lungo il
confine di fatto e gli insediamenti in cui vivono gli abitanti delNagorno Karabakh azeri costretti a
lasciare le loro case durante la guerra costringendo l'Azerbaijan ad
adottare "misure urgenti". Le autorità di Stepanakert
(capitale della autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh)
denunciano perdite su entrambi i fronti e hanno annunciat la
convocazione straordinaria del consiglio di sicurezza nazionale.
Ieri il vice presidente americano Joe
Biden, a margine del vertice sulla sicurezza nucleare a Washington ha
incontrato separatamente i presidenti di Armenia, Serzh Sarkisian, e
Azerbaigian, Ilham Aliyev, sollecitando una soluzione pacifica al
conflitto. Sia Aliyev che Sarkisian hanno chiesto agli Stati Uniti di
assumere un ruolo più attivo per il raggiungimento di un accordo. Il
presidente russo Vladimir Putin ha sollecitato le parti a porre
"immediatamente" fine ai combattimenti mentre il ministro
della difesa Shoigu ha parlato al telefono con le due controparti per
discutere misure urgenti per impedire il precipitare della
situazione. Anche il ministero degli esteri di Mosca ha aperto un
canale di comunicazione continuo con i ministri dei due paesi
coinvolti nel conflitto. Mosca ha avviato anche consultazioni con i
partner del cosiddetto “Gruppo di Minsk” dell'OSCE, che hanno
cercato in questi anni di trovare una soluzione del conflitto.
Il conflitto del Nagorno Karabakh
esplose ancora prima del crollo dell'Unione Sovietica. Attualmente,
oltre al territorio della regione separatista, le forze sostenute
dall'Armenia occupano altri sette distretti che formalmente
appartengono all'Azerbaijan: una porzione di territorio pari al 20
per cento di quella totale del paese. Secondo le autorità azere, la
situazione avrebbe provocato un milione di sfollati e di profughi
interni.
venerdì 1 aprile 2016
ASSOLUZIONE SESELJ: LA "DISSENTING OPINION" DELLA GIUDICE FLAVIA LATTANZI
La giudice Flavia Lattanzi |
Leggi qui la "dissenting opinion" della giudice Flavia Lattanzi (in inglese)