Lunedì 28 aprile Euronews ha mandato in onda il primo confronto tra i candidati alla presidenza della Comissione Europea, in vista delle elezioni per il Parlamento europeo che si svolgeranno tra il 22 e il 25 maggio (in Italia si voterà in questa data). Si tratta di un evento a suo modo storico: per la prima volta, infatti, il prossimo presidente della Commissione, che succederà a José Manuel Barroso, secondo quanto
prevede il trattato di Lisbona del 2009 sarà scelto tenendo conto del
risultato delle urne. E per la prima volta, dunque, i principali candidati alla guida dell'esecutivo comunitario si sono confrontati pubblicamente, presentando i loro programmi e rispondendo alle domande dei conduttori e dei cittadini.
Il dibattito ha avuto luogo a Maastricht, in Olanda, nel luogo cioè dove nel 1991 fu firmato il trattato che ha dato vita all'Unione Europea. Quattro i candidati che hanno accettato la sfida proposta da Euronews: Jean Claude Junker, ex premier lussemburghese, ex presidente dell'Eurogruppo, candidato dal Partito popolare europeo; Martin Schultz, attuale presidente del Parlamento, proposto dal Partito socialista europeo; Guy Verhofstadt, ex premier belga ed attuale capogruppo dell'Alleanza dei liberali e democratici; Ska Keller che, insiemea José Bové, è la candidata dei Verdi. Ha invece declinato l'invito il greco Alexis Tsipras, leader di Syriza e candidato della Sinistra unita europea che ha però già fatto sapere che sarà presente il 15 maggio al terzo e ultimo dibattito (il secondo è fissato per il 9 maggio).
Tre i temi di questo primo confronto: l'economia, con le politiche per uscire dalla crisi e rilanciare l'ocupazione, la questione energetica e il modello di crescita; la politica estera, alle prese con le gravi conseguenze della crisi ucraina nel confronto con la Russia; il futuro dell'Unione, con l'allargamento comuntario e le incognite poste dall'avanzata dei movimenti antieuropeisti e xenofobi. Alla fine i quattro candidati hanno riassunto i temi portanti della loro proposta per il governo dell'Unione Europea per i prossimi anni.
Se da un alto è sicuramente positivo che anche i candidati alla presidenza della Commissione si confrontino finalmente in pubblico sulle loro proposte e i loro programmi, rispondendo alle domande dei cittadini, come avviene ormai in tutti i Paesi dell'Unione in occasione delle elezioni, dall'altra parte non è detto che altrettanta trasparenza si avrà nella scelta effettiva del prossimo presidente, nonostante quanto preveda il trattato di Lisbona. Non solo perché questa nuova prassi non è gradita da alcuni dei più influenti leader europei, come la cancelliera Merkel, ma anche perché se dalle urne non dovesse uscire un risultato chiaro, la scelta del capo dell'esecutivo tornerà ad essere affidata alle trattative riservate tra i vari governi.
Sul sito di Euronews analisi e approfondimenti sull'esito di questo primo dibattito televisivo.
Qui di seguito la registrazione in traduzione italiana
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mercoledì 30 aprile 2014
sabato 26 aprile 2014
ITALIA, EUROPA, MONDO: SCEGLIERE PER CONTARE
Presentazione del rapporto IAI sulla politica estera italiana
Negli ultimi anni, il sommarsi di crisi interna ed esterna, afferma il rapporto, ha messo l'Italia in una posizione di particolare svantaggio e mentre l'economia europea e mondiale sono ora in ripresa e appaiono meno soggette a rischi sistemici, l'Italia trova difficoltà a trarne pieno beneficio perché la sua struttura economica e il suo tessuto sociale si sono notevolmente indeboliti. Anche il quadro politico europeo continua a non essere dei più favorevoli: gli assetti interni dell'Unione Europea rimangono incerti, mentre è emersa una serie di fattori che possono minare la sicurezza del continente a partire dalle tensioni con la Russia generate dalla crisi ucraina.
Lo scorso 16 aprile è stata presentata
a Roma l'edizione 2014 del Rapporto sulla politica estera italiana dell'Istituto Affari Internazionali:
alla tavola rotonda su "Italia, Europa, Mondo: scegliere per
contare", hanno preso parte tre ex ministri degli Esteri, Emma
Bonino, Massimo D'Alema e Franco Frattini, e l'attuale
sottosegretario Benedetto Della Vedova.
Negli ultimi anni, il sommarsi di crisi interna ed esterna, afferma il rapporto, ha messo l'Italia in una posizione di particolare svantaggio e mentre l'economia europea e mondiale sono ora in ripresa e appaiono meno soggette a rischi sistemici, l'Italia trova difficoltà a trarne pieno beneficio perché la sua struttura economica e il suo tessuto sociale si sono notevolmente indeboliti. Anche il quadro politico europeo continua a non essere dei più favorevoli: gli assetti interni dell'Unione Europea rimangono incerti, mentre è emersa una serie di fattori che possono minare la sicurezza del continente a partire dalle tensioni con la Russia generate dalla crisi ucraina.
L'Italia si trova ad affrontare una
sfida duplice: da una parte deve riprendere con più coerenza e
determinazione le riforme necessarie per riacquistare stabilmente
credibilità internazionale, dall'altra deve aggiornare la propria
strategia complessiva di politica estera alla luce dei cambiamenti
del quadro europeo e internazionale. In particolare, vanno
profondamente riviste alcune politiche come quelle sull'immigrazione
e sulla difesa. Solo con un concreto programma di riforme, infatti,
l'Italia può sperare di ottenere da Bruxelles una maggiore
flessibilità nel rispetto dei parametri fiscali. D'altra parte deve
anche insistere per alcune modifiche sostanziali della strategia e
dell'agenda di politica estera dell'Unione: il primo banco di prova
sarà la presidenza italiana dell'UE nel secondo semestre del 2014.
Italia, Europa. Mondo: scegliere per contare
La registrazione della tavola rotonda dal sito di Radio Radicale
La registrazione della tavola rotonda dal sito di Radio Radicale
venerdì 25 aprile 2014
LA COMUNITA' ARMENA RISPONDE ALLE CONDOGLIANZE DI ERDOGAN
La turchia di Erdogan non si
smentisce…negazionista è, e negazionista rimane.
Alla vigilia del 99° anniversario del
Genocidio armeno il premier turco Erdogan ha rilasciato un
comunicato, diramato in ben sette lingue, armeno compreso, nel quale
si lascia andare a talune considerazioni sugli “accadimenti della
prima guerra mondiale”. La stampa internazionale ha dato ovviamente
molta enfasi alle suddette dichiarazioni che taluni, molto
affrettatamente, hanno giudicato una apertura turca sulla questione
armena. In realtà una attenta lettura del testo evidenzia, accanto a
qualche timida frase di circostanza, la consueta impostazione
negazionista della Turchia. Che anzi esce rafforzata proprio dalle
frasi del leader turco condite dai soliti distinguo e prese di
circostanza.
Il “Consiglio per la comunità armena
di Roma” si associa alle reazioni negative che giungono dagli
armeni di tutto il mondo ed invita a vigilare contro il negazionismo
turco che, a pochi mesi dal centenario del Genocidio armeno, continua
a caratterizzare la politica di Ankara. Il messaggio di Erdogan, a
parte le “condoglianze ai nipoti” degli armeni, rafforza ancor di
più l’antistorica posizione turca, cerca di mettere sullo stesso
piano un milione e mezzo di armeni trucidati con alcune decine di
migliaia di soldati turchi caduti nel corso delle avventate campagne
militari dei generali ottomani; addita, inequivocabilmente, agli
armeni la responsabilità se ancora oggi la questione del Grande Male
non è risolta e getta nello stesso calderone della Grande Guerra un
popolo sterminato dalla ferocia dei Giovani Turchi e tutti coloro che
hanno perso la vita nel corso della guerra. Guerra che diviene,
ancora una volta, una cortina fumogena dietro alla quale celare la
grande strage armena.
Il “Consiglio per la comunità armena
di Roma” rifiuta con fermezza ogni atto che non sia un pieno e
formale riconoscimento di responsabilità per il genocidio del popolo
armeno. Nessun tentativo di “depistaggio” diplomatico potrà mai
arrestare il diritto alla Memoria che gli armeni in ogni angolo del
mondo reclamano a gran voce; il 24 aprile ed ogni giorno dell’anno.
Il memoriale del genocidio armeno a Erevan (Foto Z@doune/Flickr) |
giovedì 24 aprile 2014
GENOCIDIO DEGLI ARMENI: LE CONDOGLIANZE DI ERDOGAN
Recep Tayyip Erdogan |
In occasione del 99° anniversario
dell'inizio del genocidio degli armeni, che viene commemorato ogni
anno il 24 aprile, il primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan ha
espresso le condoglianze dello Stato turco ai discendenti di coloro
che persero la vita “all'inizio del ventesimo secolo”. Nella nota diffusa
dall'ufficio del premier si legge: “Speriamo che tutti gli armeni
che persero la vita nel contesto dell'inizio del ventesimo secolo
riposino in pace e porgiamo le nostre condoglianze ai loro nipoti”.
“Gli incidenti della prima guerra
mondiale - prosegue la nota - sono nostra sofferenza condivisa.
Valutare questo doloroso periodo di storia con una prospettiva di
giusta memoria è una responsabilità della gente comune e degli
studiosi”. Nella dichiarazione, Erdogan sottolinea anche
l'importanza della libertà di espressione e del rispetto della
pluralità nei riguardi della storia: “In Turchia, esprimere
opinioni diverse e pensieri in modo libero sugli eventi del 1915 è
requisito per una prospettiva pluralistica così come per una cultura
di democrazia e modernità”.
