giovedì 7 aprile 2011

KOSOVO: UNA DONNA ALLA PRESIDENZA

Atifete Jahjaga
Il Kosovo avrà una donna come presidente. Ieri, in tarda serata, il premier Hashim Thaci ha annunciato la positiva conclusione della trattativa che ha messo fine alla crisi aperta dalla decisione della Corte costituzionale, che la scorsa settimana aveva invalidato l'elezione di Behgjet Pacolli, scongiurando anche il rischio di elezioni anticipate. Il compromesso è stato trovato sul nome di Atifete Jahjaga, attuale vicecapo della polizia. L'intesa tra il Partito Democratico del Kosovo (Pdk) del premier Thaci, l'Alleanza per nuovo Kosovo (Akr) di Pacolli e la Lega Democratica del Kosovo (Ldk) guidata dal sindaco di Pristina, Isa Mustafa, prevede inoltre alcune riforme costituzionali e una riforma della legge elettorale.

Il presidente del Parlamento, Jakup Krasniqi, nominato capo dello Stato ad interim, nei giorni scorsi aveva avviato le consultazioni per trovare un accordo sull'elezione di un nuovo capo di stato ed evitare il ricorso a nuove elezioni anticipate, a soli quattro mesi dalle legislative dello scorso dicembre, provocate dalla crisi di governo aperta dalla rottura della coalizione tra Pdk e Ldk dopo che l'allora capo della stato, Fatmir Sejdiu, era stato anche lui costretto alle dimissioni per incompatibilità con il suo ruolo di leader dell'Ldk. L'obiettivo di Krasniqi era quello di trovare l'intesa su una candidatura gradita alla maggioranza ma anche all'opposizione, contraria ad affidare la presidenza della repubblica a Pacolli, leader di un partito che vale solo l'8% ma che aveva fatto della presidenza la merce di scambio per l'appoggio al governo del premier Hashim Thaci.

L'accordo sulla presidenza a molti però non è piaciuto, soprattutto ai partiti di opposizione rimasti esclusi dalle consultazioni e che parlano apertamente di "Dell-ocracy", dal nome del vero regista dell'intesa, ovvero l'ambasciatore americano Christopher Dell. E' con la sua mediazione e alla sua presenza, infatti, che Thaci, Pacolli e Mustafa hanno siglato il memorandum d'intesa che ha allontanato la crisi, indicando la Jahjaga come presidente e prevedendo alcune riforme costituzionali per arrivare entro un anno e mezzo all'elezione diretta del presidente della Repubblica e alla convocazione di nuove elezioni legislative ed amministrative nel 2013.

L'accordo appare assai vantaggioso per il premier Hashim Thaci che, nonostante le pesanti ombre sul suo passato, resta ancora "il prescelto" di Washington, in nome della stabilità politica del paese: da una parte perché ridimensiona il ruolo di Pacolli, e dall'altro perché esso ha provocato una spaccatura nell'opposizione. Mustafa è considerato, infatti, una specie di traditore dai “colleghi” dell'opposizione, l'Akk dell'ex premier Ramush Haradinaj, e il movimento Vetevendosje (Autodeterminazione) di Albin Kurti, che si oppone nettamente a qualunque tipo di ingerenza della Comunità internazionale in Kosovo. Vetevendosje contesta la nuova presidente, perché "scelta personalmente dall'ambasciatore Usa, non saprà più dire un 'no' agli internazionali".

L'impressione, dunque, è che il quadro politico complessivo del Kosovo resti tutt'ora sotto tutela e alquanto instabile mentre invece avrebbe bisogno di consolidarsi per affrontare due questioni cruciali: il negoziato con la Serbia, per risolvere la questione del Nord del Kosovo in cui la maggioranza serba si rifiuta di riconoscere l'autorità di Pristina, e le gravissime accuse contenute nel “dossier Marti” del Consiglio d'Europa contro il premier Thaci, le quali, fino a quando non saranno chiarite, costituiscono una macchia sull'immagine internazionale del Kosovo e un ostacolo sul suo pieno ingresso nella comunità internazionale.

5 commenti:

  1. Era la soluzione migliore Roberto. Bisogna complimentare la politica kosovara e far imparare da loro. almeno a Tirana!

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  2. Parlando in maniera realistica, non c'è dubbio che fosse la migliore soluzione possibile per evitare una crisi politica che non servirebbe a nessuno.
    Restano però i problemi: e sta ora ai politici kosovari dimostrare di volerli risolvere mostrando altrettanto realismo, sia nei rapporti con la Serbia, sia nella questione del "Dossier Marty".

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  3. appunto! Come detto anche nella mia corrispondenza in diretta su Radio Radicale, sono queste sfide che hanno bisogno di più stabilita politica e principalmente direi l'economia. Per quanto riguarda il "Dossier Marty" si sono dimostrati tutti disponibili da queste parti: sia in Kosovo che in Albania! La parte che non risponde mai adeguatamente alla Giustizia Internazionale, e' sempre stato Belgrado! I latitanti sono soltanto da quelle pati! Ramush Haradinaj sta all'Aja, invece l'ex ministro Fatmir Limaj si e' dimostrato disponibile! Bisogna poi per forza non confondere l'aggressore con la vittima!

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  4. parole sante artur !
    le faccio tutte mie !
    l'uck ha ammazzato piu' albanesi che serbi e continuiamo a metterli a comandare e parliamo anche di collaborazione !
    mi sembra di stare tra la mafia italiana
    tuuti bravi ragazzi !

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