E' la
prima volta che un leader turco compie un gesto del genere che, in
qualche modo, ha quindi un valore storico. Tuttavia, il testo, tradotto in diverse lingue,
tra cui anche l'armeno, se da una parte accenna alle “conseguenze disumane” della
deportazione e ammette che essa riveste “un significato particolare
per i nostri cittadini armeni e per tutti gli armeni nel mondo”, dall'altra parte
si guarda bene dall'utilizzare il termine “genocidio” che la
Turchia continua a rifiutare recisamente. Erdogan esprime comunque il
desiderio che “gli armeni che hanno perso la vita all'inizio del
ventesimo secolo riposino in pace e noi porgiamo le nostre
condoglianze ai loro nipoti”.
Il 24 aprile gli armeni commemorano
l'inizio dello sterminio deciso dal governo dei “Giovani Turchi”
nell'ultima fase della caduta dell'impero ottomano e cominciato con
gli arresti e la successiva eliminazione della élite armena di
Costantinopoli (Istanbul). In seguito centinaia di migliaia di armeni
subirono la deportazione e violenze di ogni genere che provocarono la
morte di 1 milione e mezzo di persone. Secondo molti storici, quello
degli armeni rappresenta il primo genocidio del ventesimo secolo. La
repubblica turca, succeduta all'impero, ha però sempre contestato
questa cifra, sostenendo che ci furono vittime in ogni parte, che i
morti armeni furono molti meno e che la loro uccisione non fu il
prodotto di uno sterminio pianificato.
Armeni impiccati ad Aleppo nel 1915 |
UN ANNO FA LO STORICO ACCORDO TRA BELGRADO E PRIŠTINA
Ivica Dacic, Catherine Ashton e Hashim Thaqi |
di Marina Szikora
Il 19 aprile e’ stato ricordato
l'anniversario dalla firma dell’accordo di Bruxelles tra Belgrado e
Priština che nella sede dell’Unione Europea hanno firmato i due
premier, quello della Serbia, ormai uscente Ivica Dačić e il suo
omologo kosovaro Hashim Thaci. L’accordo e’ stato frutto di dieci
round di colloqui tra le due parti con la mediazione dell’Alto
rappresentante dell’Ue per la politica estera e di sicurezza
Chaterine Ashton. Secondo il commissario europeo all’Allargamento
Stefan Feule, questo accordo aiutera’ Belgrado e Priština sul suo
cammino verso l’adesione all'UE e segna una giornata storica nei
rapporti tra Serbia e Kosovo, ma anche per i Balcani Occidentali e
per l’intera Unione.
Ad un anno dalla firma dell’Accordo,
il membro della delegazione kosovara a Bruxelles e consigliere del
premier Driton Lajci sostiene che quanto raggiunto abbia portato ad
una migliore comprensione delle due parti ma non si aspetta che il
dialogo consentira’ di raggiungere l’obiettivo finale
dell’ingresso nell’Ue. In una dichiarazione all’agenzia di
stampa serba Tanjug, Lajci ricorda che l’obbiettivo del dialogo era
innanzitutto quello di portare i due paesi aspiranti all’adesione
all’Ue a stabilire relazioni di vicinato normali. Il fatto e’
pero’- afferma il rappresentante kosovaro – che Kosovo e Serbia
non hanno ancora “aperto tutte le carte” nell’intenzione di
negoziare come due paesi vicini.
Tutto sommato, un anno dopo la firma
dell’Accordo dei due premier, serbo e kosovaro, sul “primo
accordo relativo ai principi generali della normalizzazione delle
relazioni”, l’Ue continua a ribadire che “la priorita’ e’
quella dell’implementazione (dell’accordo)”. Secondo le
valutazioni attuali, quello che e’ stato concordato e’ stato
parzialmente adempiuto. C’e’ da dire che Bruxelles ufficialmente
si dice soddisfatta di quanto raggiunto, Belgrado afferma invece di
“aver adempiuto la sua parte degli obblighi quasi al cento per
cento” mentre Priština rileva che “e’ stato fatto abbastanza”
ma che pero’ “la Serbia deve impegnarsi di piu’” per quanto
riguarda l’implementazione dell’accordo.
Nell’ambito dell’Accordo, lo scorso
settembre e’ stato stipulato anche l’accordo sull’energia e le
telecomunicazoni anche se la parte piu’ difficile, quella relative
alla proprieta’ resta ad essere soggetto di futuri colloqui. Poi, a
novembre un altro punto dell’Accordo e’ stato raggiunto con lo
svolgimento delle elezioni locali in Kosovo inclusi anche i comuni a
maggioranza serba. Come ricorda Marina Maksimović, giornalista
della Deutsche Welle a Bruxelles, Priština ha rilevato di aver
“superato il test europeo” realizzando le elezioni su tutto il
territorio del Kosovo, con la partecipazione di tutti i comuni,
mentre per Belgrado l’elezione di legittimi rappresentanti serbi ha
significato la base per la formazione della Comunita’ dei comuni
serbi. Pero’, la Comunita’ dei comuni serbi non e’ ancora
funzionante e la parte serba afferma di attendere che Priština
soddisfi la sua parte degli obblighi accordati.
Nei giorni precedenti sono iniziati gli
scavi in Serbia meridionale che potrebbero chiarire finalmente il
destino delle persone uccise nei conflitti tra il 1998/99. Si tratta
prima di tutto di albanesi kosovari, ma anche di serbi. Quali che
siano o saranno gli effetti dell’Accordo in 15 punti firmato a
Bruxelles, esso e’ stato qualificato come “un accordo storico”
e “una svolta nelle relazioni tra Serbia e Kosovo”. Proprio in
base a quanto raggiunto nella normalizzazione delle relazioni tra
Belgrado e Priština, la Serbia ha ottenuto il segnale verde per
l’inizio dei negoziati di adesione all’Ue, mentre per Priština
sono stati avviati i negoziati sull’Accordo di stabilizzazione e
associazione.
Verso la fine dello scorso anno,
Belgrado e Priština hanno finalizzato l’accordo sull’integrazione
di tutti quelli che vogliono far parte della polizia kosovara.
Bruxelles si dice quindi soddisfatta. L’Altro rappresentante
dell’Ue, Catherine Ashton ha affermato che quanto raggiunto “e’
impressionante” e che attualmente sis ta lavorando sugli ultimi
dettagli relativi alla giustizia. Il tema piu’ pesante e delicate
e’ quello che riguarda l’integrazione del nord Kosovo in un
sistema giuridico unico. La finalizzazione di questo tema si attende
a seguito della formazione del nuovo governo in Serbia.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
SERBIA: A VUČIĆ L’INCARICO DI FORMARE IL NUOVO GOVERNO
Aleksandar Vucic |
di Marina Szikora
Martedi’, il presidente della Serbia,
Tomislav Nikolić, come previsto e annunciato e ovviamente in base ai
risultati elettorali, ha conferito ad Aleksandar Vučić, leader del
Partito serbo del progresso, l’incarico di formare il nuovo
governo. Precedentemente, settimana scorsa, il capo dello stato serbo
ha avviato le consultazioni con i rappresentanti dei partiti che
hanno oltrepassato la soglia elettorale, vale a dire con i
rappresentanti del Partito socialista serbo, del Partito democratico,
del Nuovo Partito democratico, dell’Alleanza degli ungheresi di
Vojvodina e del Parito di azione democratica.Ricordiamo che alle recenti elezioni
parlamentari tenutesi il 16 marzo scorso, il Partito serbo del
progresso (SNS) ha ottenuto il 48,34 per cento dei voti e quindi 158
seggi su 250. Questi risultati potrebbero consentire ai massimi
vincitori, il Partito serbo del progresso di controllare i due terzi
del parlamento grazie all’appoggio degli 11 deputati delle
minoranze e quindi attuare le riforme senza l’appoggio di altri
partiti.
Ricevendo l’incarico dal presidente
Nikolić, il futuro premier Aleksandar Vučić ha promesso di
lavorare con molto impegno e onestamente rilevando che il suo
esecutivo trasformera’ la Serbia in uno stato sano e dignitoso.
Secondo le sue parole e’ difficile immaginare che finora qualcuno
abbia ottenuto l’incarico di premier in circostanze cosi’
difficili, soprattutto „dopo le mali decisioni del 2007 e 2009 a
causa delle quali il paese affronta un deficit cosi’ alto con una
economia non funzionante“. Vučić ha aggiunto che la Serbia entra
in riforme difficili e serie poiche’, cosi’ come annunciato
all’inizio della campagna elettorale, la lista che ha ottenuto il
maggior numero di voti nella storia moderna serba, lavorera’ per le
future generazioni e non per le prossime elezioni. Il presidente
Nikolić, da parte sua, ha detto che inizia il tempo di
responsabilita’ e che con Vučić ha concordato di collaborare
strettamente sulle decisioni che non saranno popolari.
Il futuro governo avra’ tra 16 e 18
membri, ha informato Vučić e faranno parte di questo esecutivo il
Partito socialista e l’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina.
L’accordo di coalizione sara’ firmato il 26 aprile. Nel governo
ci saranno anche molte personalita‘ senza appartenenza di partito,
esperti di singoli settori, ha precisato il futuro premier, anche se
dalle fila dell’opposizione queste mosse vengono qualificate come
delle „follie“. „Ci saranno molte sorprese nella composizione
del governo“ ha annunciato Vučić dicendosi convinto che i
cittadini saranno soddisfatti con il lavoro dell’esecutivo.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 24 aprile 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
giovedì 17 aprile 2014
MACEDONIA: LE ELEZIONI PRESIDENZIALI SI INTRECCIANO CON QUELLE PARLAMENTARI ANTICIPATE
Ivanov vince il primo turno ma è
costretto al ballottaggio dalla scarsa affluenza alle urne. Dopo il
boicottaggio del 13 aprile sarà cruciale l'atteggiamento della
minoranza albanese il 27, quando insieme alle presidenziali si voterà
per le elezioni parlamentari anticipate.
Skopje |
Di Marina Szikora
Al centro delle vicende politiche
nell’area balcanica, ci sono le elezioni presidenziali in Macedonia
nonche’ quelle per il rinnovo del parlamento, elezioni anticipate
che dovrebbero coincidere con il secondo turno delle presidenziali.
Tutto questo accade in un clima che vede abbastanza disuniti sia i
politici macedoni, governativi e opposizione, che quelli in
rappresentanza della minoranza albanese: l’Unione democratica per
l’integrazione (Dui) in quanto parte della coalizione governativa e
il Partito democratico degli albanesi che resta in opposizione. Il
politologo macedone Petar Arsovski in un commento per la sezione
della Deutsche Welle tedesca che si occupa della Macedonia, spiega
che tra i blocchi politici ci sono feroci scontri e gli avversari
politici si comportano da veri nemici. Cio’ implica una mala
situazione dell’ordinamento democratico del paese. Secondo il
rapporto della Freedom Haus, il sistema politico in Macedonia nel
2013 e’ stato qualificato come “democrazia semiconsolidata”.
Oltre alle divisioni politiche, la Deutsche Welle rileva un altro
problema molto serio: poca liberta‘ dei media. Negli ultimi anni i
giornalisti investigativi sono sottoposti ad intimidazioni, perfino
condannati a lunghe pene carcerarie per presunte „rivelazioni di
informazioni confidenziali” e per di piu’ la morte di un
giornalista che aveva criticato il regime e’ rimasta senza
chiarimenti. E’ stata chiusa anche la televisione A1 che si
opponeva alle autorita’ come anche tre quotidiani a causa di
presunte irregolarita’ finanziarie, si afferma nel commento della
Deutsche Welle.
Tornando alle elezioni, sia quelle
presidenziali che quelle parlamentari, in questo periodo quindi in
Macedonia si conduce una doppia campagna elettorale. L’attuale
premier e presidente del partito governativo Vmro-Dpmne, Nikola
Gruevski rileva i successi del suo esecutivo: la disoccupazione e’
calata dal 39 al 28 per cento, vale a dire, sono stati aperti 120.000
nuovi posti di lavoro. Le sovvenzioni agricole sono di 590 milioni di
euro, investimenti diretti stranieri raggiungono due miliardi di
euro. “Abbiamo effettuato anche oltre di quello che avevamo
promesso, a differenza di tutti i governi precedenti” sottolinea
Gruevski. Dall’altra parte, l’opposizione afferma che la
Macedonia continua ad essere un paese dei poveri. E dal punto di
vista finanziario, la Macedonia e’ davvero messa molto male se
paragonata con gli altri paesi europei. Uno stipendio medio e’ di
350 euro al mese e il piu’ grande imprenditore e’ lo stato. Molti
criticano il fatto che la Macedonia ha speso diverse centinaia di
milioni di euro per il contestato progetto Skopje 2014 il quale
consiste nella costruzione di edifici monumentali, monumenti e statue
nella capitale macedone mentre i soldi per urgenti progetti
infrastrutturali non ci sono.
A livello di politica estera, tutto e’
ben chiaro. Tutte le forze politiche concordano almeno sullo stesso
obiettivo: l’adesione all’Ue e l’ingresso nella Nato. Ma
nonostante questa unanimita’, non si riesce a superare la fase di
blocco. Come sappiamo la Grecia ostacola le integrazioni
euroatlantiche della Macedonia a causa del nome. Come giustificazione
indica il fatto che questa ex repubblica jugoslava potrebbe avere
pretese territoriali relative alla regione greca che porta lo stesso
nome. La Corte internazionale di giustizia, in questo caso pero’,
si e’ espressa a favore della Macedonia. Nel suo rapporto, la
Commissione europea, gia’ per cinque anni consecutivi raccomanda
l’inizio di negoziati di adesione della Macedonia all’Ue ma il
processo di eurointegrazioni resta ancora fermo.
Gli analisti politici non sono sorpresi
del risultato del voto presidenziale di domenica scorsa, e’ quanto
piu’ o meno si aspettava. Secondo loro il potere utilizza la
propria ‘pole position’ perche’ l’opposizione non ha offerto
un programma chiaro, queste le osservazioni del politologo Ivica
Bocevski il quale aggiunge che la politica dei socialdemocratici di
opposizione e’ “tossica e fa pensare agli anni novanta, ai danni
della privatizzazione, all’arroganza e alla sfrenata spesa di soldi
statali”. Dall’altra parte, l’ambasciatore della Macedonia
presso l’OSCE, Arsim Zekoli afferma che la coalizione governativa
ha utilizzato il suo potere e la macchina del partito per guadagnarsi
l’attuale vantaggio. Secondo questo diplomatico si rafforza lo
stile populista di governamento.
La giornalista Katerina Blaževska,
sempre per la Deutsche Welle osserva che decisivo al prossimo
appuntamento elettorale del 27 aprile potrebbe essere il voto degli
albanesi. Vale a dire, un partner nel cosidetto ‘matrimonio
calcolato’ potrebbe nuovamente essere DUI, l’Unione democratica
per l’integrazione, il maggiore partito albanese nel paese. Questo
nel caso se i conservatori non riusciranno ad assicurarsi la
maggioranza assoluta. Dall’altra parte, DUI ha boicottato le
elezioni presidenziali, pare con successo, perche’ la risposta alle
urne nelle aree albanesi e’ stata molto bassa. “Gli albanesi
dicono ‘si’ al consenso interetnico in Macedonia, ma al tempo
stesso dicono ‘no’ al governamento unilaterale e al presidente
unilaterale. Oggi la nostra idea ha trionfato” ha detto Bujar
Osmani il portavoce di DUI. Per il giornalista Erol Rizaov e’
ancora poco chiaro se il boicotaggio degli albanesi alle
presidenziali e’ soltanto una messa in scena precedentemente
stabilita con la coalizione governativa. “Se e’ da giudicare la
disciplina degli elettori di DUI, allora il lider di questo partito,
Ali Ahmeti potrebbe nuovamente svolgere un ruolo importante e
decidere chi sara’ il nuovo presidente ma anche chi sara’ il
futuro premier della Macedonia” e’ dell’opinione Rizaov. Gli
analisti ricordano le elezioni presidenziali del 2009 quando un
candidato ha vinto nettamente al primo turno per poi perdere al
ballottaggio. Allora sono stati decisivi proprio i voti degli
albanesi.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
I MINISTRI DEGLI ESTERI DELL'UE SUL FUTURO EUROPEO DELLA BOSNIA
Di Marina Szikora
Lunedi’ a Lussemburgo i ministri
degli esteri dei 28 stati membri dell’Ue hanno discusso della BiH.
Il processo di integrazione europea della Bosnia Erzegovina da lungo
tempo in stallo a causa della fallita implementazione della sentenza
Sejdić-Finci, deve muoversi dal punto fermo, concordano i capi di
diplomazia dell’UE. La Bosnia come tema di discussione e’ stata
messa in agenda grazie ad una iniziativa dell’Austria e Ungheria.
Il rispetto della sentenza Sejdić-Finci resta una questione molto
importante, ma il paese deve affrontare “una serie di problemi”
economici e sociali per far avanzare il processo di integrazione
europea al momento bloccato, ha detto l’Alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza dell’Unione, Catherine Ashton in
vista di questa riunione. Ma l’UE e’ pronta a individuare una
nuova strategia nei confronti della Bosnia Erzegovina che sarebbe
meno incentrata sulla necessita’ di rispettare la sentenza in
questione e piu’ rivolta alla necessita’ e importanza delle
riforme economiche e sociali.
In conclusione e’ stato approvato il
cosidetto “Patto per la crescita” una decisione questa dell’UE
per far ripartire il processo di integrazione. Nelle conclusioni dei
ministri riuniti a Lussemburgo si ribadisce l’impegno
inequivocabile a favore dell’integrita’ territoriale della Bosnia
Erzegovina e a favore della sua prospettiva europea. Il documento dei
ministri condanna fermamente “l’inaccettabile retorica
secessionista” e si ricorda che Sarajevo rischia di rimanere
indietro nel processo di avvicinamento a Bruxelles a causa “della
mancanza di volonta’ da parte dei politici bosniaci” a differenza
di altri paesi della regione che stanno facendo progressi. Adesso
tocca alla Bosnia o meglio ai suoi politici ad intraprendere quello
che sono i loro obblighi per il benessere del paese e del proprio
popolo. I ministri delgi Esteri del 28 ricordano le proteste popolari
all’inizio dell’anno che hanno travolto l’intero paese e quindi
spetta ai leader politici offrire risposte concrete relative alle
aspettative e preoccupazioni espresse dai cittadini. Le priorita’
da affrontare, rileva il documento dell’UE, sono l’attuazione
delle riforme sociali ed economiche tra cui emergente il problema
dell’altissimo tasso di disoccupazione, la necessita’ di
migliorare il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio,
la creazione di un migliore ambiente imprenditoriale, un maggiore
coinvolgimento della societa’ civile e dei giovani.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
SERBIA: VUČIĆ PROSEGUE I COLLOQUI CON I POTENZIALI PARTNER DI GOVERNO
Aleksandar Vucic |
Di Marina Szikora
La scorsa settimana si e’ concluso il
primo giro di consultazioni del presidente del Partito serbo del
progresso e futuro premier, Aleksandar Vučić con tutti i
rappresentanti dei partiti politici che hanno oltrepassato la soglia
elettorale. Vučić ha annunciato che la Serbia avra’ il nuovo
esecutivo il 24 o 25 aprile. I colloqui si sono aperti con l’incontro
con il leader dell’Unione degli ungheresi della Vojvodina, Istvan
Pastor, a cui Vučić ha esplicitamente offerto di prendere parte nel
nuovo governo. In effetti, questa si direbbe l’unica offerta certa
resa pubblica. Il giorno dopo vi e’ stato l’incontro
con il leader dei socialisti e premier uscente Ivica Dačić.
A
seguito di questo incontro Vučić ha detto che non vuole un governo
partitocratico ma che l’obiettivo e’ quello di unire la Serbia e
affrontare le difficili riforme. Ha fatto sapere anche che i colloqui
con i socialisti proseguiranno a fin di stabilire le modalita’
della loro partecipazione nel futuro governo. “Noi siamo pronti ad
intraprendere la nostra parte del lavoro – affinche’ la Serbia
non manchi all’occasione ma faccia un passo avanti piu’ grande”,
ha detto Dačić dopo l’incontro con Vučić. Infine i colloqui con la delegazione
del Nuovo partito democratico guidata da Boris Tadić. Un partito che
Tadić lasciando il Partito democratico ha formato poco prima delle
elezioni. Su questo incontro, Aleksandar Vučić ha detto che con il
Nuovo partito democratico e’ stato raggiunto un livello di accordo
significativo sulle questioni cruciali, che si e’ parlato in modo
consistente della situazione in Serbia e dei compiti che stanno di
fronte al paese, quali riforme sono necessarie per creare una
economia sana.
“In Serbia e’ arrivato un momento
storico quando e’ necessario che il governo e l’opposizione
lavorino unisono sulla soluzione dei problemi sociali ed economici”
ha rilevato Tadić, l’ex presidente della Serbia succeduto dopo le
ultime elezioni presidenziali da Tomislav Nikolić. Tadić ha
aggiunto che il suo partito si comportera’ in sintonia con questa
necessita’, nel caso faccia parte della coalizione governativa come
anche se rimarra’ in opposizione. Gli obiettivi nazionali e
strategici dell’NDS e del Partito serbo del progresso non si
differenziano, mentre la presenza del Partito socialista serbo
sarebbe controproducente, ha detto Boris Tadić e ha osservato che il
socialisti non possono in alcun modo dare un contributo positivo al
futuro governo serbo. “Se nel 2008 il Partito socialista serbo e’
stato utile per arrivare ad un accordo di orientamento strategico per
l’integrazione della Serbia nell’Ue, oggi lo stesso partito non
puo’ in alcun modo apportare un contributo nel processo negoziale
con cui si realizza un tale obiettivo” ha concluso Tadić.
Per quanto riguarda il nuovo parlamento
della Serbia insediatosi il 16 aprile, esso e’ composto da 158
deputati della lista del Partito serbo del progresso, 44 della lista
guidata dal Partito socialista serbo, 19 della lista del Partito
democratico, 18 della lista del Nuovo partito democratico con i
Verdi, sei della lista dell’Unione degli ungheresi della Vojvodina,
tre dello SDA del Sangiaccato e due del PDD di Riza Halimi.
La stampa di Belgrado in questo periodo
e’ piena di speculazioni su quello che potrebbe essere la
composizione del futuro governo. Cosi’ in questi giorni si specula
che per quanto riguarda la coalizione guidata dai socialisti, l’unico
nome sicuro a far parte dell’esecutivo e’ quello del leader
socialista e premier uscente Ivica Dačić. Gli attribuiscono come
possibili incarichi, il ministero della difesa o gli esteri. Ma a
guidare la diplomazia serba, sempre secondo i media, ci potrebbero
essere anche il leader del Nuovo partito democratico Boris Tadić
oppure persino il presidente del Movimento serbo per il rinnovamento
(SPO) Vuk Drašković. Non si dovrebbe sentir preoccupato Rasim
Ljajić, che secondo le stesse dichiarazioni di Vučić, sara’ di
sicuro nel suo governo.Boris Tadić pero’ ribadisce la sua
posizione espressa durante l’incontro con i massimi vincitori: se
verra’ decisa la partecipazione dei socialisti nel prossimo
governo, allora in questo esecutivo i nuovi democratici non vogliono
prendere parte.
Il testo è tratto dalla trascrizione
della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
"QUI TIRANA": LA CORRISPONDENZA DI ARTUR NURA
Gli argomenti della corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Albania
Il già difficile quadro politico dominato dal conflitto permanente tra il governo e l'opposizione di centro-destra viene ulteriormente complicato dallo scontro politico tra il presidente della repubblica Bujar Nishani e la maggioranza di centro-sinistra che sostiene il governo di Edi Rama.
Kosovo
Le forze politiche si preparano alle sempre più probabili elezioni anticipate. Secondo indiscrezioni dei media la Germania sembra voler favorire un ricambio al vertice del partito dell'attuale premier Hashim Thaci.
Macedonia/Fyrom
Le dichiarazioni e i commenti sul primo turno delle elezioni presidenziali che hanno segnato la vittoria del presidente uscente Giorgi Ivanov costretto però al ballottaggio dalla scarsa affluenza ai seggi (inferiore al 50% previsto dalla legge) a causa del boicottaggio della minoranza albanese.
Albania
Il già difficile quadro politico dominato dal conflitto permanente tra il governo e l'opposizione di centro-destra viene ulteriormente complicato dallo scontro politico tra il presidente della repubblica Bujar Nishani e la maggioranza di centro-sinistra che sostiene il governo di Edi Rama.
Kosovo
Le forze politiche si preparano alle sempre più probabili elezioni anticipate. Secondo indiscrezioni dei media la Germania sembra voler favorire un ricambio al vertice del partito dell'attuale premier Hashim Thaci.
Macedonia/Fyrom
Le dichiarazioni e i commenti sul primo turno delle elezioni presidenziali che hanno segnato la vittoria del presidente uscente Giorgi Ivanov costretto però al ballottaggio dalla scarsa affluenza ai seggi (inferiore al 50% previsto dalla legge) a causa del boicottaggio della minoranza albanese.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 17 aprile 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Albania: in un quadro politico caratterizzato dalla dura contrapposizione tra il governo guidato dal leader del Partito socialista Edi Rama e l'opposizione di centro-destra, emerge ora anche lo scontro politico tra il presidente della repubblica Bujar Nishani e la maggioranza di centro-sinistra.
Kosovo: grandi movimenti dentro e fuori i partiti in vista delle sempre più probabili elezioni anticipate che potrebbero tenersi a giugno; la Germania starebbe favorendo le manovre per spodestare l'attuale premier Hashim Thaci dal vertice del Partito democratico.
Serbia: il grande vincitore delle elezioni del 16 marzo, Aleksandar Vucic, prosegue i colloqui per formare il nuovo governo; il Nuovo Partito Democratico dell'ex presidente Boris Tadic potrebbe entrare nella magioranza ma non insieme al Partito socialista del premier uscente Ivica Dacic; il nuovo esecutivo dovrebbe essere presentato entro la fine del mese.
Macedonia/Fyrom: il presidente uscente Giorgj Ivanov ha ottenuto la maggioranza assoluta nel primo turno delle elezioni presidenziali ma è costretto al ballottaggio a causa della bassa affluenza alle urne provocata dalla decisione dei partiti della minoranza albanese di non partecipare al voto; il secondo turno delle presidenziali, il 27 aprile, si intreccerà ora con le elezioni parlamentari anticipate sul cui esito peserà il voto degli albanesi.
In apertura le decisioni del Consiglio Esteri dell'UE: la crisi in Ucraina e l'intregrazione europea dei Balcani a partire dalla Bosnia Erzegovina. Le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, da Lussemburgo.
Si conclude, infine, il viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia lungo la ex cortina di ferro per raccontare come è cambiata l'Europa dove correva la frontiera tra il blocco sovietico e quello occidentale 25 anni dopo la caduta del muro di Berlino: dopo Vienna e Bratislava, il viaggio prosegue in Repubblica Ceca, Austria sud orientale e Slovenia (dove una volta c'era la Jugoslavia) per concludersi a Trieste: accanto alle diverse memorie della frontiera e ai molto problemi che pure rimangono emergono però anche le realtà positive della nuova Europa nata dalla fine della "guerra fredda".
La trasmissione, realizzata con le corrispondenze di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Albania: in un quadro politico caratterizzato dalla dura contrapposizione tra il governo guidato dal leader del Partito socialista Edi Rama e l'opposizione di centro-destra, emerge ora anche lo scontro politico tra il presidente della repubblica Bujar Nishani e la maggioranza di centro-sinistra.
Kosovo: grandi movimenti dentro e fuori i partiti in vista delle sempre più probabili elezioni anticipate che potrebbero tenersi a giugno; la Germania starebbe favorendo le manovre per spodestare l'attuale premier Hashim Thaci dal vertice del Partito democratico.
Serbia: il grande vincitore delle elezioni del 16 marzo, Aleksandar Vucic, prosegue i colloqui per formare il nuovo governo; il Nuovo Partito Democratico dell'ex presidente Boris Tadic potrebbe entrare nella magioranza ma non insieme al Partito socialista del premier uscente Ivica Dacic; il nuovo esecutivo dovrebbe essere presentato entro la fine del mese.
Macedonia/Fyrom: il presidente uscente Giorgj Ivanov ha ottenuto la maggioranza assoluta nel primo turno delle elezioni presidenziali ma è costretto al ballottaggio a causa della bassa affluenza alle urne provocata dalla decisione dei partiti della minoranza albanese di non partecipare al voto; il secondo turno delle presidenziali, il 27 aprile, si intreccerà ora con le elezioni parlamentari anticipate sul cui esito peserà il voto degli albanesi.
In apertura le decisioni del Consiglio Esteri dell'UE: la crisi in Ucraina e l'intregrazione europea dei Balcani a partire dalla Bosnia Erzegovina. Le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Federica Mogherini, da Lussemburgo.
Si conclude, infine, il viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia lungo la ex cortina di ferro per raccontare come è cambiata l'Europa dove correva la frontiera tra il blocco sovietico e quello occidentale 25 anni dopo la caduta del muro di Berlino: dopo Vienna e Bratislava, il viaggio prosegue in Repubblica Ceca, Austria sud orientale e Slovenia (dove una volta c'era la Jugoslavia) per concludersi a Trieste: accanto alle diverse memorie della frontiera e ai molto problemi che pure rimangono emergono però anche le realtà positive della nuova Europa nata dalla fine della "guerra fredda".
La trasmissione, realizzata con le corrispondenze di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
martedì 15 aprile 2014
TRANSDNISTRIA: OSCE PUNTA SU RIPRESA NEGOZIATI A MAGGIO
Ma pesa l'incertezza della situazione
in Ucraina e il conflitto sempre più aspro tra Kiev e Mosca
Lo stemma della Transdnistria |
Mentre la diplomazia al lavoro per
cercare di impedire che la situazione in Ucraina possa precipitare in
una guerra civile, si cerca di disinnescare anche altri possibili
focolai di conflitto nella regione, come quello della Transdnistria.
Un nuovo round di negoziati per cercare di risolvere la questione tra
la Moldova e la sua regione separatista, a maggioranza russa al
confine con l'Ucraina potrebbe tenersi il prossimo maggio. E' quanto
ha dichiarato alla France Presse l'Organizzazione per la sicurezza e
la cooperazione in Europa (Osce), che ha il compito di gestire i
colloqui tra le due parti che si tengono nel formato 5+2 con la
partecipazione di Moldova, Romania, Transdnistria, Ucraina e Russia,
con l'Unione Europea e gli Stati uniti nel ruolo di osservatori.
"Speriamo veramente di decidere la prossima settimana una
sessione di negoziati a maggio", ha detto Jennifer Brush, capo
della missione Osce in Moldova.
La Transdnistria, una striscia di
territorio a est del fiume Dnestr, stretta tra Moldova e Ucraina. La
regione, che faceva parte della Repubblica Socialista Sovietica
Moldava (una delle repubbliche che componevano l'Unione Sovietica),
dichiarò unilateralmente la propria indipendenza il 2 settembre del
1990. Dal marzo al luglio 1992 la regione fu teatro di un conflitto
armato terminò con un cessate il fuoco, garantito da una commissione
tripartita tra formata da Russia, Moldavia e Transdnistria, e la
creazione di una zona demilitarizzata comprendente 20 località a
ridosso del fiume Dnestr. Di fatto la Transdnistria oggi uno stato
indipendente non riconosciuto però dai Paesi membri dell'ONU,
nemmeno dalla Russia, anche se Mosca ne ha fatto un suo satellite. Il
governo ha sede nella città di Tiraspol. Il 18 marzo scorso ha
chiesto l'adesione alla Russia in seguito all'annessione unilaterale
della Crimea. Interrotto per sei anni, il dialogo è ripreso nel
2010, ma il nuovo ciclo di negoziati che avrebbe dovuto aver luogo in questi
giorni non c'è stato.
La rappresentante dell'Osce in Moldova
ha spiegato che che la mancata effettuazione del nuovo ciclo di
colloqui è stato dovuto a una legge moldava che avrebbe danneggiato
l'industria della Transdnistria. "Questa legge è stata ritirata
e non c'è dunque ragione per cui un nuovo ciclo negoziale non abbia
luogo", ha affermato il capo della missione Osce che ha però
anche riconosciuto che l'instabilità nella vicina Ucraina e il
conflitto tra Kiev e Mosca rappresentano un fattore d'incertezza nel processo
negoziale. Tuttavia "noi stimiamo che le due parti, i mediatori
e gli osservatori, siano per il proseguimento dei negoziati, quindi
ritengo che non ci saranno ostacoli", ha detto ancora Brush.
domenica 13 aprile 2014
PROSEGUE IL VIAGGIO LUNGO LA EX CORTINA DI FERRO
Prosegue il viaggio di Matteo Tacconi e
Ignacio Maria Coccia lungo la ex “cortina di ferro”, dal Baltico
all'Adriatico, per scoprire come è cambiata questa parte di Europa
25 anni dopo la caduta del muro di Berlino.
Foto di Ignacio Maria Coccia |
Ascolta qui l'intervista a Matteo Tacconi
Foto Ignacio Maria Coccia |
Ascolta qui l'intervista a Matteo Tacconi
Per ritrovare tutte le puntate, a partire dall'intervista di presentazione del viaggio, vai alla pagina speciale sul sito di Radio Radicale
Il sito ufficiale del viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia
giovedì 10 aprile 2014
IL PRESIDENTE DELLA SERBIA FERMAMENTE CONTRARIO AD OGNI RICONOSCIMENTO DEL KOSOVO
Di Marina Szikora
Dopo la formazione del nuovo governo serbo, non ci sara’ nessun cambiamento nel dialogo con Priština, ha assicurato il capo dello stato serbo, Tomislav Nikolić in una lunga intervista al quotidiano austriaco ‘Die Presse’. Ma se l’Unione Europea decidera’ di accogliere la Serbia senza il Kosovo in quanto sua parte integrale, allora cio’ vuol dire che l’UE non vuole nemmeno la Serbia tra i suoi stati membri, e’ l’opinione del presidente Nikolić. Significherebbe che l’UE non accoglierebbe la Serbia nella forma in cui questo paese e’ membro delle Nazioni Unite, avverte Nikolić e risponde cosi’ al giudizio che nel momento dell’ingresso della Serbia nell’UE le divergenze sullo status del Kosovo potrebbero diventare un problema relativo al territorio con il quale la Serbia aderirebbe all’Unione. “Ai nostri diplomatici abbiamo acconsentito di partecipare alle conferenze alle quali sono invitati anche gli albanesi kosovari. Siamo pronti a dare al Kosovo una vasta autonomia, ma non di piu’. L’indipendenza del Kosovo non la possiamo riconoscere quali che siano le conseguenze”, ha ribadito Nikolić ricordando che molti stati membri delle Nazioni Unite non hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo.
Per quanto riguarda la domanda se la Serbia riconoscera’ l'annessione della Crimea da parte della Russia, il capo dello stato serbo ha risposto che la Serbia ha relazioni molto buone sia con l’Unione uropea che con la Russia. La Serbia, secondo Nikolić, non puo’ fare a meno dell’UE ed e’ per questo che si impegna a diventarne stato membro, ma al tempo stesso, la Serbia non puo’ nemmeno senza la Russia poiche’ il mercato che offre la Russia e’ molto importante per la Serbia. “Non ci intrometteremo nella politica dei grandi e ci impegniamo per il rispetto del diritto internazionale e per uguali regole per tutti”, ha precisato il presidente serbo. Secondo Nikolić adesso saremo testimoni di ulteriori tendenze separatiste anche in Europa.
Ha ricordato inoltre che gli stati europei, contrariamente al diritto internazionale, nel 1999 insieme agli Stati Uniti hanno bombardato la Serbia e ha aggiunto che la violazione dei diritti umani non rappresenta nessun “casus belli” rispetto a quello che e’ stabilito come base della civilizzazione moderna. Nikolić ha ricordato anche che centinaia di migliaia serbi sono stati uccisi da parte degli albanesi in Kosovo. Ma all’affermazione che in Kosovo sono state incendiate moschee e cacciati via oltre decine migliaia di persone da parte delle forze serbe, Nikolić valuta che si e’ trattato soltanto di pretesti per l’intervento. Rilevando di non voler giustificare i crimini di guerra, il presidente della Serbia ha ricordato pero’ che dal Kosovo sono stati cacciati via 200.000 serbi di cui 1300 sono considerati a tutt’oggi scomparsi. I responsabili per i crimini di guerra serbi si sono trovati davanti al Tribunale dell’Aja e molti sono stati condannati, ha detto Nikolić, mentre gli albanesi kosovari sono stati assolti soltanto perche’ i serbi possano essere considerati colpevoli.
Il testo è tratto dal testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Dopo la formazione del nuovo governo serbo, non ci sara’ nessun cambiamento nel dialogo con Priština, ha assicurato il capo dello stato serbo, Tomislav Nikolić in una lunga intervista al quotidiano austriaco ‘Die Presse’. Ma se l’Unione Europea decidera’ di accogliere la Serbia senza il Kosovo in quanto sua parte integrale, allora cio’ vuol dire che l’UE non vuole nemmeno la Serbia tra i suoi stati membri, e’ l’opinione del presidente Nikolić. Significherebbe che l’UE non accoglierebbe la Serbia nella forma in cui questo paese e’ membro delle Nazioni Unite, avverte Nikolić e risponde cosi’ al giudizio che nel momento dell’ingresso della Serbia nell’UE le divergenze sullo status del Kosovo potrebbero diventare un problema relativo al territorio con il quale la Serbia aderirebbe all’Unione. “Ai nostri diplomatici abbiamo acconsentito di partecipare alle conferenze alle quali sono invitati anche gli albanesi kosovari. Siamo pronti a dare al Kosovo una vasta autonomia, ma non di piu’. L’indipendenza del Kosovo non la possiamo riconoscere quali che siano le conseguenze”, ha ribadito Nikolić ricordando che molti stati membri delle Nazioni Unite non hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo.
Per quanto riguarda la domanda se la Serbia riconoscera’ l'annessione della Crimea da parte della Russia, il capo dello stato serbo ha risposto che la Serbia ha relazioni molto buone sia con l’Unione uropea che con la Russia. La Serbia, secondo Nikolić, non puo’ fare a meno dell’UE ed e’ per questo che si impegna a diventarne stato membro, ma al tempo stesso, la Serbia non puo’ nemmeno senza la Russia poiche’ il mercato che offre la Russia e’ molto importante per la Serbia. “Non ci intrometteremo nella politica dei grandi e ci impegniamo per il rispetto del diritto internazionale e per uguali regole per tutti”, ha precisato il presidente serbo. Secondo Nikolić adesso saremo testimoni di ulteriori tendenze separatiste anche in Europa.
Ha ricordato inoltre che gli stati europei, contrariamente al diritto internazionale, nel 1999 insieme agli Stati Uniti hanno bombardato la Serbia e ha aggiunto che la violazione dei diritti umani non rappresenta nessun “casus belli” rispetto a quello che e’ stabilito come base della civilizzazione moderna. Nikolić ha ricordato anche che centinaia di migliaia serbi sono stati uccisi da parte degli albanesi in Kosovo. Ma all’affermazione che in Kosovo sono state incendiate moschee e cacciati via oltre decine migliaia di persone da parte delle forze serbe, Nikolić valuta che si e’ trattato soltanto di pretesti per l’intervento. Rilevando di non voler giustificare i crimini di guerra, il presidente della Serbia ha ricordato pero’ che dal Kosovo sono stati cacciati via 200.000 serbi di cui 1300 sono considerati a tutt’oggi scomparsi. I responsabili per i crimini di guerra serbi si sono trovati davanti al Tribunale dell’Aja e molti sono stati condannati, ha detto Nikolić, mentre gli albanesi kosovari sono stati assolti soltanto perche’ i serbi possano essere considerati colpevoli.
Il testo è tratto dal testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
CROAZIA: AL VIA LA PRIMA GARA PUBBLICA PER LA RICERCA DI GAS NATURALE E PETROLIO NEL MARE ADRIATICO
Di Marina Szikora
Anche se in questa trasmissione ci occupiamo maggiormente di questioni politiche, niente mento importanti sono i temi economici, soprattutto quando si tratta di possibili investimenti stranieri nei singoli paesi dell'Europa sudorientale. Per il neo stato membro dell'Unione Europea, la Croazia, settimana scorsa si e' aperto un capitolo economico, o meglio energetico molto importante. Il ministro dell'Economia croato, Ivan Vrdoljak ha aperto ufficialmente la prima gara pubblica per il rilascio di permessi per l'esplorazione e la ricerca di gas naturale e petrolio nella parte croata dell'Adriatico. Durante una conferenza stampa sono stati presentati tutti i dettagli della gara ivi inclusi i presupposti legali che permettono l'esplorazione di giacimenti di idrocarburi sulla costa. L'obiettivo e' quello di assicurare le garanzie per gli investimenti in modo tale da rendere possibile che la Croazia diventi uno snodo energetico dell'intera regione.
Come spiegato dallo stesso ministro dell'Economia, la Croazia e' stata per anni in una situazione di stallo e adesso sono stati creati i presupposti per investimenti importanti nell'esplorazione e nella ricerca di idrocarburi. Va detto che i dati relativi alle potenzialita' di sfruttamento di idrocarburi sulla costa croata sono stati raccolti dalla compagnia norvegese Spectrum e precedentemente dalla compagnia petrolifera croata Ina e quindi messi tutti a disposizione agli investitori interessati. Alla presentazione della gara hanno preso parte i rappresentanti di una quarantina di compagnie. L'obiettivo e' quello di assicurare il rifornimento di energia e il gas meno costoso per i cittadini e per l'industria della regione. Secondo l'ambasciatore italiano a Zagabria, Emanuela D'Alessandro, in una intervista a proposito di questo gara rilasciata all'agenzia italiana 'Nova', la velocita' con la quale si sta portando avanti questo progetto dimostra il grande interesse del governo croato per gli investimenti esteri.
L'ambasciatore D'Alessandro ha precisato che la Croazia importa il 52 per cento del fabbisogno energetico del paese e il 70 per cento di petrolio e derivati. Ha ricordato inoltre che la maggior parte della costa croata e’ ancora inesplorate. La vicinanza geografica e culturale dei due paesi, Italia e Croazia, secondo l’ambasciatore italiano, potrebbero essere un vantaggio per le compagnie italiane a questo progetto. L’interesse e’ stato dimostrato, tra l’altro, da Eni ed Edison. Nella gara sono state individuate 29 aree di esplorazione, di cui 8 nell’Adriatico settentrionale e 21 in quello centrale e meridionale, la superficie varia dai 1.000 ai 1.600 chilometri quadrati. Si possono presentare progetti entro il 3 novembre mentre i primi contratti dovrebbero essere firmati nella primavera del 2015. Rune Eng, direttore della compagnia norvegese Spectrum la quale ha racolto i dati relativi alle potenzialita’ di sfruttamento di idrocarburi si e’ detto soddisfatto dall’interesse dimostrato dagli investitori all’acquisto di dati ma resta tuttavia cauto nella valutazione. Eng ha detto che ci sono “buone possibilita’ per trovare idrocarburi, ma per trovarli bisogna eseguire perforazioni che non sono state fatte negli ultimi 10 o 15 anni” ed e’ per questo difficile dire al momento se verranno trovati giacimenti interessanti.
Anche se in questa trasmissione ci occupiamo maggiormente di questioni politiche, niente mento importanti sono i temi economici, soprattutto quando si tratta di possibili investimenti stranieri nei singoli paesi dell'Europa sudorientale. Per il neo stato membro dell'Unione Europea, la Croazia, settimana scorsa si e' aperto un capitolo economico, o meglio energetico molto importante. Il ministro dell'Economia croato, Ivan Vrdoljak ha aperto ufficialmente la prima gara pubblica per il rilascio di permessi per l'esplorazione e la ricerca di gas naturale e petrolio nella parte croata dell'Adriatico. Durante una conferenza stampa sono stati presentati tutti i dettagli della gara ivi inclusi i presupposti legali che permettono l'esplorazione di giacimenti di idrocarburi sulla costa. L'obiettivo e' quello di assicurare le garanzie per gli investimenti in modo tale da rendere possibile che la Croazia diventi uno snodo energetico dell'intera regione.
Come spiegato dallo stesso ministro dell'Economia, la Croazia e' stata per anni in una situazione di stallo e adesso sono stati creati i presupposti per investimenti importanti nell'esplorazione e nella ricerca di idrocarburi. Va detto che i dati relativi alle potenzialita' di sfruttamento di idrocarburi sulla costa croata sono stati raccolti dalla compagnia norvegese Spectrum e precedentemente dalla compagnia petrolifera croata Ina e quindi messi tutti a disposizione agli investitori interessati. Alla presentazione della gara hanno preso parte i rappresentanti di una quarantina di compagnie. L'obiettivo e' quello di assicurare il rifornimento di energia e il gas meno costoso per i cittadini e per l'industria della regione. Secondo l'ambasciatore italiano a Zagabria, Emanuela D'Alessandro, in una intervista a proposito di questo gara rilasciata all'agenzia italiana 'Nova', la velocita' con la quale si sta portando avanti questo progetto dimostra il grande interesse del governo croato per gli investimenti esteri.
L'ambasciatore D'Alessandro ha precisato che la Croazia importa il 52 per cento del fabbisogno energetico del paese e il 70 per cento di petrolio e derivati. Ha ricordato inoltre che la maggior parte della costa croata e’ ancora inesplorate. La vicinanza geografica e culturale dei due paesi, Italia e Croazia, secondo l’ambasciatore italiano, potrebbero essere un vantaggio per le compagnie italiane a questo progetto. L’interesse e’ stato dimostrato, tra l’altro, da Eni ed Edison. Nella gara sono state individuate 29 aree di esplorazione, di cui 8 nell’Adriatico settentrionale e 21 in quello centrale e meridionale, la superficie varia dai 1.000 ai 1.600 chilometri quadrati. Si possono presentare progetti entro il 3 novembre mentre i primi contratti dovrebbero essere firmati nella primavera del 2015. Rune Eng, direttore della compagnia norvegese Spectrum la quale ha racolto i dati relativi alle potenzialita’ di sfruttamento di idrocarburi si e’ detto soddisfatto dall’interesse dimostrato dagli investitori all’acquisto di dati ma resta tuttavia cauto nella valutazione. Eng ha detto che ci sono “buone possibilita’ per trovare idrocarburi, ma per trovarli bisogna eseguire perforazioni che non sono state fatte negli ultimi 10 o 15 anni” ed e’ per questo difficile dire al momento se verranno trovati giacimenti interessanti.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
SERBIA: PROSEGUONO I COLLOQUI SULLA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO
Di Marina Szikora
Secondo la legge serba, il nuovo Parlamento deve confermare il nuovo esecutivo entro tre mese dalle elezioni. La data dell’insediamento del Parlamento, ormai e’ confermato, sara’ il 16 aprile. Dopo questa data, il presidente Nikolić conferira’ con i rappresentanti dei partiti che faranno parte del nuovo parlamento e incarichera’ ufficialmente il nuovo capo del governo. Alla riunione dei vertici del partito vincente, del Partito serbo del progresso, tenutasi sabato scorso, il futuro premier, Aleksandar Vučić ha annunciato che il nuovo governo sara’ costituito il 25 o 26 aprile e che sara’ composto al massimo da 19 membri. Le priorita’ del nuovo governo, come ribadito da Vučić, saranno l’occupazione e il rafforzamento del settore privato. Vučić ha annunciato la necessita’ di risparmiare drasticamente nel settore pubblico ma ha promesso anche che le pensioni non saranno ridotte.
Lunedi’ intanto Vučić ha iniziato le consultazioni con i leader dei partiti che hanno oltrepassato la soglia elettorale. Il primo incontro e’ stato quello con il presidente dell’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina, Istvan Pasztor. Poi, martedi’ l’incontro con il leader del Partito socialista Ivica Dačić. E’ previsto anche l’incontro con i rappresentanti del Nuovo partito democratico, guidato dall’ex presidente della Serbia Boris Tadić. Tuttavia, Vučić ha detto che cio’ non significa che questo schieramento entrera’ sicuramente nella prossima coalizione governativa.
A fine incontro con Istvan Pastor, leader degli ungheresi di Vojvodina, lo stesso Vučić ha informato che all’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina e’ stato offerto di far parte del nuovo esecutivo. Infatti, proprio su questo partito e il futuro ruolo nel governo serbo, il Partito serbo del progresso e’ stato unanime e senza alcuna divergenza interna. Per quanto riguarda altri partiti ed interlocutori, la situazione e’ diversa. “Desideriamo questa coalizione – ha detto Vučić – e desideriamo lavorare insieme”. Istvan Pastor da parte sua ha ribadito che il suo partito e’ pronto ad essere un partner nella soluzione dei problemi della Serbia e ha auspicato che il programma dell’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina possa essere parte del programma del prossimo esecutivo. Pastor si e’ detto soddisfatto dei colloqui e che l’invito da parte di Vučić lo considera come un riconoscimento al partito e la conferma che ne vale la pena essere onesti.
Il testo è tratto dal testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Secondo la legge serba, il nuovo Parlamento deve confermare il nuovo esecutivo entro tre mese dalle elezioni. La data dell’insediamento del Parlamento, ormai e’ confermato, sara’ il 16 aprile. Dopo questa data, il presidente Nikolić conferira’ con i rappresentanti dei partiti che faranno parte del nuovo parlamento e incarichera’ ufficialmente il nuovo capo del governo. Alla riunione dei vertici del partito vincente, del Partito serbo del progresso, tenutasi sabato scorso, il futuro premier, Aleksandar Vučić ha annunciato che il nuovo governo sara’ costituito il 25 o 26 aprile e che sara’ composto al massimo da 19 membri. Le priorita’ del nuovo governo, come ribadito da Vučić, saranno l’occupazione e il rafforzamento del settore privato. Vučić ha annunciato la necessita’ di risparmiare drasticamente nel settore pubblico ma ha promesso anche che le pensioni non saranno ridotte.
Lunedi’ intanto Vučić ha iniziato le consultazioni con i leader dei partiti che hanno oltrepassato la soglia elettorale. Il primo incontro e’ stato quello con il presidente dell’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina, Istvan Pasztor. Poi, martedi’ l’incontro con il leader del Partito socialista Ivica Dačić. E’ previsto anche l’incontro con i rappresentanti del Nuovo partito democratico, guidato dall’ex presidente della Serbia Boris Tadić. Tuttavia, Vučić ha detto che cio’ non significa che questo schieramento entrera’ sicuramente nella prossima coalizione governativa.
A fine incontro con Istvan Pastor, leader degli ungheresi di Vojvodina, lo stesso Vučić ha informato che all’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina e’ stato offerto di far parte del nuovo esecutivo. Infatti, proprio su questo partito e il futuro ruolo nel governo serbo, il Partito serbo del progresso e’ stato unanime e senza alcuna divergenza interna. Per quanto riguarda altri partiti ed interlocutori, la situazione e’ diversa. “Desideriamo questa coalizione – ha detto Vučić – e desideriamo lavorare insieme”. Istvan Pastor da parte sua ha ribadito che il suo partito e’ pronto ad essere un partner nella soluzione dei problemi della Serbia e ha auspicato che il programma dell’Alleanza degli ungheresi di Vojvodina possa essere parte del programma del prossimo esecutivo. Pastor si e’ detto soddisfatto dei colloqui e che l’invito da parte di Vučić lo considera come un riconoscimento al partito e la conferma che ne vale la pena essere onesti.
Il testo è tratto dal testo della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
"QUI TIRANA": LA CORRISPONDENZA DI ARTUR NURA
Gli argomenti della corrispondenza di Artur Nura per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale
Albania
La visita ufficiale del ministro degli Esteri Ditmir Bushati a Berlino, una settimana dopo quella del premier Edi Rama, per consolidare l'appoggio tedesco alla candidatura all'adesione all'Unione Europea, in vista del Consiglio europeo di giugno. La conferenza del Partito Popolare Europeo sull'integrazione dei Balcani nell'UE.
Macedonia/Fyrom
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione favorevole all'integrazione della Macedonia nell'Unione Europea e nella Nato. La questione del nome ufficiale della repubblica ex jugoslava, che a causa del veto della Grecia, blocca l'adesione all'UE e all'Alleanza Atlantica, è entrata nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 13 aprile.
Kosovo
Fa discutere e provoca molte polemiche la proposta di istituire un Tribunale ad hoc per giudicare i crimini di guerra nella guerra del 1999 prima che il Parlamento sia sciolto per le elezioni anticipate ormai praticamente sicure ma la cui data non è stata ancora fissata ufficialmente.
Albania
La visita ufficiale del ministro degli Esteri Ditmir Bushati a Berlino, una settimana dopo quella del premier Edi Rama, per consolidare l'appoggio tedesco alla candidatura all'adesione all'Unione Europea, in vista del Consiglio europeo di giugno. La conferenza del Partito Popolare Europeo sull'integrazione dei Balcani nell'UE.
Macedonia/Fyrom
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una risoluzione favorevole all'integrazione della Macedonia nell'Unione Europea e nella Nato. La questione del nome ufficiale della repubblica ex jugoslava, che a causa del veto della Grecia, blocca l'adesione all'UE e all'Alleanza Atlantica, è entrata nella campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 13 aprile.
Kosovo
Fa discutere e provoca molte polemiche la proposta di istituire un Tribunale ad hoc per giudicare i crimini di guerra nella guerra del 1999 prima che il Parlamento sia sciolto per le elezioni anticipate ormai praticamente sicure ma la cui data non è stata ancora fissata ufficialmente.
PASSAGGIO IN ONDA
E' on-line la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 10 aprile 2014.
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Turchia: intervista a Emma Bonino sul terzo rapporto della Independent Commission on Turkey presentato a Istanbul il 7 aprile che, anche alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, dopo aver sottolineato gli errori europei e indicato le responsabilità turche per lo stallo nei negoziati, ribadisce con forza la necessità di rilanciare la prospettiva di adesione all'Unione Europea. Emma Bonino sottolinea, in particolare, il dovere delle classi politiche di andare oltre le contingenze quotidiane e avere una visione strategica a medio-lungo termine nella quale inquadrare il processo di adesione.
Macedonia: nella campagna per la presidenziali del 13 aprile entra la questione della disputa ultra ventennale con la Grecia sulla questione del nome ufficiale della repubblica ex jugoslava che blocca l'adesione di Skopje alla Unione Europea e alla Nato. Intanto il Congresso Usa vota una risoluzione a favore dell'adesione della Macedonia all'Alleanza Atlantica.
Albania: la visita a Berlino del ministro degli Esteri Ditmir Bushati una settimana dopo quella del premier Edi Rama per consolidare il sostegno tedesco per l'ottenimento della candidatura all'adesione all'Unione Europea al prossimo Consiglio europeo di giugno.
Kosovo: mentre il presidente serbo Tomislav Nikolic ribadisce il no al riconoscimento dell'indipendenza, a Pristina fa discutere la proposta di istituire un tribunale ad hoc sui crimini di guerra commessi dagli albanesi durante il conflitto del 1999 prima delle elezioni anticipate ormai sicure (anche se ancora non è stata fissata la data del voto).
Croazia: l'Adriatico nasconde forse importanti giacimenti di gas e petrolio e il governo di Zagabria, che non vuole lasciarsi sfuggire questa importante risorsa energetica ed economica, ha bandito la prima gara pubblica per appaltare le ricerche nei propri fondali.
Nella puntata si parla anche di una recente conferenza del Partito popolare europeo sul processo di integrazione europea dei Balcani.
Prosegue, infine, il viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia lungo la ex cortina di ferro per raccontare come è cambiata la fetta di Europa dove correva la frontiera tra il blocco sovietico e il "mondo libero" 25 anni dopo la caduta del muro di Berlino: dopo la capitale tedesca il viaggio prosegue verso sud, verso la Baviera, la Repubblica Ceca e l'Austria, attraverso le zone di boschi e colline dove la Nato riteneva avrebbero attaccato gli eserciti del Patto di Varsavia nel caso in cui la "guerra fredda" fosse diventata calda.
La trasmissione, realizzata con le corrispondenze di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
La trasmissione e' ascoltabile direttamente qui di seguito oppure sul sito di Radio Radicale.
Sommario della trasmissione
Turchia: intervista a Emma Bonino sul terzo rapporto della Independent Commission on Turkey presentato a Istanbul il 7 aprile che, anche alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, dopo aver sottolineato gli errori europei e indicato le responsabilità turche per lo stallo nei negoziati, ribadisce con forza la necessità di rilanciare la prospettiva di adesione all'Unione Europea. Emma Bonino sottolinea, in particolare, il dovere delle classi politiche di andare oltre le contingenze quotidiane e avere una visione strategica a medio-lungo termine nella quale inquadrare il processo di adesione.
Macedonia: nella campagna per la presidenziali del 13 aprile entra la questione della disputa ultra ventennale con la Grecia sulla questione del nome ufficiale della repubblica ex jugoslava che blocca l'adesione di Skopje alla Unione Europea e alla Nato. Intanto il Congresso Usa vota una risoluzione a favore dell'adesione della Macedonia all'Alleanza Atlantica.
Albania: la visita a Berlino del ministro degli Esteri Ditmir Bushati una settimana dopo quella del premier Edi Rama per consolidare il sostegno tedesco per l'ottenimento della candidatura all'adesione all'Unione Europea al prossimo Consiglio europeo di giugno.
Kosovo: mentre il presidente serbo Tomislav Nikolic ribadisce il no al riconoscimento dell'indipendenza, a Pristina fa discutere la proposta di istituire un tribunale ad hoc sui crimini di guerra commessi dagli albanesi durante il conflitto del 1999 prima delle elezioni anticipate ormai sicure (anche se ancora non è stata fissata la data del voto).
Croazia: l'Adriatico nasconde forse importanti giacimenti di gas e petrolio e il governo di Zagabria, che non vuole lasciarsi sfuggire questa importante risorsa energetica ed economica, ha bandito la prima gara pubblica per appaltare le ricerche nei propri fondali.
Nella puntata si parla anche di una recente conferenza del Partito popolare europeo sul processo di integrazione europea dei Balcani.
Prosegue, infine, il viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia lungo la ex cortina di ferro per raccontare come è cambiata la fetta di Europa dove correva la frontiera tra il blocco sovietico e il "mondo libero" 25 anni dopo la caduta del muro di Berlino: dopo la capitale tedesca il viaggio prosegue verso sud, verso la Baviera, la Repubblica Ceca e l'Austria, attraverso le zone di boschi e colline dove la Nato riteneva avrebbero attaccato gli eserciti del Patto di Varsavia nel caso in cui la "guerra fredda" fosse diventata calda.
La trasmissione, realizzata con le corrispondenze di Marina Szikora e Artur Nura, è ascoltabile direttamente qui
sabato 5 aprile 2014
UNICEF: NUOVO RAPPORTO SULLA CONDIZIONE DEI MINORI ROM NELL'EX JUGOSLAVIA
DAL SITO DI UNICEF ITALIA: Dati approfonditi sulla condizione dei bambini Rom in Serbia, Bosnia e
Macedonia: lo scarso accesso ai servizi di base ostacola l'inclusione
sociale, urgono politiche e fondi adeguati
Alla vigilia del terzo vertice della Commissione Europea sui Rom ("European Roma Summit") che si terrà domani, 4 aprile 2014, a Bruxelles, l’UNICEF lancia il rapporto "Realizing the Rights of Roma Children and Women" (Realizzare i diritti dei bambini e delle donne rom), che presenta dati su bambini e donne rom di Bosnia-Erzegovina, Macedonia (ex Repubblica Jugoslava) e Serbia.
L’UNICEF richiede ai governi europei di porre stabilmente i bambini al centro delle politiche di inclusione dei Rom.
In
tutta Europa sono stati fatti progressi per realizzare i diritti dei
bambini e delle bambine rom, ma come emerge dal rapporto dell’UNICEF,
ancora molti di essi devono affrontare povertà estrema, esclusione
sociale e forme di discriminazione.
«È tempo che i governi europei traducano in realtà i propri impegni per i minori rom», dichiara Marie-Pierre Poirier,
Direttore UNICEF per l’Europa Centrale e Orientale e per la
Confederazione Stati Indipendenti (CSI). Porier ha sottolineato come
quest’anno - in cui cade il 25° anniversario della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza -
sia l’occasione per valutare cosa è stato fatto e cosa resta ancora da
fare nel cammino verso la realizzazione dei diritti dei bambini Rom.
«Le
promesse ora devono trasformarsi in politiche sociali, e in risorse
economiche per raggiungere direttamente i bambini rom, così che essi
possano sviluppare il loro pieno potenziale. Una delle prime priorità
dovrebbe essere raccogliere dati disaggregati sui bambini. Più dati
avremo a disposizione, migliori saranno le politiche e i controlli a
livello centrale e locale» ha aggiunto Poirier.
Bosnia-Erzegovina, Macedonia e Serbia sono stati tra i primi Stati a raccogliere e a pubblicare dati disaggregati sui bambini rom. «Apprezziamo queste coraggiose iniziative e chiediamo agli altri governi di seguire quest’esempio», ha aggiunto il Direttore regionale dell'UNICEF.
L’UNICEF
raccomanda che venga data priorità agli investimenti per i bambini e i
ragazzi quale contributo necessario per una maggiore coesione sociale e
uno sviluppo sostenibile in Europa, in linea con quanto sancito nella “Strategia 2020 per l‘Europa”.
Rom, tra diritti ed esclusione: i dati principali del rapporto
Malnutrizione: nei primi anni di vita, la percentuale di bambini in Bosnia-Erzegovina che risultano troppo bassi per la propria età (stunting) è di 1 su 5 fra i Rom, il doppio rispetto alla media nazionale (1 su 10).
La percentuale dei bambini rom tra i 6 e i 23 mesi che usufruiscono di un numero minimo di pasti regolari al giorno
è più bassa della media nazionale: 60% dei bambini rom in Bosnia
Erzegovina (rispetto al 72% dei non rom) e il 72% in Serbia (rispetto
alla media nazionale dell'84%).
In tutti e tre i paesi esaminati, i bambini rom hanno molte più probabilità di nascere sottopeso
rispetto agli altri bambini. I bambini rom sotto i 5 anni hanno più
probabilità degli altri di crescere sottopeso e di soffrire di
malnutrizione acuta o cronica.
In Serbia, solo l’8% dei bambini rom tra i 3 e i 4 anni riceve un’istruzione pre-scolare rispetto al 44% degli altri bambini.
In Serbia, i genitori rom che hanno un’istruzione secondaria o superiore, hanno il doppio delle probabilità di prendersi cura responsabilmente dei figli, rispetto
a genitori che non sono mai andati a scuola. Quando i genitori sono più
istruiti, sono anche più coinvolti nella crescita dei propri figli, con
effetti positivi sulla sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo dei
bambini.
In Macedonia, il 35% delle ragazze rom frequenta la scuola secondaria, rispetto alla media nazionale dell'84%.
Nei 3 paesi considerati, le famiglie rom hanno meno probabilità di avere servizi igienici o un luogo idoneo per lavarsi le mani, e più probabilità di usare legna per cucinare rispetto alla media nazionale.
Le madri rom che affermano di aver registrato i figli all'anagrafe, ma di non essere in grado di esibire un certificato di nascita sono il 20% in Bosnia-Erzegovina e il 35% in Macedonia e Serbia.
Matrimoni precoci: il
15-16% delle donne rom di età compresa tra i 15 e i 49 anni in
Bosnia-Erzegovina e in Serbia, e il 12% di quelle in Macedonia, si sono sposate prima dei 15 anni:
tassi enormemente superiori rispetto all'analogo dato medio nazionale
(1%). Metà delle donne rom di età compresa tra 20 e 24 anni si sono sposate prima dei 18 anni in tutti e tre i paesi (cinque volte più della media nazionale).
Gravidanze precoci: il 40% delle ragazze rom tra 15 e 19 anni
in Serbia ha partorito o è rimasta incinta, rispetto al 4% delle
ragazze non Rom. Il tasso di gravidanze precoci è del 31% fra le giovani
rom in Bosnia-Erzegovina e del 18% in Macedonia.
In Macedonia e Serbia 4 bambini rom su 5 subiscono punizioni corporali rispetto
a circa il 70% tra i non Rom, mentre in Bosnia-Erzegovina i livelli
sono inferiori al 60% per entrambi i gruppi di riferimento. In tutti e
tre i paesi, fra i Rom, i maschi subiscono più spesso punizioni
corporali rispetto alle ragazze.
In tutti e tre i paesi esaminati, la percentuale di neonati allattati al seno entro un'ora dalla nascita è
più bassa di quanto sarebbe auspicabile, ma è comunque superiore fra i
Rom che non fra i non Rom: riguarda la metà dei neonati rom in
Bosnia-Erzegovina, il 39% in Macedonia, il 10% in Serbia.
Anche i tassi di allattamento al seno fino a uno o due anni di vita risultano più alti tra i bambini rom in tutti e tre i paesi, rispetto agli altri bambini. In Bosnia-Erzegovina la quota di bambini che sono allattati al seno adeguatamente rispetto alla loro età sono il 40% fra i Rom rispetto alla media nazionale del 18%; in Macedonia il tasso è del 43% fra i Rom rispetto al 22% nazionale.
Anche i tassi di allattamento al seno fino a uno o due anni di vita risultano più alti tra i bambini rom in tutti e tre i paesi, rispetto agli altri bambini. In Bosnia-Erzegovina la quota di bambini che sono allattati al seno adeguatamente rispetto alla loro età sono il 40% fra i Rom rispetto alla media nazionale del 18%; in Macedonia il tasso è del 43% fra i Rom rispetto al 22% nazionale.
venerdì 4 aprile 2014
E' INIZIATO IL VIAGGIO LUNGO LA EX CORTINA DI FERRO
E' iniziato il viaggio di Matteo Tacconi e Ignacio Maria
Coccia lungo la ex “cortina di ferro”, dal Baltico all'Adriatico, per scoprire come è
cambiata questa parte di Europa 25 anni dopo la caduta del muro di
Berlino.
Matteo Tacconi, in questa seconda intervista per Radio Radicale dopo quella di presentazione del viaggio, racconta di Lubecca, l'unica città della Germania
ovest che toccava fisicamente la frontiera con la Germania est e la
cortina di ferro e
dove il centro storico ancora racconta i tempi gloriosi della Lega
Anseatica. Lì c'è Schlutup, il sobborgo dove sorgeva la più settentrionale
delle dogane disposte lungo la frontiera tra le due Germanie. Sul fiume Trave, c'è
Travemunde, località di villeggiatura dove il primo tratto di cortina segnava il confine tedesco-tedesco. Poi ancora, il Checkpoint Alpha, il principale valico di
frontiera fra le due Germanie, e la Berlino di oggi dove, da
Potsdammerplatz alla campagna del Brandeburgo, le memoria del muro ha
accompagnato i grandi cambiamenti che la città ha vissuto nell'ultimo
quarto di secolo.
Ascolta qui l'intervista
Il sito ufficiale del viaggio
Foto Ignacio Maria Coccia |
Ascolta qui l'intervista
Il sito ufficiale del viaggio